Giovanni Tesio, "Il canto dei presepi"

canto_presepi
Dalla nota di introduzione di Giovanni Tesio
Un amico severo e avvedutissimo mi dice che non approva i miei Natali, o perlomeno che non trova spiragli per qualche sua utile considerazione. Mi dice che non c’è agiografia ma invece una miscela agghindata di scherzo affettuoso e di ironia e che quel «cucciolo malcapitato» stramazza sotto gli elogi e gli omaggi, «vezzeggiato invece che già pronto a latitanza, inseguito da prossima strage di coetanei». E mi dice poi che quella stalla con le bestie «non è stanza d’albergo panoramica, ma un posto di barcone alla deriva».
Il mio amico è netto e duro, ma a me il suo giudizio piace proprio perché è franco e non barcolla. E forse ha ragione lui. O forse non si tratta che di una ricezione sfasata, di un diverso sentire. Perché è ben vero che i miei Natali non sono “agiografia” e che si perdono nelle carezze. Ma è vero anche che non sono pure e semplici gozzanerie, se m’illudo – Gozzano pur presente – di avere attaccato al filo dell’ironia – ninfa gentile – anche quell’altro filo che chiamo della nostalgia. Nostalgia che l’ironia attenua e ironia che la nostalgia contrae in manifesto artificio di filastrocche e rime, che hanno appunto per tema «la capanna dal tetto di cometa».
 
alberto casiraghyNo, di fatto agiografia non ce n’è. Non quella dolcezza incantata di Alfonso de’ Liguori, napoletano come l’amico che mi dice le cose che ho riferito. Teologia meno che mai, e se mai molto fuggevole e tutta allusiva. Ma neanche mi pare che le mie rimette siano così manche¬voli di grazia quantunque cifrata. E che tutto sommato non sprigionino (specie, se vedo bene, in certi esiti dei Natali in piemontese) una luce di consapevole e non solo carezzevole melodia.
Io accolgo il giudizio del mio amico come un avviso prezioso. E del resto non ho mai pensato di dare voce a una qualche presunzione poetica. Ma invece di corrispondere a un intento di gioco; di gioco sicuramente “adulto”, ma non del tutto sprovvisto di una resistente quota di incanto: anche grazie – il contrario di “nonostante” – agli orpelli vistosi e alle agghindate variazioni. Nella speranza che qualche lettore condivida, ma anche nella consapevolezza che qualche altro lettore – con la stessa franchezza del mio amico – possa starsene a debita e persino infastidita distanza.
Dopodiché denuncio la mia gratitudine per chi ha voluto aiutarmi a pubblicare questa suite, a cui – bando alle ipocrite contorsioni – tengo molto più di quanto questa prefazioncella si affanni a volersene schermire.
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Il canto dei presepi
Il Natale ha guizzi di pace
semplice come un angelo di creta
ma la guerra ne soffoca la voce
ed è la morte che vince sulla vita
(al Calvario è già la croce)
Il Natale ha ali di luce
bianca come un volo di cometa
ma la notte la sfiora come seta
ed è l’ombra che scontorna la cornice
(è la Pasqua la sua meta)
 
La profezia del fiore
Disposto sul piancito
il piccolo presepio
invita al gesto pio
di un Natale antico.
Degli angeli festanti
in vesti sfolgoranti
additano con gioia.
la spoglia mangiatoia.
Stupiti di fulgore
adorano i pastori
quel fiore profetato
fiorito nel creato.
Nel cuore della notte
che è bianca più del latte
lo stabbio consacrato
è un unico belato.
Nel cuore degli astanti
rivivono gli incanti:
ritorna l’innocenza
insieme alla speranza.
E tutto è bene e buono
nel regno del perdono.
E tutto è benedetto
nel segno del riscatto.
Ma il pianto ha da venire
ha da venire il lutto:
ancora ha da morire
il fiore dentro il frutto.
 
 
 
La greppia-cometa
 
La greppia s’accende
di luce gremita:
accoglie la stalla
la stella cometa.
La paglia s’indora
di nuova sorpresa
s’inonda la notte
di gioia segreta.
Il Bimbo sorride
con occhi d’amore
si schiude alla vita
il trepido fiore.
L’annuncio vien dato
dagli angeli lieti
gaudiosi cantanti
di cori mansueti.
Pastori convengono
sgomenti e confusi
e offrono i doni
con umili frasi.
Giuseppe stupisce
Maria si squaglia
il bue muggisce
e l’asino raglia
Ma tutto si scuce
la luce s’ingromma
già pensa alla croce
la mamma, Madonna.
Il segreto della stella
La stella cometa
illumina a giorno
la notte segreta.
Pastori stupiti
rispondono al coro
di angelici liuti.
Ignaro al portento
il bravo Bambino
sorride contento.
Sua madre presaga
contempla la greppia
con lieve carezza.
Suo padre accarezza
– l’occhio severo –
solenne il mistero.
E l’asino e il bue
s’inchinano in due
con dolce cavezza.
Ma il grande riscatto
annuncia il destino
che attende quel putto.
Nei miti sorrisi
l’addio gioioso
del fiore al suo frutto.
Il segno dell’ombra
Aureole d’oro
con sante saette
perforano il buio
di luci perfette.
Con lucido cuoio
– mitissimo e snello –
congiunto alla greppia
si sta l’asinello.
Sorride dal cappio
al Bimbo natio
con animo buono
il bove più pio.
E lodano il dono
– portato divino –
gli angeli in coro
facendo mattino.
Maria lo adora
Giuseppe l’aggaia
la stalla devota
si colma di gioia
(Pastori alla soglia
recanti i lor frutti.
Strappati ai palagi,
discosti i re magi).
Godendo il Bambino
la notte natale
lo segna il destino
del giorno fatale
Di lieve corruccio
la ruga l’infiora,
annuncio e presagio
dell’ora futura.
La povera festa
in veste dimessa
la grande promessa
invera di già.
Sul volto del figlio
il segno dell’ombra.
Fiorita sul ciglio
la ruga lo sa.
di Giovanni Tesio “Il canto dei Presepi”, Interlinea, 2014
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L’AUTORE
Giovanni Tesio, ordinario di letteratura italiana presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale e critico letterario di “La Stampa”-“Tuttolibri”, è nato a Piossasco (Torino) nel 1946. Tra i maggiori esperti di poesia in dialetto, è presente in alcune riviste scientifiche come il “Giornale Storico della Letteratura Italiana”, “Lettere Italiane”, “Belfagor”, “Critica Letteraria”, “Paragone” e “Studi Piemontesi”. Attento, sulla linea segnata da Carlo Dionisotti, alla geografia e alla storia della letteratura italiana, muove la propria attività di ricerca prevalentemente lungo i versanti del rapporto tra scrittura e territorio. Per Interlinea ha pubblicato il saggio I più amati. Perché leggerli? Come leggerli?, curando inoltre l’autobiografia-intervista di Sebastiano Vassalli Un nulla pieno di storie, l’antologia L’ombra della stella e la raccolta di racconti di Mario Soldati Un sorso di Gattinara. Parole essenziali. Un sillabario è uscito con Interlinea nel 2014.

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