David Huerta, “La strada bianca”

David_HuertaNota di Lucia Cupertino

 

L’esplorazione condotta da David Huerta in questi versi è a tratti una discesa nella caverna platonica, a tratti un viaggio più complesso e meraviglioso, attraverso le facce di un diamante. Come dice il poeta citando Beckett, l’unica ricerca che valga ancora la pena di essere intrapresa è lo scavo e fin dai versi d’esordio Huerta si lancia in una discesa negli abissi di sé stesso e, più avanti, in una spelonca per osservare il “segno del giorno” assieme ad un archeologo.

Questo scavo, diventata ormai cedevole ogni percezione, si moltiplica inaspettatamente in molteplici direzioni e il poeta è in ogni dove e in nessun luogo, preda di un gioco di specchi, folgorazioni e tremule immagini. Sembra si possa già affermare l’identità del trickster quando scrive “Sul ciglio della strada / Stendhal muove / uno specchio” ma “Dietro Stendhal / c’è un punto / oscuro, / una strada, /qualcuno / che somiglia a me /– o a lui –, / un altro specchio”. Dietro a quell’altro specchio c’è la parola poetica in tutto il suo lucore, la sua forza seducente, l’amarezza, il suo riparo, la sensualità, la raffinatezza del filosofare, la stratificazione delle più preminenti voci della letteratura messicana e latinoamericana.

 

 

El pensador

 

Sentado en medio de los chisporroteos, de las babas
del siglo, de los ramos de estaño que rechinan y se curvan
hacia la mano de la doncella hipnotizada,

sentado a tientas en la oscura
limpieza del orgasmo, sentado y desnudo, sentado y vestido
por las carnales turgencias de una capa de ozono,

sentado entre los azules chasquidos y los ángulos apetitosos
de un muslo de muchacha desmayada y blanca,
más pálida, más lunar, más lánguida
cuanto más cerca de los ejes en racimo y más situada
en la vecindad de su visible dominio,

sentado y pensando en los caballos,
en las desigualdades sociales, en no-importa-qué,
en los galicismos, en la prosa del mundo,
en el antipático Hegel, en la necesidad
de tirar la basura. El pensador

 
se levanta luego, camina por las habitaciones azules
y por el Desierto de Gobi. Se sienta de nuevo.

 

Il pensatore

Seduto in mezzo agli scoppiettii, alle bave
del secolo, ai rami di stagno che stridono e si curvano
verso la mano della donzella ipnotizzata,

 

seduto a tentoni nell’oscura
pulizia dell’orgasmo, seduto e nudo, seduto e vestito
dai carnali turgori di una cappa di ozono,

seduto tra gli azzurri scricchiolii e gli angoli appetitosi
di una coscia di ragazza spossata e bianca,
più pallida, più lunare, tanto più languida
quanto più prossima agli assi a grappolo e posta
nelle vicinanze del suo visibile dominio,

seduto e pensando ai cavalli,
alle disuguaglianze sociali, a non conta che cosa,
ai gallicismi, alla prosa del mondo,
all’antipatico Hegel, alla necessità
di buttare la spazzatura. Il pensatore

poi si alza, cammina nelle stanze azzurre
e nel Deserto di Gobi. Di nuovo si siede.

*

El fuego visible

Esto es el fuego de la visibilidad,
astillas de trapos, enrojecidos restos
debajo de los pliegues de brasas, de las láminas
de yescas irritadas. Fuego de mesas
y de párrafos, de párpados entrecerrados
y de tintas de centellas; fuego
de curvas luminosidades; fuego
de danza y fenomenología, enraizado
en los filamentos de la apariencia.

Esto es el fuego que sale de los ojos:

el barro fino y frágil de las retinas,
los hilos de arcilla
de las heroicas pupilas. De tierra
el fuego en el aire de las aguas,
elemental, inconsciente maquínico
en su aleteo de adelgazado autómata
que se inflamara con pasiones y marioneta
en la mano fugaz y fervorosa
del oxígeno. Fuego central y fluido
de las cosas, los cuerpos. Fuego
de los nombres, pedacería de sonidos
ardiendo en los labios
del silencio imposible.

Il fuoco visibile

Questo è il fuoco della visibilità,
scaglie di stracci, resti arrossati
sotto le pieghe delle braci, delle piastre
d’esche infiammate. Fuoco di tavole
e di paragrafi, di palpebre socchiuse
e d’inchiostri di fulmini; fuoco
di curve luminosità; fuoco
di danza e fenomenologia, attecchito
ai filamenti dell’apparenza.

Questo è il fuoco che sgorga dagli occhi:
il fango fragile e fine delle retine,
i filamenti d’argilla
delle strenue pupille. Di terra
il fuoco nell’aria delle acque,
elementare, incosciente macchinico
nel suo battito d’ala di scarnito automa
che s’infiammi di passioni e marionetta
nella mano fervida e fugace
dell’ossigeno. Fuoco centrale e fluido
delle cose, dei corpi. Fuoco
dei nomi, scarti di suoni
ardenti sulle labbra
del silenzio impossibile.

*

Lago

Lago donde entonces rebrilló
una sustancia verdosa de misterio,
una sospecha de piel,
una perfumada rasgadura
de nieve y llamarada.
Lago donde una rosa,
donde una línea de Donatello,
donde inclinaste la mano
hacia las orillas encendidas y húmedas.

Lago donde al fin
hubo un fuego
de inflamado y místico
sobrevuelo, un anuncio
de inmanencia
y riqueza, una transformación
y elevación
de las aguas.

 

Lago

Lago dove allora riverberò
una sostanza verdastra di mistero,
un sospetto di pelle,
un profumato squarcio
di neve e fiammata.

Lago dove una rosa,
dove una linea di Donatello,
dove inclinasti la mano
verso le rive umide e accese.

Lago dove infine
ci fu un fuoco
d’infiammato e mistic
sorvolo, un annuncio
d’immanenza
e ricchezza, una trasformazione
e elevazione
delle acque.

*

Flor y fuego

 

 

Vibra en la mano del amante agua de espejos
y en su espalda se cierra
el ala mercurial de la vigilia.

Ojos abiertos, piernas humedecidas,
pelo y fulgor bajo la sábana
del cielo. Incisiones veraniegas
cunden por vértebras y venas.

Pero la vibración, la cerradura … Toda
punta de nevada energía
se decuplica en la llama deseante.

 

Y las figuras que le salen
al amante por los miembros circundados
crean círculos cegadores
de flor y fuego,
espadas diminutas, arroyos
de luz diseminada.

_

Fiore e fuoco

Vibra nella mano dell’amante acqua di specchi
e sulla sua schiena si chiude
l’ala mercuriale della veglia.

Occhi aperti, gambe inumidite,
capelli e fulgore sotto il lenzuolo
del cielo. Incisioni estive
si propagano in vertebre e vene.

Però la vibrazione, la chiusura … Ogni
punta d’innevata energia
si decuplica nella fiamma bramosa.

E le figure che escono
all’amante dalle membra circondate
creano circoli accecanti
di fiore e fuoco,
minuscole spade, ruscelli
di luce disseminata.

*

 

En donde estés

En donde estés oye la desgarrada boca
del tiempo. No dudes, avanza
contra la montaña de espejos. (Luego
podrás dudar. En donde estés
aprende a dudar
para servir a la vida.) En donde estés
mira los rostros del dolor
y abraza las espigas, desaprende
el agobio, observa el rostro
de tus hermanos
y el tuyo. En donde estés
recuerda y olvida. En donde estés
come con un estoicismo místico.
En donde estés acércate con deseo
y aléjate con repugnancia,
como quería el Lince.
En donde estés piensa en cada cosa
como si ella misma pensara. En donde estés
aprópiate del mundo
y olvídate de las finalidades. En donde estés
inventa finalidades y juega con ellas
hasta el hartazgo trágico y cómico.
En donde estés ejerce tu política.

*

Ovunque tu sia

Ovunque tu sia senti la lacera bocca
del tempo. Non dubitare, avanza
contro la montagna di specchi. (Poi
potrai dubitare. Ovunque tu sia
impara a dubitare
per servire alla vita.) Ovunque tu sia
guarda i visi del dolore
e abbraccia le spighe, disimpara
la fatica, osserva il volto
dei tuoi fratelli
e il tuo. Ovunque tu sia
ricorda e dimentica. Ovunque tu sia
mangia con mistico stoicismo.
Ovunque tu sia avvicinati con desiderio
e allontanati con ripugnanza,
come voleva il Lince.
Ovunque tu sia pensa a ogni cosa
come se anche lei pensasse. Ovunque tu sia
impossessati del mondo
dimentica le finalità. Ovunque tu sia
inventa finalità e gioca con loro
fino alla scorpacciata tragica e comica.
Ovunque tu sia esercita la tua politica.

*

 

El remolino

Adentro, en las rajadas claridades
del remolino, el artista beckettiano
se agazapa, se curva, hecho un ovillo
de uranio, despidiendo toscos perfumes
de fenomenología. Sobre sus espaldas,
la tarde es un vaho de polimorfismo
perverso. El artista beckettiano
cierra los ojos para ver
la transparencia interior,
un dispositivo cómico que ha inventado
para contrarrestar el dolor de cabeza.
Circunda la escena
un teatro filosófico: alma, tiempo,
espacio, trascendencia, muescas
de sílabas. Samuel Beckett deja de escribir,
mete la mano en el remolino
y saca bolsas llenas de frías efigies
– monedas o máscaras de yeso.

Il vortice

Dentro, nelle spaccate chiarezze
del vortice, l’artista beckettiano
si acquatta, si curva, fatto gomitolo
di uranio, emanando grezzi profumi
di fenomenologia. Sulle sue spalle,
il pomeriggio è un vapore di polimorfismo
perverso. L’artista beckettiano
chiude gli occhi per vedere
la trasparenza interiore,
un dispositivo comico che ha inventato
per contrastare il mal di testa.
Circonda la scena
un teatro filosofico: anima, tempo,
spazio, trascendenza, incastri
di sillabe. Samuel Beckett smette di scrivere,
mette la mano nel vortice
ed estrae borse piene di fredde effigie
–   monete o maschere di gesso.

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Cover_Huerta[1]David Huerta, “La calle blanca”

Edizioni Kolibris 2015
Colección Quetzal – Poesía mejicana contemporánea
Traducción de Chiara De Luca (€ 12)

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David Huerta (Messico, 1949) ha tenuto laboratori di poesia praticamente in tutto il paese; ha partecipato a letture poetiche in Messico e all’estero e curato numerose antologie di poesia. Molti dei suoi libri sono pietre miliari della poesia messicana: Cuaderno de noviembre [Quaderno di Novembre, Era, 1976], Huellas del civilizado [Impronte del civilizzato, 1977], Versión [Versione, 1978; Era, 2005, Premio Xavier Villaurrutia], Incurable [Incurabile, Era, 1987], Historia [Storia, 1990, Premio Carlos Pellicer], Los objetos están más cerca de lo que aparentan [Gli oggetti sono più vicini di quel che sembrerebbe, 1990], La sombra de los perros [L’ombra dei cani, 1996], La música de lo que pasa [La musica di quel che avviene, 1997], El azul en la flama [L’azzurro nella fiamma, Era, 2002].
È stato tradotto in inglese, francese finlandese e altre lingue. Fa parte del Sistema Nacional de Creadores de Arte e ha ricevuto borse di scittura del Centro Mexicano de Escritores e della Fondazione Guggenheim.

 

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