Giampiero Neri, “Il professor Fumagalli e altre figure”

Nello scaffale: Giampiero Neri
a cura di Luigia Sorrentino

Giampiero Neri con “Il professor Fumagalli e altre figure” (Mondadori, 2012) dà vita a un fitto intreccio di riflessioni e di immagini che lo accompagnano da sempre. Non ci troviamo di fronte a un libro di poesie – ce ne sono infatti pochissime – ma a un poemetto in prosa composto da un nucleo di testi poetici e narrativi che al lettore appaiono in uno spazio sospeso tra memoria e sogno. Seguendo l’autore in questo percorso a lui non insolito, ci troviamo in una scansione interna e nitida del testo narrativo, equilibrato, ricco di frammenti e di storia. Una personalità quella di Giampiero Neri che andrebbe maggiormente approfondita. Già, perché Giampiero Neri, come scrive Maurizio Cucchi nella quarta di copertina, è “uno dei maestri del nostro tempo”.

Il personaggio più rappresentativo di quest’opera è, senz’altro, il professor Fumagalli, una sorta di alter ego dell’autore,  arguto e saggio, incline al paradosso, all’osservazione trasversale del mondo, lontana da ogni luogo comune. Ma ci sono anche altre figure, come quella del pittore Vaglieri, dal quale l’autore si recò per chiedergli un disegno, il tennista statunitense Courier, il naturalista Eugène Marais che compì uno studio sulle formiche, lo zio negoziante di vini, il fratello, Giuseppe Pontiggia, i genitori. Con i suoi personaggi Neri ritorna nei luoghi della sua vita, l’alta Lombardia, vicino alla Svizzera, ripercorre fasi cruciali del Novecento riflettendo sulla pazienza degli animali e sul mondo naturale che lo ha sempre affascinato. Si ricordi una delle opere più importanti della sua produzione “Teatro naturale” del 1998, dove l’autore evidenza i tratti di esemplare semplicità della sua scrittura.

(di Luigia Sorrentino)

“L’andatura del professor Fumagalli era piuttosto eccentrica, forse dovuta a un remoto incidente di gioco. Fumagalli era un uomo singolare. Le sue lezioni riservavano sempre qualche sorpresa, come le sue conversazioni, inclini al paradosso.

Si era proposto come educatore di un gruppo di ragazzi, usciti malconci dalla guerra. Chi mancava di un piede, o un braccio, ma al falegname che gli aveva chiesto se dovesse fare dei banchi speciali, aveva detto: ‘No, faccia dei banchi normali, perché poi lei mi darà un mondo speciale?’

‘Su questi bei fondamenti’ il professore Fumagalli aveva costruito la sua scuola e portato i suoi ragazzi fino all’Università. La sua di Università, era il Caffè di Inverigo, dove andava quasi tutti i giorni, di pomeriggio.

Aveva sempre un certo numero di ascoltatori, interessati alle sue divagazioni, e qualcuno di loro gli aveva chiesto perché non si trasferiva a Inverigo, data la sua costante frequentazione.
‘E dopo’, aveva risposto, ‘dove vado?’

La sua grande delusione fu quandouno dei suoi ragazzi aveva regalato alla fidanzata un oggetto d’oro. Secondo il professore Fumagalli, l’oro non avrebbe dovuto valere più niente.

Una idea non nuova, fra gli utopisti.

A parte i suoi più fedeli ascoltatori, che lo tenevano in grande considerazione, era largamente conosciuto.

Proprio un mio amico, parente alla lontana di Gadda, mi aveva detto di lui: ‘E’ un lazzarone’.”

Giampiero Neri, da “Il professor Fumagalli e altre figure”, Mondadori 2012, (16,00 euro).

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