Lo Specchio Mondadori, storica collana di poesia italiana che ha pubblicato in presa diretta autori come Montale, Ungaretti, Sereni, Fortini e Zanzotto, rinnovata graficamente e ora a cura di Maurizio Cucchi, pubblica il poeta under 40 Alberto Pellegatta.
Nota di Maurizio Cucchi
La concretezza di una visione disincantata viene espressa nell’eleganza raffinata di una scrittura insieme sciolta, comunicativa, vivace e capace di passare dal verso alla materica densità di brevi componimenti in prosa. Notevole è poi il senso esplicito per l’insieme architettonico del libro, concepito come vero e proprio organismo, in linea con i maggiori esiti della poesia contemporanea. Nel fitto gioco di rimandi interni che questa Ipotesi di felicità offre nella sua tessitura, sono sicuramente importanti i passaggi in prosa, come nell’esemplare capitolo del suo bestiario, in una sottilmente ironica capacità che esibisce: quella di assimilare la natura di queste figurine animali a quella degli umani nei loro toni e comportamenti. Possiamo ben dire che la poesia di Alberto Pellegatta, nel suo elevato livello intellettuale e di scrittura, non è già più quella di una promessa, ma una piena, felice acquisizione nel panorama letterario del nostro tempo.
ESTRATTI
L’uomo-rana
Dell’infanzia ha ricordi di code e pallori. Le branchie regrediscono quando ricrescono le braccia. Calamari irragionevoli agitano i loro tentacoli nella sua testa: pensa che sia l’alcol, non sa che è nato girino senza diventare rospo. Per questo in ufficio gonfia il petto e salta da un argomento all’altro.
*
Giacomo o dell’infanzia
Fai bene a non parlare, le frasi
non ti lasceranno più in pace.
Interamente in rossori dipendi
dai nostri preconcetti.
Tanto non ci sono cose più importanti
che spingere liquidi fuori dal corpo.
Anche la primavera ci danneggia
ricoperta di spore. Strilli
sotto la nostra sdegnosa magnolia.
Imparano a volare a metà giugno,
quando non riesci a tenere i vestiti addosso.
Avrai il tuo ristorante preferito, le scarpe
e i cappotti dell’invidia.
*
Ipotesi di felicità, I
Lasciare tutto in ordine per fare finta di niente –
pastiglie e terrazze meglio che fucili e rasoi.
Asciuga sotto cespugli di mirto.
Si inarca inconsolabile
l’azzurro ruffiano degli ospedali.
Non dorme mai
neppure quando cedono le bestie
sembra un cuore robusto.
La pena ha un orario di visite.
Non basta questa superficie
se pure si allungasse in un miracolo.
Troppo rudimentale, di poche pretese
ancora troppo acustica, ancora non
impronta di animali nella neve. Senza verbi
funzionerebbe lo stesso, puro stile
senza significato. Senza mani da lavare.
Sempre un bene di circostanza, una fantasia
su cotone. Dimentica di essere un telefono
per diventare affetto. Scrivimi indietro.
Sparirebbe anche da altri appartamenti
coperto da un bianco sfibrato – eccidi che accelerano
le armonie naturali. Pure con altri atteggiamenti.
Nei tuoi bicchieri l’acqua diventa asma.
Forse un esaurimento, su grandi ali
come un sollievo. Si battono i bisonti nella nebbia.
Il dolore esce oleoso dal rubinetto chiuso male.
Nell’incavo del ginocchio dove prude.
Per questo le scariche, il trauma, non per ritrovare
l’equilibrio, non per formare piazze o tendenze
ma per disobbedire alla natura, che poco a poco
diventi libertà. Dolci sparatorie rischiarano la notte.
Per ogni forma il suo contrario. Andare in pezzi
per migliorare.
Alberto Pellegatta, Ipotesi di felicità, Mondadori 2017, pp.180 euro16
Alberto Pellegatta è nato a Milano nel 1978. Laureato in Lettere e Filosofia presso l’Università degli Studi di Milano, ha pubblicato Mattinata larga (LietoColle 2001) e L’ombra della salute (Mondadori 2011). Presente nelle antologie I poeti di vent’anni (Stampa 2000), Nuovissima poesia italiana (Mondadori 2004) e Almanacco dello Specchio (Mondadori 2008), ha vinto la prima edizione del Premio Biennale Cetona e il Premio Amici di Milano. Scrive d’arte (L’artista, il poeta, Skira 2010 ecc.) e collabora come critico con quotidiani e riviste. Dirige la collana Poesia di ricerca per Edb Edizioni. Ha fatto parte della giuria del Premio d’arte San Fedele e del Premio Maccagno, concentrando la propria ricerca sui giovani artisti.