Peter Russell: “Le mie poesie appartengono al mondo”

e7d810852d7469b68bcdb21b7f673cf5e676a7b7Nota di Fabio Izzo

Poeta, critico e traduttore di assoluto rilievo e di respiro internazionale. Il suo nome completo era Irwin Peter Russell. Giramondo, sempre in movimento da Bristol, a Londra, da Berlino a Venezia, passando per la Francia, la Germania e l’Iran, scelse infine di trasferirsi definitivamente in Italia dopo gli eventi della Rivoluzione Iraniana.

Peter Russell è entrato anni fa nella mia vita. Per caso, come solo le cose belle sanno fare, e ho sempre avuto una certa remora a scriverne. Ho tradotto e ri-tradotto i suoi versi, nel mio vagabondare tra un paese e l’altro ma sempre con il massimo riserbo perché la sua poesia è un sentimento intimo e il suo verso è un bene prezioso e duraturo: Amante del Petrarca, come di Pound, Russell è riuscito a coprire questo enorme viaggio temporale e dettagliatissimo discorso poetico alla sua personalissima maniera, nel migliore dei modi: semplicemente. Ero indeciso se scriverne o meno, poi ho pensato che sì, in fondo era giusto scriverne, dare, anzi ridare spazio e riproporre la sua voce.

Mi sono imbattuto nelle mie ricerche critiche in un termine bellissimo, che già di per se, meriterebbe una nota a parte: “Odyssified”[1]. Tuttora non riesco a scegliere la soluzione linguistica migliore ma a dire il vero non esiste definizione migliore per la vita e l’anima poetica di Peter Russel, il poeta ODYSSIFIED. Odiato dagli dei, dal logos, dal fuoco creatore, infatti perderà più volte nel corso della sua vita i libri più amati , le stampe preziose, gli appunti e gli anni di studio sudati, a causa di incendi e il suo girovagare, inquieto e pacifico, per il pianeta, fino al ritorno definitivo in Italia, sembra proprio una riproposizione del mito di Ulisse. Russell era un romantico, un classicista e un modernista, tutto in uno. Era un sonettista petrarchesco, un visionario neoplatonico, un paroliere alla Blake, un esponente della forma libera e un epico come Pound e MacDiarmid. I toni e la morale delle poesie di Russell iniziano come un canto esuberante, in “Dreamland and Drunkenness” (Mondo dei Sogni e Ubriachezza, Londra 1963) “La vita è una celebrazione, non una ricerca di successo” , e terminano con la scoperta della vecchiaia, come si può leggere negli ultimi versi legati al suo soggiorno toscano.

Nel suo individualismo e nella sua eccentricità, così come nei modi e nelle manie, Russell era un inglese, o per meglio dire un anglo-irlandese, fino al midollo. Fu un poeta poliedrico, cosmopolita di statura europea e mondiale. Fu infatti il primo traduttore in lingua inglese di Osip Mandel’stam, decise di studiare russo dopo aver ascoltato ed essersi commosso fino alle lacrime, dopo aver ascoltato in un reading i versi di questo poeta recitati da un’anziana emigrata.

russel_2Russel inizia gli studi in un collegio privato dove studia greco e latino, qui comincia a sentire una grande attrazione per Omero e una grande affinità con Platone tanto che, in seguito, ricordando quegli anni arriverà ad affermare: “Subivo quasi una specie di apocalisse nella scoperta della natura, – uccelli, alberi, fiori, insetti. Esperimenti bambineschi con le sostanze chimiche che adesso riconosco, dopo sessanta anni, come pura alchimia”. Vincitore di una borsa di studio per le lingue classiche, al Malvern College, inizierà a leggere Dante, i poeti del Dolce Stil Novo e Petrarca, appassionandosi anche ai pre-raffaelliti inglesi. Nel 1939 vive per la prima volta l’esperienza della Guerra, sarà poi richiamato alle armi nel 1951 per il conflitto in Corea. Nel 1947 vive per sette mesi a Firenze, in questo periodo visita molte città in Italia e approfondisce la sua conoscenza della cultura italiana. Incontrerà personalità del calibro di Montale, Landolfi, Rosati, Napoleone Orsini e Bigongiari Nel 1948 collaborando con World Review intervisterà Hemingway, Croce, Beerbohm e Santayana, incontri che saranno poi definiti da Robert Nye, critico del Times, come “la Serie”. Nel 1949 fonda la rivista letteraria NINE, il cui titolo è un riferimento alle nove muse, rivista che sarà pubblicata fino al 1958 e che annovererà firme prestigiose come quelle di Santayana, Eliot, Pound, Windham Lewis, David Gascoyne, Kathleen Raine, Allen Tate, Roy Campbell, Owen Barfield, E. E. Cummings, C. S. Lewis, Borges (prima pubblicazione in lingua inglese), T. E. Lawrence (inediti), Robert Graves. Negli anni ’50 aprirà una libreria a Londra, ma, come ammetterà candidamente in seguito, era troppo bohémien per poter sperare di durare come uomo d’affari. La libreria chiuderà nel 1963 e dopo questo fallimento deciderà di emigrare prima a Berlino e poi nel 1965 a Venezia.

Dalla sua biografia apprendiamo che nel 1954 le Poesie di Quintilius vengono trasmesse dalla BBC: Russel comincia a scrivere i versi dedicati a questo fittizio poeta tardo romano di sua invenzione nel 1948. Secondo le intenzioni dell’autore stesso Quintilius vive nel V secolo e visita diversi paesi, fuori dai confini dell’impero. Le poesie in questione si basano su fonti ebree, aramaiche, greche, latine, persiane e indiane e mostrano la grande erudizione del poeta inglese e la meticolosità del suo verso. John Gery, critico e apprezzato esperto di Ezra Pound, ha così commentato l’Apocalisse di Quintilio: “Un poeta che, ostinatamente, ha proseguito per la sua strada, rifiutando di compromettere la sua visione, pagando anche un costo personale, per far sì che il mistero non scomparisse”

A parte brevi periodi legati all’ insegnamento in Jugoslavia, in Canada, negli Stati Uniti e in Iran, farà della Toscana la sua casa per 40 anni. Ha trascorso gli ultimi anni della sua vita in vivendo in un vecchio mulino, libero. Peter Russell si spense nella notte del 22 Gennaio 2003 nell’ospedale di San Giovanni Valdarno. Molti dei suoi libri sono stati pubblicati in Italia, tradotti dal figlio Peter George e da altri traduttori appassionati. L’Università di Salisburgo ha pubblicato diversi volumi, nel Regno Unito Enitharmon Press, Littack e altri editori hanno pubblicato le sue opere .Fino alla cecità, scrisse incessantemente.

Sia nella poesia, come nella traduzione, nella critica e nella vita, ci ha sempre messo passione. Gli antichi greci non scrivevano necrologi. Si ponevano una sola domanda alla morte di un uomo… “Era capace di passione?”

La risposta in questo caso può solo essere sì e le sue poesie, appartengono al mondo.

“Blind Homer, sniggeredat by the ignorant soldiery
Invented Olympus, propped among the mules…”

“Il cieco Omero, schernito dalla truppa ignorante
Sorretto tra i muli inventò l’ Olimpo…”

(Peter Russell)

 

[1] ‘Odyssified’ – l’aggettivo odyssamenos si trova nell’Odissea. Il nome Odisseo deriva dal verbo passivo odyssomai, che significa Io ‘odio’, ‘Io mi arrabbio’ etc Così Ulisse era odyssamenos (odiato), perché sia gli uomini che gli dei erano arrabbiati con lui e lo odiavano

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Peter Irwin Russell nacque il 16 settembre 1921 a Bristol. Nel 1939 si arruolò nell’esercito britannico, come volontario nella Seconda Guerra Mondiale, indossò la divisa per sette anni, questa fu un0’ esperienza cruciale per il poeta che definì questo arco di tempo come la sua “vera università”. Dal 1948 al 1965 ha vissuto a Londra dove ha fondato e diretto l’importante rivista “Nine”. Nel 1964 si è trasferito a Venezia. Negli anni ’70 è stato poet-in- residence prima alla Purdue University, Indiana, poi alla West Lafayette, e infine all’University of Victoria, British Columbia in Canada. In seguito si è trasferito a Teheran dove insegnò all’Accademia Imperiale di Filosofia, ma la rivoluzione di Khomeini lo costrinse ad abbandonare velocemente il paese. Nel 1983 si è trasferito in Toscana, a Pian di Scò, in Toscana, Nel 2001 complicazioni di salute lo fecero diventare cieco. Si spense a San Giovanni Valdarno il 22 gennaio 2003.

Nietzche a Venezia

Fermo sul ponte dove Nietzsche fece una pausa, forse,
Assorto nel piacere mentre vedi
appoggiato su ringhiere di ferro o pietra
Il sole invernale indora la Salute

Rifletti, qui il pianto di un uomo che sapeva
spietata tortura di bellezza, e si rallegrò …

e puoi piangere
Mentre tutti questi milioni ignoranti dormono
e lasciano passare il tramonto
Senza alcun terribile pianto
per svegliare i morti o far sospirare i vivi?

Omero Cieco

Il cieco Omero schernito dalla truppa ignorante
Sorretto tra i muli inventò l’Olimpo
E la Grecia esplose in fiamme d’oro, e l’Europa
Lentamente crebbe fuori dei suoi lunghi esametri.

Traduzione Fabio Izzo

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