Philip Morre, da “Istantanea di ippopotamo con banane”

Philip Morre

The Tarboosh

The tarboosh, she was saying, appears
not to evolve, and tapping the desk
with her pointer, she summons a slide,
which indeed figures all-but-identical
truncated cones tagged with disparate
dates while back of her podium
tall windows give onto a wide canal
where bareheaded boys call crudely
as our hold on Coptic hatwear accrues.
So it goes: the world is coevally
tamed and eludes. We are diligent
deploying our charming bastions of fact
but the street-cries intrude, refuse to be
marginal glosses, barge in on our act.

Il tarbush

Il tarbush, diceva lei, pare
​non evolversi, e toccando la scrivania
​con la bacchetta, proietta una slide,
​che infatti mostra coni troncati
​quasi identici con date diverse
​mentre dietro al suo podio
​finestre alte danno su un ampio canale
​dove ragazzini a testa nuda
​gridano sguaiati
​mentre la nostra padronanza
​del copricapo copto si accumula.
​Così va il mondo: allo stesso tempo
​acquiescente e sfuggente. Con diligenza
​schieriamo i nostri bei bastioni di fatti
​ma le grida di strada si intromettono,
​rifiutano di essere note marginali,
​irrompono nei nostri atti.

Fly Virgin
​                        for Vincenzo Lavenia

Hard to guess what the marchigiano thought,
looking up from his tillage to observe
the Holy House banking for a landing
after the short flight from Fiume.
That was 1294, but Gatti caught
(somewhat later) the cabana mid-swerve
down the littoral under tender handling:
I have his picture here in front of me
(courtesy of Google Images).
The lefthand girl-angel is watching out
where she sets her foot, but both malakhim
might be shifting their sofas about
for all the fuss they are making
– a far cry from the scrimmages
Tiepolo crammed into that bombed ceiling
for the Scalzi, but understatement
wasn’t his way – nor Bramante’s, to judge
from the heavy horror they’ve cased
the humble House in: toothpaste congealing.
How is it John Wesley’s ‘plain raiment’
so eludes Mother Church? Impetuous urge
for marble, or itch for the unchaste?
​At this distance there’s no knowing
what Jesus would make of St Peter’s:
reluctant either to join us or beat us
– you can’t drive the temple from the temple –
might he too wonder at the dressy apparel
and turn back to his ploughing?

Vola Virgin
                         per Vincenzo Lavenia

Difficile immaginare cos’abbia pensato il marchigiano
che alzò gli occhi dalla sua aratura per osservare
la Santa Casa inclinarsi per l’atterraggio
dopo il breve volo da Fiume.
Era il 1294, ma Gatti colse
(un po’ più tardi) la casetta che sterzava
lungo il litorale in mani accorte.
Ho il suo quadro di fronte a me
(grazie a Google Immagini).
L’angioletta di sinistra sta attenta a
dove mette il piede, ma i due malakhim
farebbero lo stesso sforzo
se sollevassero un divano
– una bella differenza dalle risse
che Tiepolo stipò nel soffitto bombardato
degli Scalzi, ma l’understatement
non era il suo stile – né del Bramante, a giudicare
dal solenne orrore in cui hanno racchiuso
l’umile Casa: dentifricio solidificato.
Come mai il ‘semplice abito’ di John Wesley
sfugge tanto a Madre Chiesa? Irruente urgenza
per il marmo, o smania per ciò che casto non è?
​Dopo tanto tempo, è impossibile sapere
cosa ne farebbe Gesù della Basilica di San Pietro:
riluttante sia a essere con noi sia contro di noi
– non puoi cacciare il tempio dal tempio –
si stupirebbe anche lui delle vesti sfarzose
e tornerebbe ad arare?

Happy Hour

My throwing open the long windows
has tripped a dissipation of lizards;
I stand in the furious sunlight
and think suddenly of you
in your chillier country, even now
looking up with your hands in the sink
at the tangled crab-apples
in your dark kitchen garden
where we sat last summer
an hour on the peeling bench
before your husband came in.

Like two tall glasses clicking
with ice-cubes, let’s imagine
our minds reach out and chink.

Happy hour

Spalanco la portafinestra
e provoco un fuggi-fuggi di lucertole;
resto in questa luce furiosa
e d’un tratto ti penso
nel tuo paese freddo, proprio ora
mentre, le mani nel lavello,
alzi gli occhi al groviglio
di mele selvatiche
nel tuo orto buio
dove sedemmo l’estate scorsa
un’ora sulla panchina scrostata
prima che arrivasse tuo marito.

Come due calici tintinnanti
di cubetti di ghiaccio, supponiamo
che le nostre anime si accostino
e rintocchino.

Best Beloved

A star-filled night, shall we say, in October:
Antinous is tipped or tips into the Nile.
Not much to go on but that he drowned:
investigative journalism, that year,
was in its infancy, and no body found.
Whispers persisted of sacrifice:
what thou lovest best . . . and the frail
emperor, if so, bought an eight-year amnesty
– plus numberless statues, a clutch
of twenty, the word is, at his own dacha.
Did he ache to see his boy in every niche
redivivus? Or were they stock to shift
onto departing friends: have one of these
for your patio! – and careers made with the gift?

Amatissimo

Una notte stellata, diciamo, in ottobre:
Antinoo vien buttato o si butta nel Nilo.
Non resta molto da dire se non che annegò:
il giornalismo investigativo, quell’anno,
era agli albori, e il corpo non fu trovato.
Si continuò a sussurrare di sacrificio:
ciò che ami di più … e il fragile imperatore,
se così fu, ottenne un’amnistia di otto anni
– e in più numerose statue, una partita
di venti, si dice, alla sua dacia.
Smaniava di vedere il suo boy in ogni nicchia
redivivus? O era merce da rifilare bensì
agli amici che si congedavano: prendine una
per il tuo patio! – e quante carriere costruite così?

“Istantanea di ippopotamo con banane”, Philip Morre, (Snapshot of Hippo with Bananas) cura e traduzione di Giorgia Sensi, prefazione di Patrick McGuinness, Interno Poesia Editore, 2019

Philip Morre è nato a Londra ma ha vissuto in Italia per gran parte della sua vita adulta, da ultimo a Venezia, dove per dieci anni ha tenuto una libreria di libri usati nel Ghetto. Ora lavora come traduttore.
Ha pubblicato diversi pamphlet, in particolare si citano After Fra Angelico e altre poesie (la spina editrice, 2009); Here’s to the Home Country (Rack Press, 2010), e una intera raccolta The Sadness of Animals (San Marco Press, 2012).

Giorgia Sensi è traduttrice free lance. Ha tradotto fiction, non-fiction e soprattutto poesia. Tra i poeti da lei tradotti si segnalano in particolare: Carol Ann Duffy, Kate Clanchy, Jackie Kay, Vicki Feaver, Eavan Boland, Liz Lochhead, Margaret Atwood, Patrick McGuinness, John Barnie, Gillian Clarke. La raccolta da lei curata e tradotta, La casa sull’albero, Kathleen Jamie, Ladolfi Editore, 2016, ha vinto il Premio Marazza 2017 per la traduzione poetica. Sue pubblicazioni nel 2018:
La compagnia più bella, Kathleen Jamie, Medusa Editore; Scrutare gli orizzonti, Kathleen Jamie, narrativa di viaggio, Luciana Tufani Editrice; una raccolta di poemetti di Natale di Carol Ann Duffy,Un Natale inglese, con Andrea Sirotti, Le Lettere. Sue pubblicazioni nel 2019: Déjà-vu, poesie scelte di Patrick McGuinness, IP Editore, Falco e ombra, antologia di poesie e prose di Kathleen Jamie, IP Editore; La testa di Shakila, poesie e prose di Kate Clanchy, Lietocolle-gialla oro; 8 poesie di Jenny Mitchell per la rivista Versodove, n. 21; Istantanea di ippopotamo con banane e altre poesie, Philip Morre, IP.

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