I racconti dei migranti del mare

 3 c Amare conchiglie di Kyrahm e Julius Kaiser. (1)

Performance Art di Kyrahm e Julius Kaiser

Nota di Silvia Buffo

Come un Alì dagli Occhi Azzurri

« Alì dagli Occhi Azzurri
uno dei tanti figli di figli,
scenderà da Algeri, su navi
a vela e a remi. Saranno
con lui migliaia di uomini
coi corpicini e gli occhi
sulle barche varate nei Regni della Fame. Porteranno con sé i bambini,
e il pane e il formaggio
Porteranno le nonne e gli asini, sulle triremi rubate ai porti coloniali.
Sbarcheranno a milioni, vestiti di stracci
asiatici, e di camice americane.
Subito i Calabresi diranno,
come malandrini a malandrini:
“Ecco i vecchi fratelli….»

Questi sono i versi di “Profezia”, poesia di Pasolini scritta probabilmente già nel 1962 e pubblicata nel volume “Poesia in forma di rosa”, famosa anche per la dedica a uno dei più grandi scrittori contemporanei: «A Jean Paul Sartre, che mi ha raccontato la storia di Alì dagli Occhi Azzurri».

E con l’immagine emblematica e personificante di Alì si è chiusa la Performance Art di “(A)mare Conchiglie” di Kyrahm e Julius Kaiser, dedicata ai migranti del mare, interpretata dalla stessa Kyrahm, lì sulla spiaggia di Forte Sangallo lo scorso 3 luglio 2015 per la Biennale di Anzio e Nettuno.

La poesia è ancora una volta protagonista incontrastata e dà sollievo all’amarezza e alla commozione di storie indelebili da parte dei migranti, alternate da versi declamati in lingua d’origine.

Chi incontra i volti di (A)mare Conchiglie diventa testimone: le artiste sono riuscite a creare un inscioglibile legame fra noi e i migranti attraverso l’ascolto delle loro vite in un’atmosfera quasi mistica.

Il sole sta per tramontare sul litorale a nord di Forte Sangallo a Nettuno, sotto i palazzoni che piovono a picco verso una piccola spiaggia, teatro del drammatico sbarco degli alleati durante la Seconda Guerra Mondiale.

aaaaaaaaaaaaaaaaaUna lunga tavolata bianca è apparecchiata in mezzo al mare: frutta, vino, cibo, e una fila di sedie vuote.

Un gommone avanza fino a riva e i passeggeri procedono verso il banchetto: un anziano, due giovani donne, alcuni ragazzi africani prendono posto davanti a una piccola folla che si avvicina incuriosita dall’insolita visione.

Gli ospiti mangiano, bevono, sono semplici gesti quotidiani. Ma è lo stare così, oniricamente sospesi sull’acqua, a indurre la contemplazione degli astanti. E’ una immagine estetica curata nel dettaglio: la composizione del tavolo bandito nell’acqua evoca l’iconografia cristiana dell’ultima cena. Sguardi profondi si perdono nel mare.

Il silenzio viene rotto dalla voce dei loro racconti. Racconti drammatici come colpi dolorosi dritti allo stomaco: dell’ex emigrante italiano in Germania nel Dopoguerra che ricorda i treni speciali riservati ai meridionali ammassati nelle stazioni di Roma e Milano. Quel via vai di umanità dai tanti dialetti, con in mano valige di cartone legate con lo spago, in attesa di essere smistati nei luoghi più remoti d’Europa. Un esodo che ricorda quello di inizio secolo scorso, quando ci si imbarcava a Napoli sulle navi dirette in America, come racconta Kyrahm quando ricorda il bisnonno, proprio di origini calabresi per tornare ai versi di Pasolini, che lasciò moglie e figli e non tornò mai più.

Ma sono le voci drammatiche dei ragazzi venuti dal mare a destabilizzare: i migranti africani, protagonisti dei recenti fatti di cronaca, si raccontano attraverso storie di morte, disperazione e sangue fino al pianto del pubblico presente. Qualcuno non regge la commozione, si allontana per calmarsi e poi ritorna ad ascoltare.

I ragazzi nigeriani ripercorrono ciascuno la propria odissea. Ragazzi che non hanno più nessuno al mondo: a Gentle e Promise, appena ventenne, hanno massacrato genitori e nonni senza alcuna pietà.

0h Amare conchiglie di Kyrahm e Julius KaiserFuggono dapprima verso la Libia, ma qui troveranno la guerra, come John, che racconta l’inferno del carcere sotterraneo nel quale è finito senza alcun motivo. Il quarto nigeriano rimane in silenzio, le ferite che porta addosso sono visibili a tutti. Si trovano quindi costretti a fuggire verso l’Europa. E come tanti altri anche loro si sono ritrovati in una di quelle carrette del mare salvate in extremis che conosciamo dai bollettini dei telegiornali.

K + J : «Qui in Occidente abbiamo dimenticato la paura di poter morire da un momento all’altro».

 

I ragazzi ora vivono nel centro di accoglienza a Nettuno, insieme ad altre decine di migranti tutti in attesa dei documenti per poter rimanere e ricominciare una vita nuova.

«Qui ci sentiamo al sicuro, non ci ammazzano, siamo grati all’Italia» – mormora Gentle commosso ringraziando d’essere stato salvato in mare.

La marea nel frattempo è salita fino alle ginocchia, il banchetto nutre chi ascolta.

La parola ora passa ad Ambra, la giovane donna di colore dall’accento milanese, nata da un africano e da una donna siciliana, che dopo averla data in adozione, la riprende con sé più per paura del disonore che per amore.

Il convivio volge al termine, tutti si alzano in piedi e si incamminano verso gli scogli mentre Ambra intona un canto gospel: il pubblico li segue come ipnotizzato.

Negli scogli ad attenderli c’è una valigia. Uno dei migranti la apre: è piena di sale. Il canto continua intonando un rito solenne: tutti, uno alla volta gettano manciate di sale in mare. Per ricordare i fratelli che non ce l’hanno fatta, morti in mare. Per restituire il mare al mare.

Kyrahm e Julius Kaiser

Kyrahm è un’artista visuale, autrice, regista, attrice e performer. Collabora con Julius Kaiser, videomaker, regista, drag king e performance artist. Il loro lavoro spazia dall’arte contemporanea con la realizzazione di performance artistiche dal forte impatto emotivo presentate in un progetto itinerante Italia e all’estero, al cinema con la realizzazione di documentari e film indipendenti. Artiste ed attiviste in ambito sociale, hanno ottenuto in Italia e all’estero riconoscimenti e premi internazionali.

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