The stone is a mirror which works poorly. Nothing in it
but dimness. Your dimness or its dimness, who’s to say? In
the hush your heart sounds like a black cricket.
La pietra è uno specchio guasto. In essa nulla se non pe-
nombra. La tua penombra o la sua, chi lo sa? Nel silenzio as-
soluto il tuo cuore ha il suono di un grillo nero.
Everything’s foreseeable. Everything has already been
foreseen. What has been fated cannot be avoided. Even this
boiled potato. This fork. This chunk of dark bread. This
thought too…
My grandmother sweeping the sidewalk knows that. She
says there’s no god, only an eye here and there that seen
clearly. The neighbors are too busy watching TV to burn
her as a witch.
Tutto è prevedibile. Tutto è già stato previsto. Quello che
è nel destino non lo si può evitare. Nemmeno questa patata
lessa. Questa forchetta. Questo tozzo di pane nero. Nemme-
no questo pensiero…
Nonna che spazza il marciapiedi lo sa. Dice che non c’è
nessun dio, solo un occhio qui e là che ci vede chiaro. I vi-
cini sono troppo distratti dalla TV per metterla al rogo co-
me strega.
Charles Simic, nato a Belgrado nel 1938 e trasferitosi negli Stati Uniti a sedici anni, è tra gli scrittori più significativi del secondo Novecento. Poeta, saggista e traduttore, ha vinto nel 1990 il Premio Pulitzer con Il mondo non finisce. Professore emerito di Letteratura americana all’Università di New Hampshire, molti dei suoi lavori sono stati tradotti e pubblicati in Italia da Adelphi (“Hotel insonnia”, 2002; “Club midnight”, 2008; “Il mostro ama il suo labirinto”, 2012; “La vita delle immagini”, 2017) e da Donzelli, “Il mondo non finisce, 2001”.
La scelta dei testi qui selezionati è a cura di Emanuele Franceschetti