Maria Grazia Calandrone, “Giardino della gioia”

Il 10 settembre sarà nelle librerie italiane il nuovo libro di Maria Grazia Calandrone “Giardino della gioia” pubblicato nella collana Lo Specchio Mondadori. Vi diamo qui anticipazione di alcuni testi contenuti nel libro.

ESTRATTI

la tua mano odorava di muro di mattoni e di fiato passato nella canna del flauto nella lana del vello
nero, tra i fili fibrosi dell’erba
e la schiuma dell’argine che soverchia i sassi

*

da che centro remoto io ti saluto, assente più dei morti, mentre la prima luce
si intride di tutto ciò che tocca
e il sole diventa
capra, sasso, papavero e ginestra
sulle argille bianche
e altrove, nel carnevale barbaro del mare

*

bacino di fanghi rossi sulla falda ampia, che sommuove il canale di scolo delle saline
in diaspro e manganese e tu respiri
sepolta nel mio cuore incombustibile
e com’è vero questo non finire

*

ma in fondo a cosa serve volersi bene?
e che dobbiamo fare, rattoppiamo le perdite

*

la colata selvaggia del glicine
tra i due fuochi di scisto e la macchia mediterranea, lacrima contronatura della terra
dove la terra manda una musica bianco ghiaccio, una musica [d’ossa e ferrocromo, dato sovrasensibile
che fa di questa collettiva biografia umana una prova d’amore da seppellire

*

nessuna fiamma che divampa è uguale a un’altra fiamma
la gioia non si nutre di ripetizioni
invece non è morto quasi niente, la terra è stata bonificata
[dal fuoco, e tutto quello che è sopravvissuto tra i rami ossificati
svetta

e, nei quartieri lucidi di pioggia
traversati dai treni della notte, i bozzoli del fuoco nella cenere

*

sapremo dopo l’inverno
se anche quello che ora sembra morto ha soltanto imparato un’altra lingua
lingua di rupe e silenzio con capre

*

la terra era reale
e noi, che un tempo siamo stati loro e noi, che un tempo siamo stati scaglia di pesce e rondine sull’acqua e acqua piovuta
sulla realtà

*

alla fine del viaggio
diventeremo ai nostri stessi occhi moltitudine

 

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