Bruno Molinaro, “Segni di una ricerca”

bruno_molinaroL’OPERA DI MOLINARO APRE ALLE VIBRAZIONI DEL PENSIERO CHE RITROVA I SUOI ORIZZONTI ESPRESSIVI ATTRAVERSO LA NATURA

di Silvana Lazzarino

Armonie e vibrazioni di colori si inseguono a rappresentare le geometrie nascoste dietro i volti di una natura sempre in divenire nel suo passare dalla primavera all’estate, fino all’autunno, e all’inverno a toccare quegli angoli attraversati dalla luce del sole o solcati dalla neve sotto cui il paesaggio rivela le sue bellezze. Questa è la poesia “dipinta” di uno dei più interessanti protagonisti della scena artistica contemporanea italiana e internazionale: BRUNO MOLINARO che fa del colore nelle sue diverse tonalità e gradazioni il protagonista assoluto dei suoi dipinti per cogliere e fissare sulla tela le atmosfere della natura nei suoi percorsi cangianti attraversati da una luce che rivela e nasconde, esplora e cela, filtrando ogni angolo del paesaggio.

Nato a Ragogna (Udine) attivo a Torino, con alle spalle un curriculum di eccellenza Molinaro ha esposto in Italia e all’estero e ha ottenuto riconoscimenti e numerosi titoli accademici.

Dopo gli inizi presso la scuola di nudo dell’Accademia Albertina sotto la guida di Filippo Scroppo in cui si dedica allo studio della figura umana esaltando l’armonia dei corpi femminili, e dopo aver affrontato il motivo della natura morta e l’eleganza dei cavalli nei loro movimenti ripresi da soli o in gruppo, Molinaro si lascia catturare dal fascino della natura, del paesaggio non solo italiano, ma anche d’oltralpe.

All’universo legato alla natura e ai paesaggi di Bruno Molinaro dove ogni immagine è come sospesa tra visione ed emozione, Palazzo Barolo a Torino dedica una suggestiva personale che inaugura il 16 settembre 2015.

L’esposizione MOLINARO. SEGNI DI UNA RICERCA. 50 anni d’Arte tra colore e paesaggio, patrocinata dalla Regione Piemonte e dalla Regione Autonoma del Friuli Venezia e Giulia, aperta fino al 30 settembre 2015, ripercorre cinquant’anni di attività dell’artista friulano, ma torinese di adozione guardando in particolare al motivo del paesaggio nei suoi diversi orizzonti dove le vedute cambiano scenario mostrando aspetti diversi passando dall’alba ai tramonti, dal giorno al crepuscolo. Innanzi allo sguardo dei visitatori si apre un orizzonte dove si susseguono ampie vedute che segnano il confine tra la terra e il cielo, il vicino e il lontano, il finito e l’infinito, la presenza e l’assenza. Cinquanta dipinti di medie e grandi dimensioni- tra quelli più significativi del suo percorso artistico- restituiscono quell’attimo, quel momento in cui la natura rivela la propria immagine quella più intensa e poetica dove a vibrare è il colore e i profumi che sembra quasi di percepire. Dalla primavera con gli accesi colori dei papaveri, degli iris, dei campi in fiore, all’autunno con le calde tonalità dei marroni e dei gialli della natura morta, dall’estate con l’intensa luminosità dei cieli e delle marine, all’inverno con le vedute di vette innevate, Bruno Molinaro fissa sulla tela i diversi volti di un paesaggio in cui non mancano citazioni di chiaro riflesso impressionista con incursioni nel linguaggio astratto che rielabora con profonda sensibilità e in modo del tutto personale.

Lavanda2Paesaggi, vedute di campi in fiore, marine, distese celesti si susseguono a raccontare le bellezze della natura, nella sua varietà di risorse e tesori di cui l’uomo diventa custode per eccellenza.

Ecco la magia impressionista rielaborata con un tocco tutto particolare in “Il laghetto di Monet” e in “Iris”; ecco la forza espressiva del colore in “Musica di Colori” e in “Margherite e Papaveri”; ecco riferimenti all’astrazione a regalare una musicalità dinamica come si evince dai dipinti “Cielo” e “Rosso e…” ; per non dimenticare il fascino malinconico della neve in “La prima neve nel Canavese”.

Accanto al giallo dei girasoli è il viola delle lavande, il rosso dei papaveri, e poi colori tra l’arancio e il turchese che sfumano in altre tonalità per poi creare visioni di stampo astrattista. In prima linea campeggia sempre il colore con la sua energia cosmica che avvolge e dissolve, cattura e libera lo sguardo e il pensiero.

Sia che a definire i paesaggi e scorci di vedute siano sfumature, tocchi o segni astratti, il colore in queste sinfonie pittoriche diventa fonte di luce e di emozione con cui Bruno Molinaro restituisce con immediatezza ed energia angoli di terra e di cielo dove si susseguono scorci di rigogliosi giardini, ruscelli dalle acque cristalline e siepi in fiore, Non mancano i lungo Senna così cari all’artista nel suo contemplare e ritrarre quegli attimi in riva al fiume dove alberi e fiori si affacciano sulle stesse rive. E ancora betulle, giocose contrapposizioni di rosso e giallo, ruscelli, ninfee per arrivare a immortalare gli spazi mozzafiato del citato giardino di Monet. Accanto alle sfumature dove i colori si accostano con eleganti vibrazioni creando una musica interiore, è anche uno stile tendente all’astrazione come in “Esplosione di colori” in cui l’artista privilegia il gioco del contrasto cromatico esaltato da intrecci di linee avvolgenti e in espansione verso l’infinito.

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MOLINARO. SEGNI DI UNA RICERCA.
50 anni d’Arte tra colore e paesaggio,
Palazzo Barolo, Via delle Orfane, 7/A- Torino

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Dal 16 al 30 settembre 2015
Orario: da martedì a venerdì dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.30 alle 18.30, sabato e domenica dalle 15.30 alle 18.30
Ingresso da Via Corte d’Appello, 20/C
Inaugurazione mercoledì 16 settembre 2015 ore 18.00
Ingresso libero

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