Giuliano Ladolfi, “La poesia del Novecento: dalla fuga alla ricerca della realtà”

LADOLFI_2PRESENTAZIONE DELL’INTERA OPERA

Dopo più di vent’anni di studio Giuliano Ladolfi presenta in un’opera organica i saggi pubblicati sulla rivista «Atelier» dedicati alla poesia italiana dal Novecento ai nostri giorni.

Per la prima volta viene tentata la titanica impresa di conferire linee di comprensione ad un fenomeno sfuggente a causa della difficoltà ad essere inquadrato in categorie. L’autore, infatti, avverte la necessità che la sua interpretazione venga supportata da due elementi fondanti: una personale concezione estetica e una visione che dallo sviluppo della civiltà trovi linfa e motivazioni.

Nel primo tomo, dopo l’esplicitazione di strumenti e metodi, viene tracciato il quadro della scrittura in versi nell’arco di tempo preso in considerazione, che costituisce l’ossatura dei lavori seguenti: la crisi della cultura occidentale, giunta a consapevolezza nel Decadentismo, provoca il divorzio tra parola e realtà e si rivela nella linea, denominata Secondo Decadentismo o “novecento”, che da Corrado Govoni giunge fino a Zanzotto (tomo II). I poeti, che non accettano tale separazione e che tentano di colmarne il baratro, rientrano, pur nella diversità di percorsi, sotto la denominazione di “antinovecento” (tomo III). Il quarto tomo è dedicato a quattro “maestri” i quali hanno rappresentato in profondità la crisi della cultura occidentale e ne hanno indicato gli esiti. Nell’ultimo tomo, che comprende gli autori della Postmodernità o Età Globalizzata, sono inseriti gli studi su un gruppo di poeti che hanno pubblicato dagli Anni Settanta fino al 2104, i quali, nel superamento delle maniere avanguardiste e sperimentaliste, hanno cercato e stanno cercando nuovi approdi. Tra essi sono segnalati diversi giovani che inducono a sperare in una prossima fiorente stagione della poesia italiana.

Di fronte all’attuale emarginazione della poesia contemporanea dal mondo della scuola, delle università, della distribuzione e del circuito massmediatico, l’opera di Ladolfi si presenta come il primo tentativo di restituire dignità a quest’arte che per quattro millenni è stata strumento di civiltà e cibo di umanità.

 

1PRIMO TOMO

Il primo tomo dello studio, dedicato da Giuliano Ladolfi alla poesia italiana del secolo XX e degli inizi del XXI, intende fornire al lettore le categorie con le quali egli ha lavorato. E, poiché, a suo parere, il Decadentismo rappresenta il momento storico in cui la civiltà occidentale assume la consapevolezza della crisi in cui si dibatte da parecchi secoli, egli ne percorre in modo incisivo il cammino partendo dalla cultura classica e constata come tale crisi ha provocato all’interno dell’arte in generale e della poesia in particolare la più grande rivoluzione della Modernità e cioè il divorzio tra parola e realtà.

Lo studioso ne analizza le conseguenze sulla poesia e, dopo aver chiarito le proprie concezioni estetiche, traccia il quadro del lavoro che sarà svolto nei seguenti tomi, partendo dall’ipotesi che il Decadentismo, interpretato in senso lato come momento storico-culturale e non solo come fenomeno artistico-letterario, continui nel Novecento nella linea avanguardistico-sperimentale che da Govoni giunge fino a Zanzotto, passando attraverso l’Ermetismo. In parallelo è rintracciabile una linea che accorda ancora fiducia nella parola senza riuscire a ricucirne il baratro con il mondo.

L’impresa è delegata ad alcuni “maestri” che scavano la strada agli autori contemporanei, i quali continuano il faticoso lavoro di annunciare l’uscita dalla crisi.

 

2SECONDO TOMO

Il secondo tomo è dedicato agli autori, compresi sotto la denominazione Secondo Decadentismo o “novecento”. Mentre il Primo Decadentismo permetteva la fuga dalla realtà in un rifugio alla ricerca di un “minimo di vivibilità”, il Secondo si rassegna di fronte alla costatazione che la crisi della cultura occidentale sta distruggendo ogni possibilità di trovare un senso all’esistenza e di conseguenza di comprendere il reale, per cui all’artista non resta che rappresentare «ciò che non siamo e ciò che non vogliamo» (E. Montale) o giocare con le parole, con le forme e con i colori.

La sensazione di instabilità e di insicurezza, che troviamo nella maggior parte degli autori di questo periodo, trova la spiegazione nel pensiero filosofico dell’Esistenzialismo, secondo cui l’individuo si sente gettato in un mondo che gli è estraneo, di cui non conosce le ragioni, i fini, i meccanismi e di fronte al quale egli soffre di essere alienato. Tutte le scelte da lui compiute si risolvono in uno scacco, in un insuccesso che comporta un senso di angoscia, di nausea e di disperazione. La parola non riesce più a “dire” il mondo e fugge o nell’Iperuranio, come avviene nell’Ermetismo, o nell’autonomia del significante, come nelle Avanguardie.

Pur nell’irriducibilità del singolo poeta ad ogni generalizzazione, il quadro che va da Govoni a Zanzotto si presenta chiaro e coerente.

 

3 ---TERZO TOMO

Di fronte al divorzio tra parola e realtà, causato dalla crisi della cultura occidentale e giunto a consapevolezza nel Decadentismo, si pone la linea denominata “antinovecento”, categoria all’interno della quale sono compresi poetiche e scrittori assai diversi che hanno cercato di superarne il distacco oppure di ripristinare, sia pure in maniera personale, la fiducia in una parola capace di “dire” il mondo.

Giuliano Ladolfi non teme, come nel caso di Saba e di Pavese, di scardinare “luoghi comuni” che passati di manuale in manuale hanno condizionato l’intera critica letteraria.

Secondo un’originale prospettiva vengono “rilette” le opere di Rebora, Betocchi, Caproni, Scotellaro, Pasolini, Fortini, Penna e Bertolucci, cui si affiancano i poeti delle cosiddette “linea lombarda” e “linea romana.

L’opera di saldare la parola con la realtà, tuttavia, non giunge a compimento perché ci si limita a lavorare sullo stile, ignorando che la crisi riguarda le basi della civiltà occidentale.

 

4QUARTO TOMO

Il quarto tomo è dedicato ai “maestri” in luce e in ombra, coloro che hanno saputo traghettare la poesia italiana oltre il “novecento” mediante una duplice opera di fondamento e di profezia.

La condizione dell’uomo del XX secolo trova in Vittorio Sereni la sua più evidente rappresentazione come “prigioniero” di un sistema politico, economico e culturale.

Bartolo Cattafi, poeta a torto trascurato, dopo essere disceso nel punto più basso della civiltà occidentale, ne annuncia la rinascita.

Non si può ignorare la produzione poetica di Pier Luigi Bacchini, la quale presagisce la formazione di un nuova sintesi speculativa in grado di prospettare un’interpretazione del reale capace di superare le aporie dualistiche del pensiero greco e cristiano e di porre fine alla crisi della modernità.

Ma chi ha compiuto il titanico gesto di saldare in profondità parola e realtà è stato Mario Luzi, il quale è riuscito in un’impresa, tentata invano da molti, perché ha “ricostruito” un senso per l’esistenza, per il mondo, per la storia, per il problema del male e del dolore, per la natura, superando la frammentazione e la “liquidità” postmoderna.

 

5QUINTO TOMO

Il tomo quinto è dedicato alla poesia della Postmodernità o Età Globalizzata, con tutti i problemi che ogni scelta comporta. Per questo motivo Giuliano Ladolfi non intende assolutamente tracciare un canone, ma esaminare una serie di poeti come portatori di una particolare istanza all’interno del difficile tentativo della poesia italiana di agganciare la parola alla realtà.

Dopo aver esaminato il cammino di coloro la cui proposta si trova in fase di attuazione, lo studioso prende in considerazione un gruppo di autori, tra i quali molti giovani, i quali nel rifiuto della concezione autoreferenziale e ludica della poesia, nel rifiuto dello scetticismo, nella concezione della poesia come originale interpretazione del reale, nella consapevolezza della fine del “novecento” e nel rapporto con i Maestri della tradizione, stanno compiendo una vera e propria rivoluzione mediante una serie di raccolte di versi destinate a tramandare ai posteri il volto della nostra martoriata epoca.

 

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