Emanuele Severino, “Il destino dell’essere”

Appuntamento

“Più volte ho insistito sul carattere tecnico della parola ars è l’arte che costituisce il rimedio; la radice ar- allude sempre al carattere di strumento salvifico; però la bellezza appartiene alla categoria del rimedio, l’ultimo rifugio della natura, è tutto ciò che resta dopo che la stessa civiltà della tecnica avrà fallito.”
Emanuele Severino “Del Bello” (Mimesis edizioni, 2011)

L’ Università Ca’Foscari di Venezia ‘Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali’ Percorsi dell’Ontologia: Linguaggio, Socialità e forme della Politica, Coordinatore scientifico nazionale prof. Luigi Ruggiu, presenta: Convegno di studi IL DESTINO DELL’ESSERE Dialogo con (e intorno al pensiero di) Emanuele Severino.

29-30 maggio 2012 Aula Magna Silvio Trentin – Ca’ Dolfin Dorsoduro 3825/e – Venezia.

“C’è qualcosa di più alto di ciò che chiamiamo rimedio, salvezza. Noi siamo da sempre al di sopra del pericolo, e dunque se ci fosse qualcosa di più alto della salvezza e della bellezza, noi già da sempre saremmo al di sopra della volontà di potenza. Chiudiamo con una frase di Gesù che dice: “Voi siete il bene”, non cose effimere, poi certo bisogna fare i conti con dio che trattiene per sé l’eternità, che crea l’uomo e che quindi creandolo lo intende come effimero, però c’è questo bagliore sul quale la meditazione non può mai stancarsi di trattenersi: “Voi siete il bene”.
Emanuele Severino, “Del Bello” (Mimesis edizioni, 2011

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Direzione scientifica:
Davide Spanio
Referenti per l’organizzazione:
Paolo Bettineschi
(pbettineschi@libero.it)
Andrea Dal Sasso
(molko1982@hotmail.com)
Marco Simionato
(marco.simionato@hotmail.com)

Info:
Maria Angela Tiozzi
(tiozzi@unive.it)
Cristina Baicchi
(baicchi@unive.it)

1 pensiero su “Emanuele Severino, “Il destino dell’essere”

  1. Ho letto il libro di Donato Sperduto: Il divenire dell’eterno. Su Emanuele Severino (e Dante) – Aracne. Come dice L. Messinese nella prefazione, in questo libro si analizza con precisione la vicinanza-lontananza tra Severino e Parmenide. Inoltre, non solo viene mostrato che il nichilismo di Empedocle sostenuto da Severino non è del tutto convincente, ma Sperduto ritiene che il pensiero dell’eternità dell’essere è l’espressione della futilità del tutto. Non mi riesce facile confutare questa tesi: se tutto è già da sempre, non deve che apparire ciò che eternamente è.

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