“Frocio e basta” (così muore un poeta)

Nello scaffale
a cura di Luigia Sorrentino

di Nadia Agustoni

Carla Benedetti e Giovanni Giovannetti. Frocio e basta.
Effigie 2012 – Collana i Fiammiferi

Il libro di Carla Benedetti e Giovanni Giovannetti Frocio e basta 2012, sulla morte di Pier Paolo Pasolini è un’accurata documentazione di quanto è emerso negli ultimi dieci anni sull’omicidio del poeta di Casarsa. Ne esce un riassunto delle varie versioni del fatto date da Pino Pelosi, condannato allora per l’uccisione di Pasolini, uno sguardo sulle varie tesi riguardanti il delitto proposte nell’arco di oltre trent’anni da intellettuali, giornalisti, amici e parenti, e il dato degli ultimi pesanti indizi che hanno portato da più parti a chiedere una riapertura del processo.

Sull’omicidio di Pasolini, avvenuto all’idroscalo di Ostia nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975, molto si è scritto. Per una consistente parte degli intellettuali italiani questa morte si inserisce in uno sfondo di delitti sessuali, di matrice omofobica in questo caso, che spiegherebbe e chiuderebbe un’uccisione scomoda. Gli autori di Frocio e basta smontano la tesi sessuale-omofobica, mostrando come vi siano prove di tutt’altro omicidio, che si serve dell’omosessualità di Pasolini per coprire un delitto politico. Non è di poco conto l’accusa al mondo culturale italiano di essersi reso complice di una “copertura”, anche se involontaria, costruendo teorie e congetture su una morte che fu un omicidio dalle dinamiche ancora da chiarire, ma su cui non vi è prova certa che sia stato invece un delitto sessuale.
A distanza di trent’anni la tesi del delitto omosessuale è negata dallo stesso Pino Pelosi.

E’ di rilievo che continuino a proporla diversi intellettuali, tra cui alcuni intimi di Pasolini, come Nico Naldini, cugino del poeta o che in tanti semplicemente ignorino tutto quello che è emerso nell’ultimo decennio e che inchieste, come quella del giudice Vincenzo Calia conclusa nel 2003 dopo 9 anni di lavoro, hanno prospettato. Inchieste che mettono in relazione l’omicidio Pasolini con la morte di Enrico Mattei avvenuta nel 1962 e su cui il magistrato di Pavia ha indagato ricollegando il caso Mattei a quanto è contenuto in ‘Petrolio’, il romanzo postumo di Pasolini, sul cui capitolo mancante dal titolo ‘Lampi sull’Eni’ gli autori si soffermano a lungo.

Una storia torbida, che in 119 pagine ci viene sviscerata davanti; nomi, circostanze, testimoni e ricostruzioni del delitto di Ostia e le ombre, tante fin da principio, oggi ancora di più, così che ci chiediamo il perché di tanti misteri.
“Effigie”, nella cui collana i Fiammiferi, il libro appare, ha pubblicato, sempre a cura di Carla Benedetti e Giovanni Giovannetti, un altro libro per anni scomparso dalla circolazione, quel Questo è Cefis che è un j’accuse verso Eugenio Cefis, successore di Mattei e adombrato in Petrolio dove appare come Aldo Troya, personaggio obliquo e di trame oscure. Aggiungo, che a distanza di anni dallo scandalo Loggia P2, fa impressione l’elenco di persone che in Frocio e basta sono nominate con vicino tra parentesi il loro numero di tessera piduista. Così come lascia tanto amaro in bocca il lungo elenco delle morti di chi, prima e dopo Pasolini, ha toccato questo capitolo di storia italiana al cui centro vi è il petrolio, quell’oro nero per cui si stanno ancora combattendo guerre e da cui dipende il futuro del mondo e in particolare dell’occidente.

Non è la prima volta che di fronte a stragi, delitti inspiegabili, scandali politici e finanziari, le inchieste sembrano allargarsi a macchia d’olio, mostrando mille tentacoli, per poi essere chiuse e archiviate senza il nulla di fatto. Questo operare, anch’esso probabilmente parte di un’abile regia, ci dovrebbe mettere in guardia sul tentativo di confonderci con eventi che sembrano sempre fuori controllo. Per tutto questo ben venga questo libro, chiaro, preciso nelle cose che dice e nei collegamenti; scritto perché ce lo si porti in tasca e lo si presti ad amici o lo si legga, anche poche pagine, coi colleghi di lavoro; libro privo di intellettualismi di sorta, ma vero nel suo dare conto di qualcosa che riguarda tutti ed è lo sconvolgente quadro di un’Italia in mano a poteri che non hanno mai smesso di fare e farci del male.

 

Una versione più breve di questa recensione è apparsa in QuiLibri n. 16 marzo-aprile 2013.

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