Paul Celan, Giornata della Memoria 2014

convegno_celan_500Nel giorno della Memoria, incontro promosso dalla Sapienza, Università di Roma Presso le Ex vetrerie Sciarra, Via dei Volsci 122.
Il 27 gennaio è il giorno della Memoria, ma fare memoria è un atto continuo. Si dispiega nella profondità del tempo e nella quotidianità di gesti come leggere, osservare, guardare, scrivere, condividere. Paul Celan è tra i poeti in grado di insegnare a chi legge, studia, ascolta, l’atto del fare memoria. Memoria di qualcosa di inconfigurabile che lui chiamava “l’Accaduto”.
Paul Celan, secondo George Steiner “il più grande poeta del Novecento”, è riuscito a pronunciare lo sterminio senza mai nominarlo. Ci è riuscito per giunta in tedesco, lingua-madre e lingua degli assassini di sua madre. Nato nel 1920 in Bucovina, enclave multilinguistica già austroungarica, poi rumena e oggi ucraina, Celan condusse una vita errante: Czernowitz, Bucarest e Vienna, poi Parigi, dove morì suicida nel 1970.
Diceva: “Ognuno resta legato alle proprie date, colpito dall’accento acuto della Storia, piuttosto che cullato dal circonflesso dell’Eterno”. E motivava la sua scrittura proprio a partire da una data, il “20 gennaio”, il giorno in cui fu decisa la “soluzione finale” sul Wannsee a Berlino, nel gennaio 1942. Le date, siano il 20, o il 27 gennaio, s’incidono nel nostro modo di ricordare, raccontare la memoria, pensare il futuro; cambiano la nostra posizione nel mondo, anche oggi più di sessant’anni dopo.
Celan_passphoto_1938La parola Olocausto, dal greco olo-kaustos, tutto-bruciato, legata a una tipologia di sacrificio diffusa in area ebraica, cananea, greca, fu introdotta nel lessico corrente da Elie Wiesel (premio Nobel per la letteratura e scampato a Auschwitz); la parola Shoah, già attestata nei Salmi ma diffusasi in Palestina nei primi discorsi sul genocidio nazista dal 1940, indica letteralmente una catastrofe naturale. Celan non disse mai Olocausto, né Shoah. Diceva: l’Accaduto. Tutta la sua poesia è un farsi parola di quell’Accaduto. Accaduto per volontà umana: non fu certo un sacrificio religioso, né un evento atmosferico, ma una deliberata distruzione operata da uomini, nella Storia.
In un appunto del 1968 Celan annota però una parola, inusuale per quanto antica, per dire l’Accaduto in relazione al suo impegno di poeta: Hurban. Hurban è parola che nasce dalla radice ebraica Het-Resh-Bet (HRB), tre lettere dell’alfabeto ebraico che danno origine al campo semantico di ciò che resta, delle rovine, dei residui in generale, da quelli archeologici a quelli biologici. Ma soprattutto ha un valore teologico. Hurban è la parola che designa la prima distruzione del Tempio di Salomone prima dell’Esilio di Babilonia, e poi del secondo Tempio di Gerusalemme accaduta nel 70 d.C., a partire dalla quale si misura il tempo della diaspora. Hurvah è una delle più belle sinagoghe di Gerusalemme, distrutta e rinata più volte.
paul_celan_bukarest_1947Perché questa parola interessava tanto Celan? Essa racchiude in tre consonanti la distruzione per mano empia dell’uomo, la presenza di rovine e residui, ma anche la possibilità di una ricostruzione. Mettiamola accanto ai versi della poesia che Celan non a caso intitola Residuo cantabile (1967): “- Labbro interdetto, fai sapere/ che qualcosa accade, pur sempre/ non lontano da te”. “Qualcosa accade” in un doppio senso: accadono violenza e distruzione, ma si apre anche una possibilità di costruzione. Ma già in un’altra poesia, la terribile Stretta (1959), Celan ci porta per mano “nel luogo ove essi giacquero”, “luogo senza nome”, in cui la scrittura stringe voci spezzate, resti e frammenti di corpo, vite e luoghi polverizzati, e tuttavia apre lo sguardo verso la ricostruzione: “Dunque/ ancora s’innalzano templi. Una /stella /ancora fa luce./ Nulla,/ nulla è perduto”.

Paul Celan in Italia 2007/2014. Un percorso tra ricerca, arti e media prova a mettere insieme diversi saperi e ambiti della cultura, della ricerca, della didattica – studenti delle scuole superiori e studenti universitari, studiosi maturi e studiosi più giovani, artisti della parola, della grafica e dell’occhio, della musica e dell’incisione, che negli ultimi sette anni si siano confrontanti con l’opera del poeta nel senso di una memoria che si costituisca come pietra per ricostruire templi.
celanIl Progetto Celan in Italia, con cadenza settennale (il primo incontro si è volto a Napoli nel gennaio 2007), vuol essere anche un modo per fissare in Italia la memoria di questo grande poeta della memoria, proseguendo un’indagine sulla ricezione di Celan nella cultura italiana attraverso gli studi dei più giovani, gli esperimenti degli artisti, la presenza nei media, nelle scuole e negli insegnamenti universitari.

Durante le giornate del 27 e 28 gennaio 2014 verranno presentati studi e pubblicazioni realizzati negli ultimi sette anni in ambito universitario ed editoriale, insieme ai risultati del progetto A scuola con Paul Celan, nato dalla collaborazione tra il Dipartimento di Studi Europei Americani e Interculturali della “Sapienza” di Roma e il Liceo Scientifico (“Sperimentazione Brocca”) Lazzaro Spallanzani di Tivoli.

PROGRAMMA
Lunedì 27 gennaio 2014 “Sapienza” Università di Roma Aula A – ex vetrerie SciarraVia dei Volsci 122, Roma
ore 10.00 – 19.00
9.30 Saluti
10.00 A SCUOLA CON PAUL CELAN
Intervengono gli alunni del VB del Liceo scientifico “Lazzaro Spallanzani” di Tivoli.
Introduce la professoressa Paola Muroni
11.30 Pausa caffè
11.45 Jacopo Angelini (Università “Sapienza”) “Un ordito poroso”
12.00 Enrica Giannuzzi (Università “Sapienza”) “Engführung. Una cosmogonia atea”
12.15 Marco Capriotti Paul Celan – “Carmelo Bene. Due corpi a corpo con i significanti”
12.30 Andrea Cauduro “Comporre dopo (e durante) la Shoah”
13.00 Pausa
14.30 Registrazione
 
15.00 ELARGISSEZ L’ART!
Modera Carla Subrizi
15.15 Giosetta Fioroni
15.45 Elisa Biagini “Dare acqua alla pianta del sognare”
16.15 Giuseppe Caccavale “La Contrescarpe”
16.45 Laura Canali “Geopoetica e Paul Celan”
17.15 Pausa
17.45 Edoardo Trisciuzzi “Alchimie della memoria. Immagini celaniane nell’opera di Anselm Kiefer”

18.15 Alessio Scarlato “Per una svolta del respiro cinematografico”
ZIBALDONE DI COSE
Via dei Marsi 1/3, (San Lorenzo) Roma
ore 19.30 – 23.00
POETI E TRADUTTORI PER PAUL CELAN
Intervengono Elisa Biagini, Giosetta Fioroni, Massimo Baldi, Helena Janeczek, Antonella Anedda
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Martedì 28 gennaio 2014 “Sapienza” Univeristà di Roma Aula A – ex vetrerie Sciarra Via dei Volsci 122, Roma
ore 10.00 – 19.00
10.00 DAS GEDICHT WILL ZUM EINEN ANDEREN
modera Helena Janeczek
10.00 Alessandro Baldacci “Il respiro della necessità: Paul Celan nella poesia italiana contemporanea”
10.20 Paola Gnani Tra “pietra e stella”. Paul Celan e la tesi adorniana sulla “poesia dopo Auschwitz”
10.40 Massimo Pizzingrilli Ricercar della morte o incastro della morte? Prove di traduzione per Celan…, “ma Celan è così complicato in queste faccende”!
11.00 Marina Pizzo “Essere umani: il Meridiano di Paul Celan”
11.20 Amelia Valtolina “La presenza della poesia”
11.40 Francesca Zimarri “La pietra che fiorisce, la lingua che pietrifica. Il percorso dell’ultimo Paul Celan nel ciclo Eingedunkelt”
 
12.20 DIE LANDSCHAFT, AUS DER ICH
modera Amelia Valtolina
12.40 Lorella Bosco “Die Pole: la Gerusalemme interstiziale di Paul Celan”
13.00 Mario Pezzella “Trauma e memoria nella poesia di Paul Celan”
13.20 Marit Rericha Percezione e prospettiva nei luoghi celaniani
14.00 Pausa pranzo
 
15.00 IN EINES ANDEREN SACHE
modera Arturo Larcati
15.00 Roberta Arena “Paesaggio, passeggiata e poesia. Verso uno studio del paesaggio letterario contemporaneo”
15.20 Enza Dammiano “Paul Celan traduttore: il poeta “setzt Wundgelesenes über”
15.40 Diletta D’Eredità “Paul Celan in traduzione”
16.00 Barnaba Maj durch… den Büßerschnee…L’ultima poesia del ciclo Atemkristall
16.20 Gabriella Sgambati “La lingua di Paul Celan tra anagrammi ed ecolalie”
16.40 Pausa caffè
 
17.00 DIE SPRACHE, UNVERLOREN
modera Camilla Miglio
17.00 Massimo Baldi “Tra il dire e il detto, il crimine. Paul Celan e Bertolt Brecht”
17.20 Ylenia Carola “P.Celan/J.Derrida. Struttura fugata e etica dell’incontro”
17.40 Arturo Larcati “La fortuna di Paul Celan in Italia negli anni Cinquanta”

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