Remigio Bertolino, “Litre d’ënvern”

lettere_invernoA cura di
Daniele Campanari
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Era il dicembre dello scorso anno quando Nino Aragno Editore pubblicava Litre d’ënvern (Lettere d’inverno) di Remigio Bertolino. Una raccolta di poesie costituta da sette sezioni tematiche: Anni di apprendistato, Segnavento, Il profeta, Cin, Il chierico, Lettere d’inverno, La guerra del sale, ciascuna delle quali autonoma e conclusa in se stessa e legata alle altre da una rete di anticipazioni che creano una architettura nitida e elegantissima. Nel suo manoscritto, Bertolino scava nel segreto della lettera: deriva da qui la grazia delle sue parole esatte, precise, concrete, in cui vibra la risonanza del vento che le muove. Luoghi remoti, addirittura eremitici. Montagna povera, fatica, solitudine e silenzi. Figure defilate e però fantasiose, fantasticanti, fantasmatiche, persino fiabesche.

 

UN ESTRATTO DAL LIBRO

Di curt
Di curt,
paje ëd lus
sël rame mòrte.
Midaja dël Papa, ël so,
òstia sovra la lengua bianca
dij brich.
Di curt, përdù
ën muscej ëd faròsche.
Ël vent cusa ël tecc:
na bava ëd gibr
ënt ël përtus dl’evia.
Di curt,
sèire che dësglin-o
gran-e ëd silensi
dai veri, stèile.
Cin sël piat
i pel ij còrp celest
dël trifole brovà.
Giorni brevi

Giorni brevi,
paglie di luce
sui rami morti.
Medaglia del Papa, il sole,
ostia sulla lingua bianca
dei monti.

**

Giorni brevi, persi
in gomitoli di falde.
Il vento cuce la baita:
una bava di brina
nella cruna dell’ago.
Giorni brevi,
sere che sgranano
chicchi di silenzio
dai vetri, stelle.
Chino sul piatto
pelo i corpi astrali
delle patate bollite.
—-
Remigio Bertolino è nato a Montaldo Mondovì nel 1948, vive a Vicoforte. Ha iniziato a scrivere in dialetto piemontese negli anni Settanta con il racconto breve dedicato alla figura materna scomparsa giovane, Mia mare (Mia madre, 1976).

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