Opere Inedite, Maria DiLucia

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

“Scrivere, fare teatro, recitare non mi apparteneva, non c’entrava con me, con la mia storia, la mia famiglia. Sono nata il 1° febbraio 1957 a Cerignola (FG), il paese di Giuseppe Di Vittorio e amico di mio padre. Figlia di contadini, quasi analfabeti, la mia amatissima maestra non capiva perché a scuola fossi tanto brava, disordinata ma anche più brava dei figli dei ricchi. Credo sia stato perché in una delle stanze del casolare dove abitavo c’era il magazzino della libreria del paese in cui tenevano le scorte dei libri, non avevamo la televisione e quindi leggevo tutto il giorno.

In quinta elementare sono stata strappata dal mio paese, non è che avessi molti amici, no, ma mi piaceva stare al mio paese. […]

Nelle scuole del nord, a Casorate 1° in provincia di Pavia, subito e senza prova alcuna, i maestri decisero che ero un’asina tanto che nella prima media rischiai di essere bocciata, i miei voti migliorarono nella seconda e nella terza ero diventata il caso della “terrona ma brava” e mi salvai.

Ho fatto tanti lavori: operaia, commessa, artigiana di abbigliamento uccisa dalla concorrenza dei paesi orientali, ho ripreso gli studi e sono approdata al teatro come autrice e regista.

Oggi educatrice licenziata per l’impegno sindacale. E scrivo poesie: una poesia figlia dei nostri tempi, intollerante alle bugie dei media, una poesia che prende forma dall’osservazione delle sofferenze, dalla riflessione sulle responsabilità delle tragedie dell’umanità, una umanità trascinata nel dolore in maniera folle, forse siamo tutti su un treno che nessuno guida, una poesia che ha avuto grandi riferimenti, sia chiaro non oso mettermi ai loro livelli, come Sofocle, Albert Camus, Wislawa Szymborska, autori che oltre ad amare moltissimo sono per me veri e propri riferimenti non  solo poetici ma anche etici.”

Maria DiLucia

HO BISOGNO DI POESIA

Sola,
in un deserto di donne e di uomini,
fuggo per evitare di essere travolta
dal fiume assordante di inutili parole.
Confusa,
senza punti di riferimento,
mi sforzo fino alle lacrime
inutilmente.
Incomprensibile mi è la realtà:
ambigua, mistificata, falsificata.
Forse rappresentata
da disumani registi.
Ordita da ciechi,
inconsci che ormai tutti
graffiamo l’orlo dell’abisso.
In questo cimitero di speranze
ho bisogno di poesia.
Per non essere schiacciata
da questa opprimente montagna d’ottusità
ho bisogno di poesia   Per impedire all’avido mostro della disperazione
di divorarmi.
Ho bisogno di poesia!

 

***

 

 
ANNI ‘70

Anni ‘70
Altri tempi questi sono,
i lavoratori sono forti,
hanno conquistato forti diritti,
le lotte pagano.
Ma il potere non sta certo a guardare, no!
Lui, dall’alto della sua postazione,
ha già tramato un altro inganno,
il più sporco inganno della storia,
un inganno che vedrà giovani morire,
giorno dopo giorno, lentamente.
Che vedrà ragazzi,
vendersi il buco del culo per un po’ di roba, un inganno che massacrerà famiglie, un inganno che ancora oggi ci fa vedere facce di ragazzi nel piscio dei cani, nelle stazioni ferroviarie delle città.
E se c’è qualcuno, tra voi,
che crede che questa sia solo
una brutta storia inventata da noi,
vada, prego, vada pure
a guardare nella stazione centrale
di questa città
e vedrà, vedrà…
ANNI ‘80
I lavoratori sono ancora forti,
hanno ancora forti diritti,
ma pensate voi che possa durare?
Che il potere si possa battere?
No!
Lui può essere colpito,
magari ferito,
ma solo temporaneamente,
solo per il tempo che gli serve
per capire come riprendere il commando.
Lui dall’alto della sua postazione
trama già un altro inganno,
un inganno che vedrà sgretolare
i diritti dei lavoratori,
e allora si tornerà a lavorare a giornata, senza assicurazione alcuna e per quattro lire, il tutto permesso dalla legge!
Anni 90!
Oggi di operai
non ce ne sono quasi più,
il loro lavoro lo fanno
gli schiavi del terzo mondo a due lire.
Ma veramente credevate di vincere sul potere?
Non lottare costa,
non capire i progetti del potere
costa ancora di più.
E se c’è qualcuno tra voi
che crede che questa sia solo
una brutta storia inventata da noi,
vada prego, vada pure a vedere
che fine hanno fatto le fabbriche
e gli operai,
prego vada,
vada pure
2000
COMPRATE SARETE FELICI
PREGATE SARETE FELICI
VOTATE SARETE FELICI

  

***

NON È POESIA

Non è poesia non è poesia
Ciarla il critico frustato
Non è poesia non è poesia ripete la poetessa E afferma che la sua è poesia di resistenza!
Quale resistenza?
Quella di ieri?
Quella da tutti riconosciuta ?
Quella per cui non corri nessun rischio?
Senza nulla toglierle
Di altre guerre
E di altre Resistenze
I poeti se son poeti
E non inutili ciarlatani
Oggi devono cantare
Di giovani ragazzi per anni
Nel corpo torturati
E con le menti incatenate
Da mercati avvelenati.
O forse nessuno di voi
Ha colto il dolore dai loro visi sfatti?
Nessuno ha sentito i loro lamenti?
Dove eravate poeti?
Troppo persi nella forma?
Ma come appena ieri volevate darle fuoco!
E i vecchi che nelle notti
Dormono in alberghi di cartone
Non meritano i vostri esercizi di parole?
E quei corpi sfruttati e schiavizzati
Rei solo di avere i colori sbagliati
Non hanno il diritto di essere ricordati?
Non vi sentite in obbligo
Almeno con le parole
Di render loro giustizia?
Sai che ti dico mio non caro criticaccio Del tuo inutile parlare me ne frego E della mia poesia me ne compiaccio!

***

NASCOSTA SU TE È LA VERITÀ
Nascosta su te è la verità
Nascosta nelle loro viscere di cemento.
I loro cuori divorati dall’avidità.
Le loro menti vendute
Al giogo criminale
Che nei secoli dei secoli
Fa dei corpi nostri carne da macello.
Da millenni ci tengono incatenati.
Ingozzati fin da piccoli dalle loro falsità Sopravviviamo nell’oscurità E anche se miracolosamente intuissimo la verità, Come Giordano Bruno, saremmo col fuoco cancellati.
Sopra le viscere di terra
In cui hanno seppellito la verità
Hanno eretto mura
E in quelle mura a turno qualcuno
Recita la parte del padre.
Devi sapere che parlano di te!
Chiedono in tuo nome:
preghiere, ubbidienza e rassegnazione!
Stolti!
Chiunque abbia letto le tue parole
Sa che tutt’altra strada ci hai indicato!
Devi anche sapere che un tuo ritorno
Non sarebbe loro gradito
E sicuramente ancora finiresti massacrato!
Certo non ti biasimo se ci eviti
Anch’io se potessi lo farei.
Sappi anche che in pochi,
Mettono in dubbio le loro parole,
Ma nonostante le loro minacce di fuoco eterno ugualmente c’è chi vuole sapere!
Chi vuole scendere in quelle viscere,
Aprire le loro sigillate porte

20 pensieri su “Opere Inedite, Maria DiLucia

  1. Ti auguro successo ed un po’ piu’ di felicita’. Placare tanto rancore col lavoro e conoscere gli altri ti aiutera’. Mi dispiace che gli italiani si sentano ancora cosi’ diversi, che si soffra questa differenza con tanta angoscia mi rattrista… ma spetta solo a te farti rispettare, questa e’ una conquista individuale in Italia ed in ogni altro paese del mondo. Come ho gia’ scritto altrove, vivi sinceramente la speranza solo quando non ti aspetti piu’ nulla da nessuno, amara realta’, ma vera… poi si trovano sempre e ovunque persone straordinarie. Buon coraggio!
    Adriana Feoli

  2. Gentile Adriana forse lei non scinde l’io personale dall’io generale. Non è mio l’urlo ma rappresenta alcune categorie come: gli anziani abbandonati a se stessi, i ragazzi distrutti dalla droga, i lavoratori che hanno perso i diritti e stanno perdendo anche la dignità, gli stranieri senza permesso di soggiorno. Comunque grazie per il suo commento. Maria

  3. “L’io generale” esiste solo nell’ignoranza. La vita e’ una continua lotta a cui tutti devono partecipare con sincerita’.
    Nessuno si deve arrendere difronte alle difficolta’ e tutti devono pensare prima di agire. Le lamentazioni sono solo scuse e facili vie di uscite a spese di anime generose di cui nessuno deve abusare.
    Buon lavoro! e tanto successo!
    Adriana Feoli
    “Sulla terra tocco il cielo”Poesia.
    “Non e’ certo un capolavoro”Teatro.

  4. Non mi sembra corretto il suo intervento signora Adriana sia per quanto riguarda la messa in discussione dell’io generale che è stato definito da Jung e ancora prima da Freud, lei può non essere daccordo ma non può permettersi di dare dell’ignorante a loro e a chi lo utilizza per spiegare quanto vuole dire, mi chiedo perché? Anche mi chiedo perché riportare i suoi lavori. E poi cosa vuol dire parlare di lamentazioni? Ancora lo ripeto nelle mie poesie parlo di questioni ben più gravi e complesse di me.

  5. Scusate se mi intrometto nella discussione…ma leggendo le poesie sopra mi sembrano proprio un’esortazione all’agire e non lamentele…mi sembrano davvero una voce che urla a tutti:”adesso basta, abbiate il coraggio, sollevate la testa, adesso davvero non se ne può più”!
    Sono contenta per la sig.ra Adriana, perchè fino ad oggi ha vissuto in un mondo, che non è stato minacciato dalla droga e dove ai giovani, ai quali gli hanno sempre detto che il futuro è nelle loro mani, hanno amputato le braccia.
    In merito all'”io generale” ho una domanda da porre: qual è lo scopo di una poesia? nella mia beata ignoranza credo che sia quello di voler mandare un messaggio…al mondo!
    Nella vita non si combatte solo per se stessi, si combatte anche per una società migliore.

  6. Il contenuto è senza dubbio profondo,ben articolato,è un piccolo gioiello nella corona dell’attualità….La forma…mi lascia perplessa…La poesia,la vera poesia, richiede massima attenzione a forma e contenuto.

  7. ma che tristezza di commento…

    cosa vuol dire “ognuno capisce quello che può”?

    Detto così sembra quasi che Lei pensi che le persone siano tutte limitate…sarebbe meglio dire “ognuno è libero di interpretare come vuole una poesia, in base alle proprie esperienze di vita e in base ai bisogni del momento, anzi meglio ancora,in base al suo bisogno di sentire che ha in quel momento…

    Non si riconosce con i versi sopracitati, va benissimo…ma perchè deve mettere in dubbio che ad altre persone, come la sottoscritta, invece possano piacere…anzi peggio siccome mi ci identifico sono anche una povera ignorante limitata che ancora non ha capito nulla dalla vita…

    Se è una poetessa, avrà di sicuro il dono della comunicazione, quindi la invito ad esprimersi meglio la prossima volta, perchè , come le ho già fatto intendere detta così risulta essere un pochino presuntuosa e sinceramente io non mi identifico con persone così.

  8. Alle barricate, alle barricate!
    Ha proprio ragione, Signora Chessa Olivares – ” è un piccolo gioiello nella corona dell’attualità”…un piccolo capolavoro di proclama…

  9. Ho letto e riletto (come si dovrebbe sempre…) i testi di Maria e sono francamente colpito e un poco confuso. Tutto quanto presentato da Luigia Sorrentino mi sembra molto interessante, di grande attualità e di indubbia qualità. Devo tuttavia sottolineare che la prima composizione assurge a toni decisamente elevati di poesia, sia in termini di musicalità che di forma, mentre i successivi presentano un tono piuttosto diverso.
    Questi ultimi li trovo sempre intensi ma più proiettati verso una prosa poetico-teatrale che tuttavia ritengo di notevole spessore.
    Per quanto riguarda questo contesto preferisco “Ho bisogno di poesia”, sebbene non rimanga insensibile all’altra forma di comunicazione.
    Comunque grazie di quanto offerto e mi scuso per l’intrusione…
    Buona serata e Buona Luce
    Maurizio Alberto Molinari

  10. Gentile Adriana,
    ha proprio ragione, forse non ho capito io o forse non lo ha capito lei. Personalmente delle discussioni in corso sui testi selezionati da Luigia Sorrentino mi interessa ben poco.
    Avrei volentieri postato in “sede separata” ma non potendolo fare ho appunto inserito “scusate per l’intrusione”….
    Il mio commento era riferito alla lettura dei 5 pezzi di Maria DiLucia, che ho fatto più di una volta, perchè a questo ero interessato e non ad altro. Sono un lettore spesso gradito in quanto goloso dei testi dei poeti moderni, così come di quelli del passato. Per il resto credo che a Maria, pur non conoscendola direttamente, non manchino competenza, passione e preparazione.
    Chiudo con l’augurio dovuto “nei pressi di Pasqua” e con la speranza di un RAMOscello riconvertito dal potere delle Palme…

    Maurizio Alberto Molinari

  11. Scusate se a questo punto mi permetto un consiglio. Senza voler offendere nessuno, non offendiamo vi prego, la Poesia. I testi da comizi politici lasciamoli alle piazze. Se vogliamo parlare di Poesia – Radio Capital, ore 21.00 ogni mercoledì, un seguitissimo programma, magistralmente ideato da Linus. Due ore di alta Poesia, un vero inno alla bellezza, alla vita, all’amore. Grande successo di ascolti e non per fare gara ma per dire che la Poesia non è mai morta.

  12. Gentile Maurizio Alberto Molinari,
    non vorrei apparire un personaggio pirandelliano, ma io ho risposto alla Signora Di Lucia. Per caso la mia risposta e’ stata inserita dopo la Sua… mancanza di sincronia temporale.
    Con piacere La ringrazio per il ramoscello d’ulivo e contraccambio gli auguri di Buona Pasqua!
    Le consiglio anche di leggere “Sulla terra tocco il cielo”. A noi poeti piace essere letti, una compagnia a distanza, un sentirsi con gli altri…

  13. Credo che Feoli e Stepanova abbiano scambiato questo spazio per lo spazio per le comunicazioni: la prima continua a dare i nomi dei suoi lavori, ma lo fa anche in altri commenti: che tristezza! La seconda ci comunica un programma radiofonico, il tutto con parole poco gentili e senza fare l’unica cosa che dovrebbero fare: una analisi seria, ma ne saranno capaci? A vedere quello che scrivono ne dubito, la Feoli pretende di insegnarmi a vivere!?! Non rispondo! La Stepanova dice che sono poesie da barricate, perché? Perché non sono banale? Perché parlo di bisogno di consapevolezza per non perdersi? Perché parlo di ragazzi morti per droga e affermo che sono stati attirati in un infame inganno? Perché dico che i diritti dei lavoratori sono stati disgregati? E perché non posso dirlo?
    Non le piace la forma? Le posso rispondere in più modi: la prima gentile e cioè che queste poesie seguono un ritmo proprio e se si leggono con attenzione lo si può cogliere, la seconda e che se non le piacciono può sempre andare a leggere quelle che l’attirano di più, sicuramente io non cambierò stile! Sicuramente non smetterò di scrivere su quanto mi preme scrivere! E ancora sui proclami: ma perché vede qualche bandiera di partito? In tutti i casi vedo un tale accanimento e mi chiedo come mai? Anzi lo chiedo a vo: come mai?
    Anche se in realtà tutto quello che avete scritto nulla c’entra con la mia poesia.

  14. Don Antonio Mazzi fa un lavoro straordinario in Italia. Qui in America ho lavorato per 12 anni alla John Dewey Academy,quindi i giovani in gravissime difficolta’li conosco e li ho aiutati a vivere.
    Io non sono un critico letterario e mi piace scrivere i miei pensieri e le mie impressioni con sincerita’.

    La sua tristezza mi ha colpito e se legge piu’ attentamente vedra’ che scrivo solo che puo’ ancora imparare, come lo possiamo tutti.
    Ancora tanti auguri!
    Adiana Feoli

  15. No, io non scindo e non ho mai sciso. La mia vita e’ la poesia piu’ bella.
    Adriana Feoli
    “Sulla terra tocco il cielo”

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