Il libro comprende quattro brevi pièce teatrali di Giancarlo Pontiggia, poeta, saggista e traduttore fra i più importanti del panorama letterario italiano contemporaneo. Il titolo, rimandando all’ambientazione infera dei testi, costituisce innanzi tutto – ades è l’imperativo singolare, oltre che la seconda persona dell’indicativo presente, del verbo latino adsum – l’invito rivolto alla persona divina, a palesarsi, a essere presente. Il cuore del lettore, dunque, è condotto a meditare intorno al vero dramma dei giorni, al nodo inestricabile della coscienza: l’enigma di salvezza e redenzione sullo sfondo della solitudine dell’uomo, inascoltata seppure rischiarata di promesse simili all’accecante bagliore di un funebre lampo. Ma la parola Ade, che in greco allude alla sfera dell’invisibile, vuole anche significare la cifra di una catabasi, di una discesa nelle profondità dell’essere attuata grazie al mirabile, al reciproco illuminarsi, nella pagina dell’autore, di cultura classica e sapienza cristiana, di memoria del passato e di apertura sul presente. Di qui la singolare vicinanza della parola di Pontiggia a quella del grande filosofo russo Lev Šestov, le cui dolenti riflessioni sulla “bilancia” di Giobbe esprimono il rifiuto di quanto la coscienza morale è costrizione, così come l’alta necessità di riappropriarsi dell’immagine divina che noi siamo, cioè della nostra virtuale gloria, fondata – scrive Yves Bonnefoy in un saggio dedicato a quello straordinario intellettuale slavo, apostolo della contraddizione – mediante la promessa di Dio. Il grande “no” con il quale in Ades si proclama l’orrore che circonda il nostro tempo, si muta nel grido acuto che pone fine a un incubo, determinando quel “risveglio” che, solo, ci salva.
Giancarlo Pontiggia, milanese, ha pubblicato due raccolte poetiche (Con parole remote,Guanda, Parma 1998; Bosco del tempo, Guanda, Parma 2005), tre volumi di saggi (Contro il Romanticismo. Esercizi di resistenza e di passione, Medusa, Milano 2002; Selve letterarie, Moretti & Vitali, Bergamo 2006; Lo stadio di Nemea, Moretti & Vitali, Bergamo 2013), una raccolta di interviste (Undici dialoghi sulla poesia, La Vita Felice, Milano 2014) e un testo teatrale (Stazioni, Nuova Editrice Magenta, Varese 2010). Traduce dal francese (Sade, Céline, Mallarmé, Valéry, Supervielle, Bonnefoy) e dalle lingue classiche (Pindaro, Sallustio, Rutilio Namaziano, Disticha Catonis).Per Interlinea ha curato l’antologia dei poeti giovani Il miele del silenzio (2009). Nel 2015 sempre con Interlinea esce “Origini” Poesie 1998-2010, con un saggio di Carlo Sini.