Corrado Calabrò, poesie edite e due inediti

Letture

Corrado Calabrò ha scritto il suo primo libro di poesie tra i diciotto e i vent’anni, pubblicato nel 1960 col titolo Prima attesa.  Sono seguite poi numerose altre raccolte, tra le quali ricordiamo: Agavi in fiore (1976), Vuoto d’aria (1979), Presente anteriore (1981), Mittente sconosciuta (1984), Rosso d’Alicudi (1992), Lo stesso rischio (2000), Una vita per il suo verso (2002),  Poesie d’amore (2004). La stella promessa (2009), T’amo di due amori (2010), Dimmelo per SMS (2011).

Le sue poesie sono state tradotte in numerose lingue, mentre il suo romanzo Ricorda di dimenticarla (1999) è stato finalista al premio Strega e ha ispirato il film Il mercante di pietre di Renzo Martinelli. Per la sua opera poetica ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui due lauree honoris causa.

Disinformazione

Che ne è della stella che si è spenta?

Della cometa che doveva cingerla?

E dell’angelo che ha dimenticato
chi e perché l’ha mandato?

(Inedita)

*

Dormiveglia

Svegliarsi e sapere che mi pensi … .
pensarti e non poter dormire …
è come l’alternarsi
delle onde alla battigia.

Nella casa ai bordi della spiaggia
tutta la notte quand’ero ragazzo
mi cullava, supino, la risacca.

Era grande il silenzio dell’estate
in quegli anni per un adolescente.

Forse davvero forse ancora in sogno
la luna dilatata dai vapori
giganteggiava nel cielo notturno,
come se avessi gli occhi allucinati
dall’atropina.

E’ come una barca senza chiglia
una casa in cui manca la mamma.

Svegliarsi e non sapere se mi pensi …
sognarti e aver paura di dormire …

Fa già caldo, l’estate è prematura.
Apro le imposte: frugano i gabbiani
nei cassonetti della spazzatura.

(Inedita)

Anagramma

Volgi il tuo volto adolescente
Aliena
di tutti gli altri volti
e del mio sono stanco

Due palmi sopra l’orizzonte
è Venere
La fisso a lungo da un altro pianeta
Anagrammo, supino, i tuoi silenzi
poi guardo l’orologio e prendo un Tavor

Sotto le palpebre

Il mio oroscopo passa
-poiché alzerai le palpebre-
per il tuo primo sguardo del mattino:

così attraversa l’aurora il nuovo giorno.

*

Elisione

«Ma-mi?» mi mormora con la voce atona,
le labbra premute sull’omero.

Non ritraggo la mano
e non la stringo.

Cosa c’è di sbagliato cosa manca,
perché vuoi interrogarmi negli occhi
dopo i nostri sfrenati corpo a corpo?

Ah, no,
non sarò io a interporre un apostrofo
ch’evidenzi l’errore di persona.

Non divida l’amore apostrofato
quello che il sesso negli amanti unì.

*

Il “2”

 

Che sbalzo in petto quando appare il “2”!

Imbocca flessuoso la curva
fila nel rettilineo a fianchi stretti
sbuca a sorpresa sotto la finestra
e sembra che salti la fermata,
poi s’arresta andando un poco lungo.

Scendono due persone, no solo una.
Scuote i capelli, attraversa la strada
sollevando l’ombrello: è una ragazza
una donna sui trenta

non sei tu.

*

Alla moviola

 

Amore che alla gola mi sorprendi
come si scopre d’essere feriti
dalla macchia di sangue che s’espande

-batte come i battiti del cuore
questa pioggia battente-

Amore che mi scorri nelle arterie
e crei l’effetto notte nella mente

-batte come i battiti del cuore
questa pioggia insistente che ricolma
tutti i fiumi i fossi i canali e
tutte le bacinelle della terra-

Amore
che passi e ripassi alla moviola
quel fotogramma sfuggito alla ripresa
come passa la lingua sul dente
e non capisce la causa del dolore

Oh
batte come i battiti del cuore
questa pioggia battente che dilava
tutte le scale i vicoli le piazze
e tutte le autostrade della terra

e senza chiedersi in che stagione siamo
e che cosa ne pensa la gente
scorre e scorre eppure è persistente.

*

Come dice il Veda

«Come va?»
«Eh, da alcuni anni il tempo va a giornate.»

«No, veramente chiedevo di te.»

«Di me? Suppergiù è la stessa cosa:
vado a giornate come la stagione.»

«E…con Meg tutto bene?»

«Sai che dice il Rig-Veda?
La bellezza sospende ogni giudizio;
e l’amore non sa contare i giorni…»
*

 

Intervalli

Non esistono note
senza silenzi

treni senza stazioni
voli senza atterraggi

sogni senza risvegli
ispirazioni senza espirazioni

parole d’amore
senza spazi bianchi.
*


Jessica, che levandoti…

Jessica, che alzandoti
sulle lunghissime gambe
meravigli il mattino…

E’ come sospeso nell’acqua
il tuo incedere
e il passo d’altra donna
senza sapere oblitera e oltrepassa.

Jessica
che levandoti senza innocenza
sulle altissime gambe
fermi a metà il risveglio
e tieni il sogno in ostaggio.

 

da: Mi manca il mare, Genesi Editrice, Torino 2013

Natura fredda

Sei apparsa sul mio sentiero
come una nuvola fredda
che in un istante è grande quanto il cielo.

*
Ressa

La penuria di te mi affolla l’anima.

Ho gli orecchi pieni di mare

Così, librata su un pallone d’acqua,
galleggia la mia zattera sull’ombra
come un pianeta, sullo spazio oscuro,
sostenuto a distanza da una stella.

Ho gli orecchi pieni di mare.
Ho l’anima che come una medusa
biancheggia nottambula in cresta
al fluttuare violetto dell’acqua.

Dell’acqua, rigonfia d’ignoto;
dell’ombra, ch’è tiepida di te.

Cavillature

Sottile
sottile come un capello
è quest’incrinatura.

Sta sottilmente in agguato
come il filo immerso nell’acqua
che prende il pesce alla gola.

Tenace,
sottile quanto il filo in cui s’avvolge
in se stesso il baco da seta
e che, ritorto, fascia le tue gambe.

S’allunga sottocute
come crescono, pallidi, i capelli.
Scava -lima insaziata- le meningi
come l’acido scava il metallo;
corre sul filo del crollo imminente
come una crepa sottesa nel ghiaccio.

Sottile e coerente
come il bisturi di luce
d’un raggio laser.

Esile come un capello,
quest’incrinatura ;
esile come il crinale
che dirime il giusto dall’ingiusto.

E’ ancora solo una cavillatura,
sottile quanto un tuo capello biondo.
Sottile, sottile; e non si salda.

*

Liaisons

Non è me che detesti
ma questo laccio così dolce e tenace.

Non è te che – forse – amo
ma questo laccio sottile e tenace
che ci strangola insieme, a occhi aperti.

Ma più che mai…

Dall’inizio mi manchi,
come l’acqua alla sete del deserto.

Mi manchi quando ti cammino a fianco:
non vanno nella stessa direzione,
se non per breve tratto,
due treni su binari paralleli.

Mi manchi quando sono con un’altra,
come manca la freccia alla ferita
che per la sua estrazione si dissangua.

Ogni giorno mi manchi; e in ogni dove
perché all’assenza di te
non c’è un altrove.

*

Ricordati di dimenticarla…..

Non ti regalerò un castello,
e nemmeno un flat a Manhattan.

Non ti regalerò un anello,
col suo occhio spocchioso di diamante.

Ti donerò un ventaglio con su scritto:
«te quiero para olvidarte,
para quererte te olvido.»

da: Una vita per il suo verso, Mondadori, Milano, 2002

*
 

Déshabillée

Ti svestirò di luna
sulla grande terrazza.

Ottenebrata sotto noi la notte
rapprende collosa gli umori
di corpi grevi che russano
con le finestre aperte.

Ti svestirò di luna
sulla grande terrazza
fino alla tua più intima bellezza
e ti denuderà così svestita,
mentre la luna impallidisce, l’alba.

*

A targhe alterne

 

Diafani vetri denudano l’alba.

Lava la pioggia,
intrepida di grandine,
il malumore stantio della notte.

Rallenterò il respiro:
basterebbe un fiato
per appannare la grande vetrata.

Ma quanto cresce di notte la barba!

No, non è colpa tua.
La vita è ingiusta;
come le targhe alterne. 

*

Password

 

Abbassa le difese immunitarie
contro l’amore
l’averti consegnato la mia password. 

da: La stella promessa, Mondadori, Milano 2009

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *