Danilo Mandolini, “A ritroso”


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Nota dell’autore
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Raccolgo, qui, una vasta selezione di versi e prose tratta dai volumi ad oggi pubblicati. A questa si aggiunge, in apertura, una scelta di componimenti per la quasi totalità inediti e, comunque, mai inseriti in una silloge.
Fatta eccezione per alcuni testi provenienti dall’ultimo libro dato alle stampe, la stragrande maggioranza degli altri è stata sottoposta ad un lavoro, più o meno consistente, di revisione; una riorganizzazione, riordinazione e rscrittura con “la mano”, con “lo sguardo” ed il gusto di oggi.  Per tutto quanto appena indicato si può quindi affermare che A ritroso è, per il sottoscritto ed in buona sostanza, un lavoro nuovo.

 

Il titolo rimanda al modo in cui i singoli brani sono stati inseriti nell’opera: dai più recenti ai più datati, appunto. Nelle annotazioni riunite sotto il titolo di I testi sono riportate in chiusura, molte altre informazioni di dettaglio sui materiali che compongono l’insieme delle pagine che seguono.Un sincero ringraziamento va a Fabio Franzin. Lo ringrazio per aver deciso di introdurre questo volume, per la passione profusa e la puntuale analisi di cui è stato capace in questo contesto e per la grande testimonianza di vicinanza che ne è derivata.                     

 

 

           Dedico A ritroso a Fabiola e Niccolò

 

ESTRATTI da: “A ritroso” Con uno scritto di Fabio Franzin, Versi e prose 2010-1985, Edizioni L’Obliquo, 2013

 

da “La disciplina dell’usura

 

 

Il letto del fiume in secca che ti segue
alla caccia del profitto e delle tracce
di quelli di noi che sono già maceria
spinge lontano l’ennesimo commiato,
attrae il restiro a tratti spezzato
dal quotidiano sfiorire della vita. 

Sporta sulla voragine della resa,
sospesa tra apatia e veemenza
la nuova morte di un’attesa muta
nell’attesa scontata della morte.

***

{dentro le tasche sdrucite e capienti
pesano come macigni, i sospetti,
pesano, precipitando numerosi,
mentre si respira imperturbabili
la cenere immemore dei morti,
mentre la disciplina dell’usura,
oltre la finestra dell’irreale,
scorge un arcipelago di prati,
un esteso balcone in fiore che –
al di là del confine disegnato
dalla sopravvivenza del silenzio –
sembra scheggia di futuro ed invece
è immagine riflessa del passato.

***

Le merci si vendono sugli scaffali,
si offrono al soffitto che scolora
e alla pioggia oggi, lì fuori,
come qui dentro, è più fitta che mai.

Dalle porte scorrevoli dei mercati,
guardando il cielo sghembo e radente,
si esce simulando una corsa,
si scappa a piccoli gruppi di tre
con una rete di ferro che racchiude,
oltre alla parvenza del bisogno,
alcuni pretesti per non pensare,
illusioni, promesse, istruzioni
e l’amara certezza che esiste,
in questa e in altre parti del mondo,
una compiuta e foroce armonia
tra le tante passioni degli uomini
e l’idea organizzata del possesso
e tra il corpo nudo della ragione
e l’impronta dolcemente violenta
del desiderio di sperimentare,
di conoscere meglio e dominare
ciò che appare differente e ciò
che forse è soltanto troppo uguale.

***

Essere oggetto comprato, riposto,
accantonato e, infine, smesso;
pagina bruciata, sacrificata
sopra uno dei molteplici altari
sparsi lungo la pista progettata
dalla sorgente incessante e viva
del caos che indole ci dà e muove}

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Danilo Mandolini è nato a Osimo (Ancona), dove vive, nel 1965. Tra le sue opere di poesia: “Diario di bagagli e di parole” (1993), “Una misura incolmabile” (1995), “l’anima del ghiaccio” (1997), “sul viso umano” (2001), “La distanza da compiere” (2004) e “Radici e rami” (2007).

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