Opere Inedite, Isabella Vincentini

 

Isabella_VincentiniIsabella Vincentini (Rieti, 1954) è una poetessa, saggista e critico letterario italiana.

In poesia ha pubblicato: “La pratica del desiderio. I giovani poeti degli anni ’80”, Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta, 1986; “Colloqui sulla poesia. Le ultime tendenze”, Edizioni RAI, Torino, 1991; “Varianti da un naufragio. Il viaggio marino dai simbolisti ai post-ermetici”, Mursia, Milano, 1994; “Diario di bordo”, I Quaderni del Battello Ebbro, Porretta Terme, 1998, “Atene. Tra i muscoli dei Ciclopi”, Unicopli Edizioni, Milano, 2002; “Le ore e i giorni”, La Vita Felice, Milano, 2008. “Colloqui sulla poesia” di Milo De Angelis (a cura di), La Vita Felice, Milano, 2008;  “Lettere a un guaritore non ferito”, La Vita Felice, Milano, 2009.

POESIE INEDITE DI ISABELLA VINCENTINI

 

*

 

PER A. G.

     I

ESODO

Avevo paura dei miraggi
nel deserto dell’anima,
per questo uscii dal tuo Tempio
e scelsi l’esilio.

Volevo sciogliere i capelli e le vesti
come si sciolgono i ceppi
di una lunga prigionia.

Volevo mostrarmi a te
con una grande stella rossa
tra le dita e dirti, vieni …

Per questo, andrò a Est dell’Oronte
non per guarigioni miracolose o profezie,
ma per chiedere consiglio a Simeone
                                             e agli stiliti
sulla conoscenza dei segreti del cuore,

e tu, …

che più di ogni altro sei a conoscenza di tutti i miei segreti,

                                        TU
                                         –    lo capisci il cuore?

***

 

    II

IL CODICE DELL’ALLEANZA
Avrei voluto che tu prendessi le mie parole
per coniugarle e dargli un senso,
ma tu le lasciavi cadere
architetture sospese nel vuoto
ombre, che si allungano su frutti proibiti.

Escogitai spiegazioni, feci ipotesi
domande senza risposta il senso delle cose,
accadono, nient’altro.

Era il giorno nove del mese di Ab.,
partii,
volevo deporre la nostra ora di culto nel Tempio
inizio dell’esodo, senza terra promessa.
Presi con me il Levitico e rispettai
riti, sacrifici, offerte.

L’anima a me nascosta ti cercava
ma io percuotevo il petto, rimproveravo il cuore,
e con salmi curavo l’anima nel deserto
tappe di prova e distacco.

Studiai alfabeti cananei
aramei, ismaeliti, amorriti.
Cambiai le lettere al tuo nome
Adonai … Eleazar Be-Yair …
poi estrassi a sorte.

Il nulla è solo ciò che non c’è
non è il vuoto, è il deserto,
e c’è brezza nella sera.

Lontano palazzi e giardini d’Oriente.
Non pesa l’impotenza dell’esilio
che scorre come i fiumi di Babilonia
che canta come le figlie di Gerusalemme
che irriga i cuori come le piante di rose di Gerico
come gli ulivi maestosi delle pianure.

Adonai … Eleazar Be-Yair …

Fasci di luce e ombre nel volto dei coloni,
sentinelle di legno intagliato, iconostasi di uccelli in fila,
pronti a spiccare il volo, oltre frontiere di mine e di fili spinati.

Adonai … Eleazar Be-Yair …

ho fatto il giro delle mura
passando per le otto porte
per deporre la nostra ora di culto
ai piedi della Spianata.

Toccai con le mani e la fronte
il Muro Occidentale.
Le donne non piangevano
gli uomini non pregavano, combattevano.

Adonai … Eleazar Be-Yair …

con le parole della Genesi, io, pregai:
“Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso
Sono cresciuta come un cedro del Libano,
come un cipresso sui monti dell’Ermon.
Sono cresciuta come una palma in Engaddi”,

Yair, Adonis

“Il suo aspetto è quello del Libano,
magnifico come i cedri.
Le sue gambe colonne di alabastro
Il suo petto è tutto d’avorio,
tempestato di zaffiri …”

Il Cantico dei Cantici lo dice,

esiste la felicità dell’esistere,
e Ghilgamesch trovò il biancospino
con le stesse spine delle rose.

                                 
                                (Gerusalemme, 2 maggio 2012)

***

     III

LA ROSA DI GERICO

A Gerusalemme raccolsi
tutte le spine seminate
lungo la Via Dolorosa,

è bene aspettare da soli,
aspettare in silenzio,

non volevo cadere all’indietro
non volevo si fiaccasse la forza.

                                           –    Sii forte finché
il cuore non si rinfranca e spera.

Non sei mai stato il mio Muro del Pianto,
solo il dolore nell’assenza di peso,
ma con chi sarei salita al Monte delle beatitudini?

Salimmo all’angolo della fortezza
nella torre sud orientale, mi mostrò
una catena di forti dove di notte si accendevano fuochi
per trasmettere messaggi dall’ Eufrate al Cairo.

Il Cairo, Gerusalemme, Persepolis, Susa, Bagdad …
questa è l’ora di sognare le cose
come palme nel deserto.

Ho dormito lontano dalle tende dei Profeti
la sua mano sulla mia

                                           –   Yair, Adonis

Gaza e Gerico, le alture del Golan
i cuori sulle punte delle spade
sulle punte della notte
profumo di cardamono nel caffé
datteri, fichi, mandorli
caratteri affilati come coltelli

                                          –   Yair, Adonis

la fenice e il fuoco,
il cielo si tinge di rosso, come sangue
libera è ogni decisione del cuore.

Chiusa è la Porta d’oro
Porta dei leoni, Porta dei fiori, Porta di Sion
Porta di Damasco …,

ma sullo stipite di quale porta
dentro il piccolo astuccio c’è la preghiera,

mezuzà, preghiera, ma dov’è l’astuccio
e, cosa c’è scritto
                            nella preghiera?

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