Emily Dickinson, la poesia come possibilità

COMMENTO DI BIANCA SORRENTINO

Margine, silenzio, ellissi: ecco le parole chiave tradizionalmente associate alla produzione letteraria – e alla vicenda esistenziale, che la rispecchia – di Emily Dickinson. Eppure, la lettura attenta dei suoi versi rivela una tensione costante verso ciò che non conosce confini: il microcosmo della stanza entro la quale la scrittrice sceglie di vivere i suoi ultimi anni è lo spazio privilegiato dal quale è possibile osservare le ambiguità del mondo e restituirle sulla pagina attraverso una lingua che, al contrario, risplende nella sua trasparenza. Nelle pause del respiro, nella sincope che caratterizza il metro, Emily Dickinson impara a evadere dalla prigionia della prosa e a proiettarsi verso una possibilità altra, verso una dimora che può essere abitata anche da chi non sa stare ferma – da chi ha imparato a dire la verità, ma a dirla obliqua, perché “il vero deve abbagliare per gradi”. È questa la sua “lettera al mondo”.

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They shut me up in Prose –
As when a little Girl
They put me in the Closet –
Because they liked me “still” –

Still! Could themself have peeped –
And seen my Brain – go round –
They might as wise have lodged a Bird
For Treason – in the Pound –

Himself has but to will
And easy as a Star
Look down upon Captivity –
And laugh – No more have I –

Mi chiudono nella prosa –
come quando, da piccola
mi mettevano nello stanzino –
perché mi volevano “ferma” –

Ferma! Avessero potuto spiare –
e vedermi il cervello – frullare –
tanto valeva confinare un uccello
per tradimento – in un recinto –

A lui basta volerlo
e libero come una stella
guarda dall’alto la prigione –
e ride – come ho fatto io –

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I dwell in Possibility –
A fairer House than Prose –
More numerous of Windows –
Superior – for Doors –

Of Chambers as the Cedars –
Impregnable of Eye –
And for an Everlasting Roof
The Gambrels of the Sky –

Of Visitors – the fairest –
For Occupation – This –
The spreading wide my narrow Hands
To gather Paradise –

Abito la possibilità –
casa più bella della prosa –
più ricca di finestre –
superiore – quanto a porte –

Ha camere come cedri –
impenetrabili all’occhio –
e per tetto perenne
le volte del cielo –

Come ospiti – i più belli –
e come occupazione – questa –
spalancare le mie mani magre
e accogliere il paradiso –

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Tell all the truth but tell it slant –
Success in Circuit lies
Too bright for our infirm Delight
The Truth’s superb surprise
As Lightning to the Children eased
With explanation kind
The Truth must dazzle gradually
Or every man be blind –

Di’ tutta la verità, ma dilla obliqua –
la via curva vince
splende troppo per la nostra malferma delizia
la superba sorpresa del vero
come un fulmine chiarito ai bimbi
con spiegazioni dolci
il vero deve abbagliare per gradi
o tutti sarebbero ciechi –

Emily Dickinson nella traduzione di Andrea Sirotti, da La mia lettera al mondo (Interno Poesia, 2019)

Emily Dickinson (1830-1886), poetessa americana tra le più amate, considerata tra i più grandi lirici moderni, ha trascorso l’intera esistenza a Amherst, nel Massachusetts, isolandosi volontariamente, nella propria stanza, durante gli ultimi anni della sua esistenza. Non ha mai pubblicato in vita alcun volume, tranne 7 poesie su riviste. Il lascito di 1775 componimenti poetici, pubblicati dopo la morte, ha sancito nel corso del tempo l’assoluta grandezza e unicità di questa poetessa. Il volume “La mia lettera al mondo”, di recente pubblicazione per i tipi di Interno Poesia, è a cura di Andrea Sirotti.

3 pensieri su “Emily Dickinson, la poesia come possibilità

  1. Poesia, questa della Dickinson, eterna, solenne, sublime come un raggio di sole. Poesia tenera, delicata, lascia il segno di un animo nobile, penetrante. Non si può definire la grandiosità di alcuni versi della Dickinson. Poesia che somiglia alla preghiera, all’incedere delle ombre. Ma è sfiorata da una luce smagliante. Accoglie i colori del crepuscolo e dell’alba, rifugiandosi nel cavo dell’anima quando splende la luce. Poesia che parla di immensità e di piccolissime cose, poesia immortale.

  2. So che Emily Dickinson è stata vicino alle porte dell’oscurità e ha saputo raggiungere il suo cielo, pieno di fiori e d’amore per la creazione. Scrivere poesia è credere nell’esistenza.e lei aveva hisofno di preservare il suo tesoro donato che era la inquietudine della parola poetica. Essere lettrice di questa grande poetessa è una vasta eredità.

  3. So che Emily Dickinson è stata vicino alle porte dell’oscurità e ha saputo raggiungere il suo cielo con i suoi manoscritti, uno spazio pieno di fiori e d’amore per la creazione. Scrivere poesia è credere nell’esistenza, e lei aveva il compito di preservare il suo tesoro donato, che era la inquietudine della parola poetica. Essere lettrice di questa grande poetessa è una vasta eredità della poesia.ErikaReginato

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