Maurizio Cucchi, la potenza della lingua

Con il patrocinio di Corte Micina, Associazione Culturale –

 

I poeti dello Specchio

Presentazione a Roma, alla Casa delle Letterature, di SINDROME DEL DISTACCO E TREGUA, (Mondadori 2019),  del nuovo libro di poesie di uno dei massimi poeti contemporanei, Maurizio Cucchi.

La poesia di Maurizio Cucchi

Sindrome del distacco e tregua è un’opera essenziale, in cui convogliano tutte le tematiche della poesia di Cucchi: la ricerca dell’identità, la necessità del rapporto diretto con la quotidianità, la tematica del viaggio inteso come percorso di conoscenza,  il superamento dei generi letterari, poesia-prosa.

Il linguaggio

Chiunque conosca la poesia di Maurizio Cucchi sa quanto sia fondamentale per questo autore, l’uso della lingua. In questa raccolta, in particolare, la voce del poeta è ustionata e, al tempo stesso, fierissima e acuta. E’ una la lingua potente, che deflagra al contatto abrasivo con la materia, spietata e irriducibile, e oppone resistenza alla biografia, alla faglia interiore e perpetua della perdita.

(Luigia Sorrentino)

VEDI QUI CONVERSAZIONE CON MAURIZIO CUCCHI

IL PENITENTE DI PRYP’JAT

Il campo era un immenso cortile di pietra.
Su quello stesso campo, insieme, si giocavano cento partite diverse, ma per tutti, ormai, era cosa normale.
Dell’Acqua, però, giocatore di un’altra partita, calciò con un ghigno vile lontano il mio pallone e io cadevo vicino alle colonne dov’erano i portieri.
Mi trovai per la prima volta senza timore a dribblare coi grandi sulla spiaggia a Miramare. Avevo nove anni in quel momento. Ma fu solo per poco.
Mi rialzai, ancora stordito, sui bolognini dei salesiani, e cadendo una seconda volta, finivo chissà come in una specie di pozza fangosa.
Vedevo lì attorno, ormai corrosi e arrugginiti tra le foglie i cassoni dell’autoscontro, e più in là, su un cartello di legno issato in mezzo alla palude, la scritta Pryp’iat. Ma non capivo. Così, ho tirato fuori quel poco di latino, io, per farmi capire:

latens deitas,
quae sub his figuris, vere latitas

Visus, tactus, gustus, in te fállitur,
Sed audítu solo tuto créditur.
Et in mundo conversatus.
Se dat suis manibus.

Ho chiesto allora la via
per la città fantasma a un fantasma di prete
che mi ha detto “Ci sei!”, poi è scappato.
Chissà, pensavo, se la strada per Ovruch è già libera,
chissà se sono stati anche laggiù, contaminati
dalla nube micidiale del reattore scoperchiato.
Chissà se qualcuno ha memoria di lui, dell’architetto
che scese e vide il Borromini e fece, fece dopo il terremoto
fino a morire a Malta.
E mi sono ritrovato qui, seduto a solfeggiare,
la mano a ombrello con la gioia e la passione
ingenua del neofita.

Maurizio Cucchi da Sindrome del distacco e tregua (Mondadori 2019)

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Maurizio Cucchi è nato a Milano, dove vive, il 20 settembre 1945. Poeta, ha esordito nel ’76 con Il disperso (Mondadori, nuova ed. Guanda ‘94), poi compreso, con le successive raccolte (Le meraviglie dell’acqua, 1980, Glenn, ‘82, Donna del gioco, ’87, Poesia della fonte, ’93, L’ultimo viaggio di Glenn,‘99) nel riassuntivo Poesie 1965- 2000 (Oscar Mondadori 2001). Ha poi pubblicato i versi per teatro Jeanne d’Arc e il suo doppio (Guanda 2008) e le raccolte Vite pulviscolari (Mondadori 2009) e Malaspina (id. 2013). È autore dei romanzi Il male è nelle cose (id. 2005), La maschera ritratto (id.2011), L’indifferenza dell’assassino (Guanda, 2012), del volume di prose La traversata di Milano (Mondadori 2007), della raccolta di prose e versi sparsi Rebus macabro (edb, 2014). Tra i maggiori riconoscimenti si segnalano il Premio Viareggio (’83), il Premio Montale (’93) e il Premio Bagutta (2014). Ha pubblicato una raccolta di saggi e articoli: Cronache di poesia italiana (Gaffi, 2010). Ha curato, con Stefano Giovanardi, l’antologia Poeti italiani del secondo Novecento, 1945-1995 (Mondadori 1996 e 2004). Collabora con “Il Giorno”, “la Stampa” e “Avvenire”.

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