Fabio Pusterla, “Argéman”

 

agguato all'incrocioArgéman: sono le lingue di neve perenni annidate in certi anfratti di montagna.
Iris argeman è anche un fiore purpureo del deserto.
Nahal Argeman è un villaggio della Palestina, che dalle alture guarda il Giordano. Intorno, terra bruciata, muri che chiudono territori feriti.
Sono richiami lontanissimi, neve alpina e sabbia orientale, passaggi stringenti.
La voce del poeta viaggia a ritroso, contro la corrente, verso la sorgente, per reinventare il suo dovere di memoria; perché nel dialogo profondo e muto tra la poesia e i suoi lettori, ha ricordato Pustrela quando ha ricevuto il Premio Napoli, in questo riconoscersi uguali davanti al mistero della bellezza, risiede forse la nostra estrema possibilità di strapparci alla pura biologia, alla pura causalità, alle forze cieche.

E ancora, spiega il poeta. 

Argéman. L’incontro con questa parola, alcuni anni or sono, è stato particolarmente importante, per me; ne è nata, prima, una poesia, e poco dopo la convinzione che un giorno, se le cose che andavo scrivendo si fossero mai composte in libro, quello avrebbe potuto e dovuto essere il titolo giusto; perché in quella parola, nei suoi molteplici significati ma anche nelle sonorità che la compongono e nel suo aspetto ‘argenteo e misterioso’, per così dire, mi pareva di cogliere il coagulo dello stato d’animo contraddittorio con cui ho convissuto in questo periodo, e di cui il libro ora è espressione. Dico ‘stato d’animo”, e questo fa subito pensare a una questione privata e soggettiva; ma intendo anche dire ‘stato delle cose’, ‘stato del mondo’. L’essere nel mondo che questo libro prova ad esprimere mi pareva, e continua a parermi, esattamente pronunciato dalla parola argéman e nella sua contraddittoria significazione.”

Fabio Pusterla, in un’intervista a Yari Bernasconi

 

UN ESTRATTO DAL LIBRO

Nahal Argeman, dunque, il mondo
alla rovescia. Altrove lingua di neve
che chiama verso l’oltre,
quaggiù lingua di terra bruciata bruciante,
l’ustione di una vicenda umana senza speranze,
e più ancora dei morti l’orrore
più nero subìto che torna e trasforma
la mano in pugno che schiaccia altre vite
altre vittime uguali.

Lastre verticali, torrette di guardia.
Requisizione dell’accqua.
Bambini di pietra.

E tu, sweet child in time,
wait for the ricochet.

*

Un fiume. Cos’è un fiume nel deserto?
Dentro un deserto che non possiamo vedere
c’è un fiume soltanto immaginato, che scende
uguale da millenni devastati e luminosi di storia,
passi e passi e mani passate di qui
tra battesimi e fustigazioni: e per finire
lo stupore, davanti al concetto di fiume, il nostro
commosso stupore. Nell’acqua,
sulle rive dell’acqua che dice
altro sempre e che va.
Che disseta animali.

*

Non dai potenti o dai trattati, mai.
Solo dal cuore degli umili la pace.
La voce del fiume, che scorre.
I nostri occhi ulcerati.

*

Lingua di neve alpina
lingua di terra orientale
torrente che cammina
coincidenza che lascia sperare.

Argeman argemonion
suono d’argento vivo
specchio di gelo, montagna
di roccia e fil di neve.

Argeman sguardo che cerca
argeman bocca che dice
quando scende la notte
e la luce svanisce.

Svanisce dietro le cime
o al fondo dei deserti.
Quando la tenebra è lama
e gli occhi rimangono aperti.

Da : Argérman, di Fabio Pusterla, MARCOS Y MARCOS, 2014 (16.00 euro)

Pusterla6-150x150BIO
Nato a Mendrisio nel 1957, Fabio Pusterla si laurea a Pavia con Maria Corti.
La prima raccolta di poesie, “Concessione all’inverno”, esce da Casagrande, a Bellinzona, nel 1985. Suscita il consenso immediato di critici e poeti. La sua poesia selvatica, luminosa, molto comprensibile, conquista il pubblico. Una poesia che combina tempeste e spiragli. Nature sublimi e catrame. Lampi lirici, ma anche tuoni politici. Moniti, carezze, visioni. Da allora, si succedono “Bocksten”, “Le cose senza storia”, “Pietra sangue”, “Folla sommersa” e “Corpo stellare”. Nel “Nervo di Arnold” propone un ampio itinerario tra le pieghe più feconde della letteratura contemporanea. Significativa anche la sua amicizia con Philippe Jaccottet, celebre poeta francese di cui traduce varie opere: “Il barbagianni. L’ignorante”, “Alla luce d’inverno”, “E, tuttavia”.
Ha ricevuto il Premio Montale (1986), il Premio Schiller (1986, 2000, 2011), il Premio Dessì (2009); i Premi Prezzolini (1994), Lionello Fiumi (2007) e Achille Marazza (2008) per la traduzione letteraria; il Premio Gottfried Keller (2007), il Premio svizzero di letteratura (2013) e il Premio Napoli (2013) per l’insieme dell’opera.
Fabio Pusterla vive ad Albogasio, sulla frontiera fra Italia e Svizzera.

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