Luigia Sorrentino legge da: “La sabbia delle urne” (DER SAND AUS DEN URNEN) la poesia MOHN (PAPAVERO) di Paul Celan, nella traduzione di Dario Borso (Einaudi, 2016). La musica è di Franz Schubert.
Fra il 1947 e il 1948, dopo avere lasciato Bucarest, Paul Celan visse qualche mese a Vienna e cercò di pubblicare la sua prima raccolta di poesie.
Un tentativo iniziale abortí in bozze, ma un secondo sembrò andare a buon fine La sabbia delle urne fu stampato in 500 copie numerate comprendenti una quindicina di poesie. Con il libro Celan intendeva esordire sulla scena letteraria di lingua tedesca, ma quando si accorse della quantità di refusi, impose all’editore di non distribuire il volume.
Dunque La sabbia delle urne è un libro fantasma, che Celan non ristampò mai, ma fece rifluire, parzialmente, in pubblicazioni successive.
Rimase per lui l’autentico inizio della sua opera poetica, tanto che nel 1970, per le progettate Opere complete, Celan l’aveva indicato come testo d’apertura. Anche questo progetto fu interrotto, e questa volta per una ragione piú drammatica: il suicidio dell’autore.
La raccolta è stata recuperata solo in anni recenti nell’edizione critica pubblicata da Suhrkamp. In Italia, e nel mondo, viene tradotta ora per la prima volta. Vi sono già presenti i temi e i modi poetici delle raccolte successive, ma la lingua è più trasparente e non ancora sintatticamente terremotata. È il libro ideale, non solo storicamente e filologicamente, per un primo approccio al grande poeta tedesco.
MOHN
Die Nacht mit fremden Feuern zu versehen,
die unterwerfen, was in Sternen schlug,
darf meine Sehnsucht als ein Brand bestehen,
der neunmal weht aus deinem runden Krug.
Du mußt der Pracht des heißen Mohns vertrauen,
der stolz verschwendet, was der Sommer bot,
und lebt, daß er am Bogen deiner Brauen
errt, ob deine Seele trumt im Rot.
Der Sand aus den Urnen
Er frchtet nur, wenn seine Flammen fallen,
weil ihn der Hauch der Grten seltsam schreckt,
daß er dem Aug der sßesten von allen
sein Herz, das schwarz von Schwermut ist, entdeckt.
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PAVAVERO
Munire la notte di fuochi stranieri
che aggioghino quanto pulsava in stelle,
la mia nostalgia può farlo come incendio
che nove volte soffia dalla tua brocca tonda
Devi fidare nel lusso dell’ardente papavero,
il quale sciala fiero i doni dell’estate
e vive per scoprire dall’arco delle sopracciglia
se la tua anima sogna in rosso.
Solo al cader delle sue fiamme teme,
stranamente atterrito dal fiato dei giardini,
di svelare all’occhio della dolcissima
fra tutte, il cuore suo, che è nero di malinconia.
(Traduzione di Dario Borso)
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Paul Celan (1920-1970), di origine ebraica, scampò al nazismo, ma l’orrore che ne maturò lo condusse al suicidio, a Parigi, dove si era stabilito nel 1948. Sono tradotte in italiano alcune sue raccolte di versi: “Poesie” (1976), “Luce coatta” (1983), “Di soglia in soglia” (Einaudi 1996), “Conseguito silenzio” (Einaudi 1998), “Sotto il tiro di presagi. Poesie inedite 1948-1969” (2001), “Oscurato” (2010) e “La sabbia delle urne” (Einaudi 2016). Einaudi ha pubblicato anche la raccolta di scritti in prosa “La verità della poesia”. «Il meridiano» e altre prose (2008).