Marina Corona, “Un destino innocente”

FUOCHI DELICATI

Ho un canto annodato
un fiorimento stretto
in un angolo del petto per te
se tu lo slacci
se nastro dopo nastro
lo lasci volare
mentre gli alberi guardano altrove
e su di noi cerchiamo note, tracce
arabeschi e fuochi delicati
confidando nelle labbra

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CREPUSCOLO

Il giorno si spezza ai balconi
contro le unghie rosse dei gerani
che non graffiano più,
le spighe
più miti splendono
e non bisbigliano,
i versi che ti scrivo
sono farina versata nella sera
mentre una voce attende
e un’altra
è la vuota campana,
se mi salverai
sarà un alito notturno a nutrirci
pane tre volte scavato
nelle vene del cielo,
tenuto addormentato fra le spighe
fino a noi due.

***

IL SILENZIO

L’insensato è il silenzio,
non come le donne che battono il petto
e sciolgono lacrime e capelli,
il sordo il muto spadroneggia invece
nella casa, accende lampade pazze
alla notte, scheggia con fibrille i muri
e le infulmina, fa i temporali
lì al chiuso, dietro
le mie labbra sigillate.

 

Dalla Prefazione
di Maurizio Cucchi

C’è un vasto, apertissimo spaziare in figure e situazioni, in visioni e immagini in questo nuovo libro di Marina Corona. Il suo movimento introduce personaggi, proposti in rapidi accenni essenziali, frequenta luoghi di un’esistenza condotta tra gioia e dolore, tra emozione e memoria, con attenzione al dettaglio forse rivelatore, ma vagamente ambiguo. Corona si avvale del costante riferimento a Eschilo, citato in esergo ad ogni capitolo, ma il tratto della sua poesia può spesso ricordare l’insinuante delicatezza – ma anche la crudeltà tagliente – della fiaba, richiamata nel tono, eppure nelle pieghe della narrazione di vicende che fiaba non sono in effetti mai. In questo suo procedere, minuzioso, capillare, dolce e sinistro insieme, l’autrice si avvale di presenze d’impronta poetica evidente: la luna, la rosa, gli alberi, i bambini, la notte e la luce, la casa ecc. Ma sono presenze sottratte ad ogni possibile lirismo di maniera, e questo grazie al tocco a sorpresa che la logica interna del suo testo sa offrire.

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Marina Corona è nata a Milano nel 1949 e vissuto a Roma dal 1970 al 1994. Nel 1990 ha vinto il Premio Montale sezione inediti e la sua silloge è stata pubblicata nell’antologia di Scheiwiller All’insegna del pesce d’oro. Del 1993 è il libro di poesie Le case della parola per I quaderni del Battello ebbro. Per Jaca Book ha pubblicato nel 1998 L’ora chiara (Premio Montale sezione editi, Premio Gozzano, Premio Alghero-donna, Premio Circeo-Sabaudia, Premio “Maestrale” – San Marco) e nel 2006 I raccoglitori di luce (finalista premio Montano). Suoi testi poetici sono stati tradotti in spagnolo e inglese. Cura presentazioni di poeti e letterati contemporanei e letture di poesia presso il Circolo della stampa, Archivi del ’900 e La casa della cultura di Milano. Ha pubblicato i romanzi La storia di Mario (Robin, 2013), finalista al Premio Morselli, e La complice (Puntoacapo, 2018).

 

 

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