Poeti del Festival di Sète

“Nel luglio 2013 ho partecipato al festival di poesia di Sète, in Francia. Il festival di Sète è organizzato dall’associazione Voix Vives, che raggruppa una serie di festival che abbracciano tutto il Mediterraneo. Tra essi, oltre a quello di Sète, quello di Genova, quello di Toledo, in Spagna, quello di El Jadida, in Marocco. L’idea di base è l’utopia del Mediterraneo cone mare di Pace, come incontro dei popoli. Ho selezionato sette poeti tra i partecipanti del festival, in una micro-antologia. Le traduzioni sono state fatte dal francese, lingua in cui erano tradotti tutti i poeti, con i limiti che può determinare una traduzione di una traduzione. Traduzione che ho fatto in collaborazione con Olivier Favier. Ho cercato d trasmettere una sensazione: l’energia che proviene da poeti di paesi che più profondamente hanno vissuto la crisi, in un Mediterraneo che è europeo solo in una delle sue parti, e che è “occidentale” in una parte ancora minore.”

Carlo Bordini

Hadžem Hajdarević
Bosnia-Erzegovina
.
Traccia di lumaca, una poetica
Questa scrittura, simile ad una traccia di lumaca,
è il miraggio del nostro soggiorno più lungo
quaggiù. I grafemi brulicano come formiche
kamikaze nei nodi scorsoi dell’ortografia
Si sbriciolano dei frammenti del vissuto, del nulla, si sfrondano
le foreste delle metafore… In quanti erano ancora
ad immaginare questo mondo – a seminare il loro piccolo
orrore terrestre? Uno aveva l’indice
sulla tempia, l’altro una pallottola
in fondo al cervello, e le erbe
su una tomba dimenticata non ricordavano a nessuno l’odore
dell’anima dell’alloro. Questa scrittura,
questo fischio della carne impaurita, questa cenere
della perfezione inafferabile durerà
il tempo di un isola di luce al capo
di un fiammifero, il tempo della propria oscurità…

 

*

Sladan Lipovec
Croazia

Inferno (*)

le piogge scendono
lungo le scale della febbre
la depressione attacca la ricca preda

sulle coste ombrose del nord
dentro gli uffici sterili di grattacieli di vetro
con ascensori veloci e impercettibili
comincia la discesa
verso il nulla
colmo di déi inventati
e di veri diavoli
che decidono le tariffe

lungo i binari scivolano gli impulsi suicidi
sotto i treni pesanti che trasportano la merce a buon mercato
a destinazione di vetrine lussuose cui non daremo mai un’occhiata
senza essere subito falciati dai prezzi implacabili

le piogge scendono
lungo le scale della febbre

zombies nelle catacombe
delle ascensioni finanziare
e delle crisi finanziare

nessuno guarda nessuno
nessuno si ferma

(*) In italiano nel testo originale.

*

Salah Stétié
Libano

L’ombra dei fiumi

Quella che ho persa
E persa di nuovo per bisogno di perdermi
E’ un albero vestito dalla sua fiamma
Il fuoco la tocca e la abbandona
Nella sua nudità bianca e nera e bianca
Perché dal suo corpo predestinato se ne vada la notte
E porti lontano col sangue l’ombra dei fiumi

Parlo del tuo corpo parlo della tua anima
Nello stesso cestino alleggeriti dalla loro neve
O amore mio su un cavalletto seduta
Maestà del tuo corpo aperto in bocca estrema
Sull’oro immateriale dei tre bottoni d’oro
Che i tuoi cani non custodiscono mai più, a che pro?

Ti saluto notte nuda
Cammini per la strada priva di lume
Là dove vai cade la pioggia e ti affama
Tu che non parli più con la tua voce
Formica metafisica
Lasciando a me solo la cura di nominare l’Essere

*

Issa Makhlouf
Libano

Il grembo della donna
(Estratti)

Sbirri, sostenitori di regimi totalitari, attentatori coll’autobomba, sganciatori di ordigni esplosivi, tutti escono dal grembo della donna.

*

Le due guerre mondiali sono state fatte da soldati usciti dal grembo della donna.

*

Pieno e generoso è il bacino della donna, fin dall’epoca delle dee della fertilità e fin dalla nascita delle civiltà preistoriche.

*

Il pilota che ha sganciato la bomba su Hiroshima il 6 agosto 1945 ha dato al suo bombardiere il nome di sua madre: Enola Gay.

*

Il mare è onde.
Ogni onda beve l’acqua dell’altra. Il grembo della donna è così.

*

Liscio come una pietra che conterrebbe acqua.
Fonte di carne viva. Volta di mezzaluna da cui il sole si leva.
Ora segreta che attende la propria genesi e prevede la propria fine.

*
Levigato è il grembo della donna. Cinto di luce da ogni parte. Prodigo, si dilata e ricade. Le piogge che nasconde si scaricano ridendo. Bianco, è d’avorio. Bruno, è di rame. Nero, è profilo di notte.

*

Parigi, Museo d’Orsay, L’Origine del mondo. Pieno di gioia, il sesso della donna sboccia e si riversa serenamente.
Dalla sua altezza, domina la nascita e la morte, e suggerisce che la verità si trova al di là di questa dualità.

*
Il luogo della nascita è quello stesso dell’amore.

Il piacere sessuale è un compenso della natura a chi la serve assicurando la continuità della specie. È l’elemosina che il ricco getta al povero sulla porta delle chiese.

*
È dal grembo che viene la maternità. Essa esiste nell’animale e nell’uomo, nelle pietre e nelle piante. Purché i nostri occhi siano in grado di vederla.

La maternità è senza limite.

*

Secondo l’Unicef, i nove mesi che i milioni di bambini del Terzo Mondo passano nel grembo della madre sono gli unici che vivono in pace in tutta la loro vita.

*

Se l’istinto di vita non fosse più forte della paura istintiva della morte, la donna non concepirebbe.

*

Marianne Catzaras
Francia
.
Aeroporto di Atene alle 4 del mattino
Tepore insopportabile delle prime ore
Troppo presto per il pullman
I tassi gialli fanno la coda proprio sulla pista
Alcuni viaggiatori si attardano accasciati
Traversano addormentati la paura della notte
Vanno e vengono
Come uccelli che sobbalzano
Vanno e vengono
Ipnotizzati dalla ripetizione dei loro gesti
Vanno e vengono

-Per il lungomare o per l’entroterra?
mi chiede l’autista del tassì
Aspetto la coincidenza per Patmos
sono qui per un lutto

 

*

Ángela Inés García
Colombia
.
L’AMATO è doppio
il presente e l’assente
il visibile e il rimembrato

Il primo è fedele con la sua vicinanza
l’altro con la sua perfezione

All’uno sono fedele con tenerezza
l’amore ci assalta.
All’altro sono fedele col desiderio
l’amore ci obbliga.

Dico all’uno:
vivo con te
ma ti amo.

Dico all’altro:
vivo senza te
ma ti amo

E’ difficile sapere quale dei due
è quello inventato

*

 
Claudio Pozzani
Italia

A mia madre

Ti ho visto in faccia
in quella stanza
io sporco di sangue e muco
tu stravolta e curiosa
Ho tentato di dirti
che non ero sicuro
di voler restare fuori di te
ma le parole che avevo in testa
nella mia bocca si impastavano male
Avevo appena imparato
che tutta la vita
sarebbe stata ipocrisia e paradosso
ti avevo appena fatta soffrire
ti avevo fatta sanguinare
eppure ero io a piangere
e tu a sorridermi
Ti ho visto in faccia
in quella stanza
mentre mi portavano via
C’ era troppa confusione
per dirti quanto fossi felice
di poter finalmente dare un viso
al ventre che mi aveva ospitato
E più tardi
con i miei colleghi
si discuteva di reincarnazione,
di eterno ritorno,
dei cicli di Vico,
ma non vedevo l’ora di rivederti
e di conoscere il tuo uomo
e vostro figlio
dei quali sentivo la voce ovattata e lontana.
Ti ho visto in faccia
in quella stanza
e darei tutto quello che ho
per ricordarmene.

Traduzione di Olivier Favier e Carlo Bordini

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