Claudio Magris, nel giornalismo c’è ‘la mania delle opinioni’

Nel giornalismo “c’è un po’ la mania delle opinioni, c’è un’ inflazione delle opinioni”. Ne è convinto Claudio Magris, germanista e scrittore, che oggi, giovedì 22 marzo riceve a Milano il premio E’ Giornalismo, dopo cinquant’anni di collaborazione con la carta stampata, dei quali 45 con Il Corriere della Sera.

Stando a quanto riporta l’Ansa due sono le cose che sottolineano il pensiero dello scrittore: da un lato la ‘mania del chiedere (n.d.r. o elargire) opinioni’, dall’altra la convinzione che il desk, i mezzi tecnologici di una redazione, non possono sostituirsi al vedere le cose (n.d.r. vederle come sono davvero).

Vale a dire – ma interpreto il pensiero di Magris – lo stare seduti a una scrivania, davanti a un computer con le agenzie che scorrono veloci (veloci anche le immagini che arrivano dalle agenzie e dai circuiti internazionali) al desk appunto, non può diventare l’unica nostra realtà . Perché – interpreto il pensiero di Magris – le cose, forse, vanno viste anche al di là delle notizie preconfezionate.  Fa parte del nostro mestiere di giornalisti. “Si può sostituire una macchina fotografica con un’altra – ha spiegato Magris –ma non si può sostituire ciò che si fotografa”. Credo, quindi che Magris ooggi abbia nvitato i giornalisti che stanno troppo seduti ‘alla macchina’, a sostituire la notizia preconfezionata (o, l’immagine) con la realtà. Per Magris infatti, il vero giornalismo deve continuamente “confrontarsi con la realtà”,  perché il confronto è estremamente importante.

Il confronto con la realtà, secondo Magris, non è invece un obbligo per un artista, uno scrittore, un poeta. “Il fatto che ci si occupi di letteratura (n.d.r. ‘che si scrivano libri’)  – ha osservato Magris – non credo dia autorevolezza in campo etico o politico”. 

Magris ha poi aggiunto che nel Novecento molti  grandi scrittori hanno aderito al fascismo o al nazismo: tra di essi Cèline. Magris ha detto: “è un grande scrittore,  ma rimane ancora oggi una figura controversa e discussa… forse la sua portinaia capiva le cose meglio di lui.”

Magris ha detto infine: “Ci sono poi alcuni intellettuali che sono diventati maitre à penser  (maestri del pensiero) – come il Mahatma Gandhi – ma se lo sono davvero conquistato”.

IL PREMIO E LA MOTIVAZIONE DELLA GIURIA
«In un momento in cui il giornalismo è spesso gridato e si dibatte nella ricerca quasi ossessiva dello scoop, gli articoli di Claudio Magris rappresentano il messaggio dell’uomo di cultura che pensa e valuta in maniera seria, serena e approfondita prima di scrivere».

È uno dei passaggi delle motivazioni con cui quest’anno la giuria composta da Giulio Anselmi, Curzio Maltese, Paolo Mieli, Gianni Riotta e Gian Antonio Stella ha deciso di assegnare a Claudio Magris il premio È Giornalismo. Istituito da Giancarlo Aneri, Presidente della è Group, il riconoscimento (15.493,71 euro) consegnato a Milano il 22 marzo.

«Geniale studioso di letteratura mitteleuropea, germanista, scrittore e saggista – ha scritto la giuria nella motivazione -. È difficile inquadrare in un unico contesto la figura di Claudio Magris, triestino formatosi a Torino e poi tornato nella sua città »di frontiera« in cui »tutto coesiste ed è contiguo«, fonte di ispirazione o, più semplicemente, luogo ideale di constatazione delle abitudini quotidiane: al cafè Tommaseo nacque Danubio, il suo capolavoro che data 1986, e ancor oggi al Caffè San Marco maturano le sue profonde analisi sulla letteratura europea ma anche sui fatti di tutti i giorni».

«Quella di acuto osservatore non solo dei vari aspetti della cultura contemporanea ma anche, e soprattutto, della comune realtà quotidiana è forse la definizione più corretta per questo multiforme personaggio – continua la motivazione -. La sua lunga attività letteraria ha ottenuto i premi più prestigiosi nel panorama internazionale».

«Oggi si vuole unire un riconoscimento per la sua puntuale attività giornalistica – conclude il testo – svolta in particolare con il Corriere della Sera, con il quale collabora da 45 anni».

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