Claribel Alegría, “Voci”

 

claribel_alegria Da una recensione di Alessandro Canzian

Una pluralità di voci che non evocano ma dicono memorie, le raccontano, con una scarna delicatezza che non manca di intenerire anche di fronte alla proiezione della fine. Perchè la vita che si approssima al suo termine diventa l’ultima battaglia sociale da affrontare con forza ma anche con sguardo alto e sereno, con un sorriso che vuole capire. La consapevolezza della vita e dei suoi intrecci umani e sentimentali diviene il motore primo di questa rivolta pacifica di fronte al proprio passato e di questo memoriale di fronte al futuro. Un futuro fatto di vita che Claribel lascia con la certezza che la coralità degli anni trascorsi può lasciare un segno a coloro che verranno.

In questo “Voci” si fa un’unica voce composta da diverse persone di diversi periodi, da diverse esperienze, non ultime quelle naturali. Torno verso il mare / è lì che nacqui / mi accolse una roccia / quando saltai sulla terra. […] e prima che il giorno / diventi notte / mi assale un altro istante / le ali / diventano insensibili / e la morte / mi ghermisce,[…] Il dolore / entrò in me / come un uccello strambo / venuto da lontano. La natura diventa così unapolifonia che nasce dall’ascolto della natura, un sostanziale ritrovarsi in essa nel suo essere ciclo di nascita-crescita-morte. Un ciclo che ha un suo significato in ciò che lascia e che resta. Vi lascio una scala / traballante / incompiuta / con qualche scalino rotto / alcuni marci / e più di uno / intero. Versi che con rara limpidezza descrivono, pur all’interno di una forma dichiaratamente testamentale, una definizione di vita. O la definizione di una vita, se si preferisce. Il suo significato più intero. Che anche quando rivolge lo sguardo a se stessa non si lascia prendere dallo sconforto ma attinge al lessico della battaglia sociale per creare un ultimo manifesto, una dichiarazione di libertà: Perchè temermi così tanto / se bramo unicamente / di liberarvi? [titolo del testo: La morte]. Ma è nella descrizione delle relazioni umane, e soprattutto in Bud, che Claribel a mio avviso diventa una poetessa dai toni eccelsi quanto rari. Testi poetici si accompagnano a brevi prose dal tono divertito, che definire ironici o sarcastici sarebbe assolutamente sbagliato. Perchè sono sorrisi agli accadimenti, alla natura umana. Dalla foto scattata a Mario al ladro premuroso che alla fine preferisce non rubare. Quasi a dire, senza troppe celebrazioni o epifanie, che nella vita esiste un filo sottile, una voce unica, sotterranea e fondamentale. Che porta l’uomo nella vita e nel suo termine. Dando senso a tutto.

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Dalla Prefazione di Zingonia Zingone

Nel 1947 Claribel sposò lo scrittore statunitense Darwin Flakoll – Bud – con il quale visse cinquant’anni di grande complicità. Insieme ai quattro figli vissero in diversi paesi del continente americano e d’Europa. Strinsero amicizia con importanti figure della letteratura mondiale tra cui Juan Rulfo, Julio Cortázar, Robert Graves e Italo Calvino, solo per citarne alcuni, e scrissero a quattro mani libri di testimonianza sulla situazione sociale e politica centroamericana. Tra i due sposi la fusione fu completa e segnò la vita di Claribel con il sigillo dell’amore eterno: tutti quelli che amo / sono in te / e tu / in tutto ciò che amo. Bud appare puntualmente in ogni libro e, dopo la sua morte nel 1995, la penna premurosa di Claribel continua a riportarlo in vita perché siamo stati una farfalla / spensierata / due ali in volo / una / nel riposo. L’amore. Alegría ha sempre scritto mossa e commossa dall’amore. La sua appartenenza alla corrente letteraria che si sviluppò in Centro America fra gli anni cinquanta e sessanta, la “Generación comprometida” o “Generazione Impegnata”, risponde più che a una sua adesione ideologica, all’empatia per i più deboli, gli sfruttati e gli emarginati. Infatti, l’amore per il suo popolo, che viveva tra dolore e morte, la spinge ad abbandonare la pace della sua residenza maiorchina e a trasferirsi in Nicaragua per combattere la rivoluzione con l’arma appuntita della parola. Nonostante la rabbia e il fuoco, la sua poesia non perde il delicato equilibrio estetico che colpisce il bersaglio con fermezza e un linguaggio semplice, talvolta colloquiale, che arriva a illuminare gli abissi più profondi dell’esistenza umana. L’amore, la perdita, il dolore, il desiderio, la morte e la speranza sono il fulcro della sua creazione poetica. Perché sono l’essenza dell’essere umano. E per Claribel scrivere è un’espressione del vivere. C’è una coincidenza e una coerenza tra i gesti della poetessa e la sua poesia che rende l’una inseparabile dall’altra. Lo scrittore uruguayano Eduardo Galeano gioca con il suo nome per definirne i versi: «Claribel è chiara e bella». La poetessa nicaraguense Blanca Castellón dice «tutto ciò che tocca questa fata dei versi con la claribitezza della sua penna, genera ali». E ancora, la poetessa nicaraguense Gioconda Belli: «Le poesie sono costruzioni leggere che mantengono un equilibrio sottile. Tutto l’edificio si sostiene o levita su punti d’appoggio occulti, le poesie di Claribel sono colonne esili, le parole fluiscono come riversate su un cassero che si solidifica e testualizza man mano che una legge di gravità tutta sua permette ai versi di impastarsi gli uni con gli altri, con un ritmo che ben si potrebbe ribattezzare con il nome di clarilegro, tanto è caratteristico, tipico di Claribel Alegría. La sua poesia non si limita a raggiungere una perfezione formale vista di rado in Centroamerica; c’è di più: consuma il matrimonio, spesso incompatibile, tra le forme e il contenuto sociale».

 

 

 

 

 

La voz del riachuelo

 

 

Vuelvo hacia el mar

allí nací

y me acogió una roca

cuando salté a la tierra.

Bajo despacio

me detengo en el musgo

en las flores silvestres

bajo en busca del río

que me devuelva al mar.

Mi vecino

el torrente

no sabe que yo existo

brama

salta

llena cauces

estalla

como yo busca el río

disolverse en el río

que me devuelva al mar

porque el mar nos espera

porque el mar es la cuna

porque somos el mar.

 

 

 

 

La voce del ruscello

 

 

Torno verso il mare

è lì che nacqui

mi accolse una roccia

quando saltai sulla terra.

Scendo piano

mi trattengo nel muschio

tra i fiori selvatici

scendo a cercare il fiume

che mi riporti al mare.

Il mio vicino

il torrente

non sa che io esisto

brama

salta

riempie canali

scoppia

anche lui cerca il fiume

dissolversi nel fiume

che mi riporti al mare

perché il mare ci aspetta

perché il mare è la culla

perché siamo il mare.

La foto

 

 

Cuando Mario venía a Nicaragua, siempre se hospedaba en casa de Lillian y Bud.

La última vez, Bud les tomó una foto muy linda.

Después de muerto Mario, Lillian le mostró la foto a Guillermina, que lo quiso mucho.

– Qué bonita – dijo –, ¿ya estaba muerto don Mario cuando se la tomaron?

 

 

 

 

La foto

 

 

Quando Mario veniva in Nicaragua, alloggiava sempre a casa di Lillian e Bud.

L’ultima volta, Bud scattò loro una foto molto bella.

Dopo la morte di Mario, Lillian mostrò la foto a Guillermina, che gli aveva voluto molto bene.

– Che bella – disse –, era già morto il signor Mario quando fu scattata?

 

 

 

 

 

La libélula

 

 

Colgada de esta hoja

amarillenta

contemplo las barreras

que me cercan.

Es el vuelo final

el vuelo al que le temo

y tanto ansío

el vuelo que nos lleva

nos diluye

y a salto de alas nos derrama.

 

 

 

 

La libellula

 

 

Appesa a questa foglia

giallastra

contemplo le sbarre

che mi circondano.

È il volo finale

il volo che temo

e bramo tanto

il volo che ci porta via

ci dissolve

e in un batter d’ali ci disperde.

El ladrón

 

 

Unos días antes de irse de París para Africa , donde estaría algunas semanas, Bud le regaló a Lillian un frasquito de gas lacrimógeno.

– Es muy útil – le dijo –, si te ves en peligro no tienes más que apretar este botón.

Días más tarde, Lillian salió del metro en la estación Argentine, para ir a su casa. Eran como las ocho de la noche, la calle estaba desierta. Lillian empezó a caminar de prisa. Se dio cuenta de que un muchacho se dirigía hacia ella y no le gustó la expresión de su rostro. Sacó el frasquito de su cartera y cuando tuvo al muchacho cerca, apretó el botón. Lo malo fue que dirigió el gas hacia sí misma. Sintió que se asfixiaba, empezó a toser. El muchacho se acercó para auxiliarla.

– ¿Se siente mal? – le preguntó –, venga, yo le ayudaré. La tomó del brazo y caminaron en silencio las dos cuadras.

– Perdóneme – dijo el muchacho cuando llegaron a la entrada del apartamento –, usted tuvo razón, iba con intenciones de robarle el bolso.

– Tome – dijo Lillian y escarbó en su bolso para sacar el monedero.

– No, de ninguna manera – protestó el muchacho, alejándose.

 

 

Il ladro

 

 

Pochi giorni prima di partire da Parigi per l’Africa, dove si sarebbe trattenuto qualche settimana, Bud regalò a Lillian una bomboletta di gas lacrimogeno.

– È molto utile – disse –, se sei in pericolo non hai che da premere questo bottone.

Qualche giorno dopo, Lillian uscì dalla metropolitana alla fermata “Argentine”, per tornare a casa. Erano le otto di sera circa, la strada era deserta. Lillian si mise a camminare velocemente. Si accorse che un ragazzo si stava dirigendo verso di lei e non le piacque l’espressione sul suo volto. Tirò fuori dalla borsa la bomboletta e quando il ragazzo le fu vicino, premette il bottone. La cosa brutta fu che diresse il gas verso se stessa. Si sentì asfissiare, si mise a tossire. Il ragazzo si avvicinò per aiutarla.

– Si sente male? – le domandò –, venga che le do una mano. La prese per il braccio e attraversarono in silenzio due isolati.

– Le chiedo scusa – disse il ragazzo quando giunsero all’ingresso dell’appartamento –, lei aveva ragione, volevo rubarle la borsa.

– Tenga – disse Lillian e frugò nella sua borsa fino a trovare il borsellino.

– No, neanche per sogno – protestò il ragazzo allontanandosi.

 

 

 

Testamento

A mis hijos

 

Les dejo una escalera

tambaleante

inconclusa

tiene peldaños rotos

otros están podridos

y más de alguno

entero.

Repárenla

elévenla

suban por ella

suban

hasta tocar la luz.

 

 

 

 

Testamento

Ai miei figli

 

Vi lascio una scala

traballante

incompiuta

con qualche scalino rotto

alcuni marci

e più di uno

intero.

Riparatela

mettetela in piedi

saliteci sopra

salite

fino a toccare la luce.

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Claribel Alegría è tra le maggiori esponenti della letteratura centro e sudamericana, ed è attualmente tradotta in 15 lingue. Nata nel 1924 a Estelí, in Nicaragua, da padre nicaraguense e madre salvadoregna, trascorre l’infanzia e l’adolescenza nel Salvador. Nel 1943 si trasferisce negli Stati Uniti per studiare alla George Washington University, dove si laurea in lettere e filosofia. Lì incontra Darwin J. Flakoll, che sposa nel 1947 e con cui avrà quattro figli. L’anno successivo pubblica il primo libro di poesie, Anillo de Silencio, con l’aiuto e l’apprezzamento del Nobel per la letteratura Juan Ramón Jiménez. Tornata in patria si lega al Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale. Nel 1978 riceve a Cuba il premio Casa de las Américas, il più prestigioso riconoscimento letterario latinoamericano. Dopo aver vissuto in vari paesi europei e latinoamericani, nel 1979 Claribel e Darwin si trasferiscono in Nicaragua per scrivere libri di testimonianza sulla realtà centroamericana. Nel 2006 la Alegría riceve il Neustadt International Proze for Literature. Nel 2010 in Italia le viene conferito il grado di Commendatore dall’Ordine della Stella Della Solidarietà Italiana. Oggi vive a Managua e ha al suo attivo una produzione ricchissima che comprende saggi, raccolte poetiche e libri per bambini.

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