Da “Proclama sul fascino”

Dario Bellezza / Credits photo Dino Ignani

Dario Bellezza, due poesie da Proclama sul fascino (Mondadori, 1996)*

Ti aspetto col buio, nel buio.
E se la tregua convince le bellezze
davanti a me – nel letto sfatto
saranno – o come presente
il cuore vandalo verso la fine
trova la tregua al nascere
e al morire – sintassi estrema
prima di morire, morire.
Unica parola vietata, sincope,
deragliata, la fine, di tutto…

*

Penso alla vita trasparente
e severa di mattina alzando
le ossa nel cuore
crepato dall’ansia; e potrei
morire disgregato, addormentarmi
precipitare nel vuoto della Peste,
continuando a macerare i giorni
passivo ospite di un corpo.
Finora ho vissuto, bene o male,
non importa, né mi rassegna
l’eventualità livida
di non chiudere la porta
al vento del domani.

Ma forse la vita
attenta ad una incolume
saggezza, invece che crescere
verso uno sterminato abisso
in cui sempre più sprofonda –
lucente solitudine
che non si placa. Sarò vecchio
e insano fino alla soglia del Mai.

Dario Bellezza (Roma 1944 – Roma 1996), la cui scoperta iniziale (Invettive e licenze, 1971, è il suo esordio poetico) si deve soprattutto a Pier Paolo Pasolini, che ne riconosce l’evidente talento, ha percorso un’intensa e dolorosa vicenda in cui l’esperienza biografica permea di sé e ‘significa’ forse la sua intera opera. Poeta e narratore, si è anche dedicato alla traduzione (il lavoro su Rimbaud, tra l’altro, è testimone di una evidente prossimità avvertita da Bellezza col poeta francese). La raccolta completa delle poesie, a cura di Roberto Deidier, è uscita nel 2015 per la collana Oscar Mondador

La scelta delle poesie di Dario Bellezza è a cura di Emanuele Franceschetti

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