Nietzsche, “Also sprach Zarathustra”

di Lorenzo Chiuchiù

OLTREUOMO

Chi è l’ Übermensch di Nietzsche? Non è un potenziamento delle facoltà o delle capacità dell’umano: in luogo di «superuomo» sarebbe dunque da accogliere l’intuizione di Gianni Vattimo che, ne Il soggetto e la maschera, traduce Übermensch con oltreuomo.
L’uomo, scrive Nietzsche in Al di là del bene e del male, è «non ancora stabilmente determinato». Il filosofo rigetta le due antropologie alla base della tradizione filosofica e teologica occidentale: l’essenza dell’uomo non è decisa né dalla natura né da Dio. L’essenza dell’uomo non è cioè fondata sulla razionalità, sul pensiero e sul linguaggio propri e distintivi dello zoon logon echon, dell’«animale razionale» nella Politica di Aristotele.  Ma l’uomo non è nemmeno l’Adam della Genesi, nato dal respiro divino (in ebraico ruah) che anima la terra (adamah). L’uomo non è  «a immagine e somiglianza» (Genesi, I, 26) del creatore. L’uomo è per Nietzsche, un animale non stabilizzato, un «animale profondo», come rileva Giorgio Colli in Dopo Nietzsche. E proprio l’inquietudine circa la sua propria essenza lo rende un essere pericoloso. Nietzsche sembra far propria una sentenza di Sofocle in Antigone: «non esiste nulla di più inquietante dell’uomo».
L’oltreuomo è la massima inquietudine dell’uomo una volta venute meno le antropologie greca e ebraico-cristiana (con le loro interpolazioni e propaggini che arrivano fino all’etica religiosa e laica contemporanea). L’oltreuomo è « una corda tesa su un abisso. Un pericoloso andare al di là, un pericoloso essere per strada, un pericoloso guardare indietro, rabbrividire e fermarsi». Decisiva non è più l’essenza, vera o presunta, dell’uomo, ma diventa decisivo il destino dell’oltreuomo, dove si concentrano «l’eterno ritorno» e la «morte di Dio».

Tratto da Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Introduzione di Lorenzo Ciuchiù, traduzione di Giuseppina Quattrocchi, Giunti Editore, 2017

Lorenzo Chiuchiù è studioso di estetica e insegna all’Accademia Lingua Italiana Assisi. Ha pubblicato studi su Hrabal, Hoffmann, Baudelaire, Hölderlin, Dostoevskij, Char, Celan, Bloch. Per Diabasis ha curato di Camus: Metafisica cristiana e neoplatonismo e La devozione della croce; di Sartre Mallarmé. La lucidità e il suo volto d’ombra. Tra i libri di poesia: Iride incendio (La Vita Felice) e Sorteggio, (Marietti).

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