Francesco Filia, “La neve”

Letture
a cura di Luigia Sorrentino

«Una silloge compatta, costituita da trenta frammenti che compongono un “poema dell’assurdo”. Mi si perdoni la formula d’impatto; mi spiego meglio: la neve a Napoli. Ecco il presupposto (presunto o reale) di chi “attraversa la città” e in essa la storia (del proprio vissuto e della città stessa) con competenza stilistica e capacità “lirica” (nonostante la struttura del testo tenda di frequente verso una “quasi prosa poetica”), proponendo un versificare disteso ma attento al dettaglio: «Intuire quel che non può essere colmato sedersi / affondare la mani nella terra sperare nelle nuvole / che piova, sentire l’odore di zolle bagnate alzarsi/camminare fino alla cresta, vedere il cielo allontanarsi / voltargli le spalle, lasciarsi cadere, sapere / crollare.»
(Giuseppe Carracchia)

La neve e la sua caducità. La vita e la sua possibilità di conservarla. Il verso lungo della prosa tengono il passo del mare, del vento, e nulla concedono alle rarità del tempo: le pause. Passaggi e ripetizioni da cui si cerca di sottrarre la differenza capace di trasformare la vita in ricordo.
(Sebastiano Adernò)

da “La neve” di Francesco Filia, Fara Editore 2012

(I frammento, Napoli 2007)
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La neve, quella vera, non l’abbiamo mai vista
se non nella bocca a nord del vulcano
nei pochi giorni di cristallo dell’inverno come una minaccia
che ricorda quel che non abbiamo temuto abbastanza
ma il gelo, quello sì, è dentro di noi fino alle ossa
e lo sentiamo che morde le giunture e crepa le ossa
fino al midollo. Ce ne accorgiamo dai sorrisi tirati
dei passanti, dai gesti circospetti di chi vive per strada
dalle urla dei ragazzi impresse nell’aria, dal nostro esitare.
E non ci sono di conforto i nostri sogni agitati in piena estate
lo scambiare la notte per il giorno o il ricordo di una madre
il tepore della sua ombra. E se anche qualcuno di noi
si chiede qual è il respiro di queste strade, del loro teso
vibrare, della luce che apre spazio tra palazzi e i nostri
incerti passi affrettati rimarrà come un brusio di fondo
tra risate e un colpo di clacson. Tra misericordia
e cielo non c’è più tempo per esitare. L’assedio
è dentro le case. E’ tra la mano e il buio di stanze abbandonate
e non serve ritrarsi di scatto, anche le mura sapranno chi siamo
scrutando la paura nei nostri occhi e allora potremo solo obbedire
ascoltando il silenzio che si insinua tra il vocio e il magma di piazze
e strade, che invade portoni e giardini a mezzacosta, che copre
frammenti di dialoghi affamati di bocche e cuori e allora, tra vestiti
gettati e l’odore di arance cadute, saremo veri e senza età
come chi dovrà morire sul serio

***

(XVI frammento, Napoli 21 marzo 2005)
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L’ultimo agguato

“Il filo dei pensieri si è spezzato alla penultima
svolta della strada, quando lo specchietto retrovisore
non riflette più il suo viso appoggiato alla mia spalla
ma la macchia di sangue che si allarga sul selciato oltre
il colpo alla nuca e i miei occhi sbarrati. Era già scritto
in questa morte venuta da lontano, nel giorno
in cui una fine e un inizio coincidono. Prima
ho dovuto seppellire un figlio morire con lui
e rinascere contro me stesso e la mia famiglia di re
dallo sguardo impunito dalla miseria rimossa
da una catena d’oro al collo.
Tutto si è compiuto sotto un telo steso in una strada
lontana dalle offese della mia infanzia, non sono
altro che cronaca cittadina e un numero tra i reati irrisolti.
Non sono morto per il passato che ho lasciato alle spalle
e che mi porto in questi occhi chiari in questa pelle scura
nella lucentezza dei miei zigomi alti nella camminata larga
e sfrontata che ho appreso da ragazzo ma per questo
domani che si addensa come un’acqua, che mi trascina a fondo
che non mi dà più tregua.”


Francesco Filia vive, insegna e scrive a Napoli. Sue poesie sono presenti in numerose riviste e antologie, tra cui “Il miele del silenzio” a cura di Giancarlo Pontiggia (Interlinea, 2009). Ha pubblicato i poemi in frammenti Il margine di una città, con prefazione di Raffaele Piazza e dieci tavole di Pasquale Coppola (Il Laboratorio, 2008) e La neve (Fara editore, 2012) vincitore del concorso “Faraexcelsior” 2012.

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