Dylan Thomas, due poesie

Dylan Thomas nella traduzione di Maria Borio

Nel mio mestiere o nella mia scontrosa arte…

Nel mio mestiere o nella mia scontrosa arte
Allenata nella notte silenziosa
Quando solo la luna infuria
E gli amanti stesi nel letto
Con tutte le loro pene fra le braccia
Io mi affatico per una luce che canta
Non per ambizione o per pane
Né per mostrarmi e vender fascino
Sui palcoscenici d’avorio,
Ma per il comune salario
Del loro cuore più segreto.

Non per il superbo che s’allontana
Dalla luna che infuria io scrivo
Su questi spruzzi di pagine
Né per i morti che svettano
Con i loro usignoli e i loro salmi,
Ma per gli amanti, le loro braccia
Intorno ai dolori degli anni,
Che non pagano preghiere o salario
E non si curano del mio mestiere o arte.

Traduzione di Maria Borio

*
In my craft or sullen art…

In my craft or sullen art
Exercised in the still night
When only the moon rages
And the lovers lie abed
With all their griefs in their arms
I labour by singing light
Not for ambition or bread
Or the strut and trade of charms
On the ivory stages
But for the common wages
Of their most secret heart.

Not for the proud man apart
From the raging moon I write
On these spindrift pages
Nor for the towering dead
With their nightingales and psalms
But for the lovers, their arms
Round the griefs of the ages,
Who pay no praise or wages
Nor heed my craft or art

*

Rifiuto di piangere la morte tra le fiamme di una bambina di Londra

Mai finché il genere umano
Uccello bestia e fiore
Generando e tutto umiliando il buio non dirà
Con il silenzio l’ultima luce che irrompe
E l’ora immobile
Sarà giunta dal mare che rotola nei finimenti

E io dovrò entrare ancora nella sferica
Sion della perla d’acqua
E nella sinagoga della pannocchia
Mai lascerò pregare l’ombra di un suono
O spargere il mio seme di sale
Nella stretta valle di un saio per piangere

La maestà e le fiamme della morte della bambina.
Io non ucciderò
Il genere umano del suo andarsene con una grave verità
Né bestemmierò la via crucis del respiro
Con un’altra
Elegia di innocenza e giovinezza.

Profonda con i primi morti giace la figlia di Londra,
Vestita degli amici,
I chicchi del grano oltre l’età, le scure vene di sua madre,
Segreta presso l’acqua senza pianto
Del Tamigi che cavalca.
Dopo la prima morte, non ce n’è un’altra.

Traduzione di Maria Borio

*
A Refusal To Mourn The Death, By Fire, Of A Child In London

Never until the mankind making
Bird beast and flower
Fathering and all humbling darkness
Tells with silence the last light breaking
And the still hour
Is come of the sea tumbling in harness

And I must enter again the round
Zion of the water bead
And the synagogue of the ear of corn
Shall I let pray the shadow of a sound
Or sow my salt seed
In the least valley of sackcloth to mourn

The majesty and burning of the child’s death.
I shall not murder
The mankind of her going with a grave truth
Nor blaspheme down the stations of the breath
With any further
Elegy of innocence and youth.

Deep with the first dead lies London’s daughter,
Robed in the long friends,
The grains beyond age, the dark veins of her mother,
Secret by the unmourning water
Of the riding Thames.
After the first death, there is no other.

Dylan Thomas (Swansea, 27 ottobre 1914 – New York, 9 novembre 1953) è stato un poeta, scrittore e drammaturgo gallese. Nel corso di una vita straordinariamente intensa, per quanto breve, Dylan Thomas ha scritto poesie, saggi, sceneggiature, racconti (molti a sfondo autobiografico) e un dramma teatrale dal titolo Sotto il bosco di latte la cui versione radiofonica ha vinto il Prix Italia nel 1954. Figlio di un professore della grammar school di Swansea, Dylan Thomas mostra sin dall’infanzia i segni di una vocazione sicura. A soli vent’anni scuote l’ambiente letterario londinese con Diciotto poesie (Eighteen poems, 1934), nel quale afferma lo stile di una poesia naturale e istintiva, per quanto pervasa da un’inquietudine oscura.
Insieme a un gruppo di giovanissimi poeti e scrittori, s’impone come alfiere di un cosiddetto “nuovo romanticismo”, sorto in reazione all’intellettualismo e al classicismo di cui erano accusati Auden, e i poeti del suo gruppo. Al 1936 risalgono le Venticinque poesie (Twenty-five poems), cui seguono Il mondo che respiro (The world I breathe, 1939), e La mappa d’amore (The map of love, 1939) che comprende liriche e prose. Il libro che raccoglie le sue poesia più note è Morti e ingressi (Deaths and entrances,1946). Le varie raccolte di poesie apparse tra il 1934 e il 1952 sono state poi ripubblicate nel volume Poesie scelte 1934-1952 (Collected poems 1934-1952, 1952).Poco prima della morte pubblica Il medico e i diavoli (The doctor and the devils, 1953).

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