Addio al filosofo Anacleto Verrecchia

Il filosofo Anacleto Verrecchia, appassionato studioso di Giordano Bruno e Friedrich Nietzsche, è morto ieri a Torino all’età di 85 anni. Gli amici lo saluteranno martedì 7 febbraio, alle ore 12, al cimitero momunentale del capoluogo torinese.

Nato a Vallerotonda (Frosinone) il 15 settembre 1926, si trasferì da giovane a Torino, dove studiò laureandosi in germanistica. Verrecchia ha poi vissuto in Germania (soprattutto a Berlino) ed è stato a lungo addetto culturale all’ambasciata italiana di Vienna, esperienza testimoniata con i libri “Rapsodia viennese: luoghi e personaggi celebri della capitale danubiana” (Donzelli, 2003) e “Incontri viennesi” (Marietti, 1990).

Ha collaborato alle pagine culturali di giornali italiani, tra cui “Il Resto del Carlino”, “La Stampa”, “Il Giornale”, e tedeschi come “Die Presse” e “Die Welt”.

E’ stato traduttore Georg Christoph Lichtenberg e Arthur Schopenhauer, su cui ha scritto numerosi saggi, tra i quali “Schopenhauer e la Vispa Teresa: l’Italia, le donne, le avventure” (Donzelli, 2005). Tra i suoi libri figurano quelli editi da Fogola di Torino: “Giuseppe Prezzolini, l’eretico dello spirito italiano” (1995), “Vagabondaggi culturali” (2008), “La stufa dell’Anticristo.

Altri vagabondaggi culturali” (2010) e “Diario del Gran Paradiso” (1997), racconto di un’esperienza giovanile. Verrecchia Per i tipi della Donzelli ha pubblicato anche “Giordano Bruno. La falena dello spirito” (2002), un’importante biografia del pensatore bruciato dall’Inquisizione. Uno dei suoi libri piu’ noti e’ “La catastrofe di Nietzsche a Torino” (Einaudi, 1978), tradotta in tedesco con il titolo “Zarathustras Ende: die Katastrophe Nietzsches in Turin” (Bohlaus, 1986), e ripubblicato con modifiche come “La tragedia di Nietzsche a Torino: la catastrofe del filosofo che sognava un superuomo al di la’ del bene e del male (Bompiani, 1997) e “La
catastrofe di Nietzsche a Torino”, con prefazione di Vittorio Sgarbi (Bompiani, 2003).

36 pensieri su “Addio al filosofo Anacleto Verrecchia

  1. Il ricordo di un amico “irriverente” e ricco di verve esplosiva, che ti spronava a migliorarti di continuo. Una sua dedica a “La tragedia di Nietzsche a Torino” mi emozione a rileggerla oggi.
    La sua calligrafia incisa reca: “Vittorio Cardinali diffonde la cultura e le immagini di quella Torino che Nietzsche cantò in toni ditirambici. Anacleto Verrecchia, 28.12.2997”

  2. Il ricordo di un amico “irriverente” e ricco di verve esplosiva, che ti spronava a migliorarti di continuo. Una sua dedica a “La tragedia di Nietzsche a Torino” mi emoziona a rileggerla oggi. La sua calligrafia incisa reca: “Vittorio Cardinali diffonde la cultura e le immagini di quella Torino che Nietzsche cantò in toni ditirambici. Anacleto Verrecchia, 28.12.1997”

  3. Ciao grande Anacleto, conosciuto per troppo poco tempo… ironico, divertente, e troppo intelligente… Amava molto gli animali e i grandi alberi… Serberò dei bellissimi ricordi

  4. Caro Anacleto,
    ho avuto l’onore e il privilegio di conoscerti e di leggere i tuoi libri.
    Gli uomini come te dovrebbero essere immortali per rendere questo mondo più bello.
    Un abbraccio Laura

  5. Caro Anacleto, sono stato colto all’improvviso dalla notizia della tua morte, comunicatami dal nostro caro comune amico Sossio Giametta. Oggi è un giorno di pianto e di amarezza per me. Se ne va un punto di riferimento umano. Un tipo di luce interiore speciale che tu emanavi, con tutta la tua carica di intelligenza, di passione, di umanità. Ma soprattuto con quella capacità tagliente e avvincente di scoprire e di raccontare le difficili verità della vita. Quelle che gli uomini normali come noi fanno fatica a cogliere. Ti abbraccio con Silvana in un caldo ricordo. Tuo Renato

  6. A Cervo saltava dal riconoscimento delle specie vegetali tipiche della macchia mediterranea alle loro puntuali citazioni nella letteratura classica, soprattutto degli amati Ovidio e Apuleio: prima di trovare un’altra simile guida mitologica penso che dovrò aspettare parecchio…

  7. Sentiremo tutti la mancanza di questo amico delle cose viventi echiarificatore degli aspetti più belli della fantasia umana.Una rara presenza nello squallore culturale italiano.Per me,Anacleto è il modello del vero amico.Mi mancherà sempre.Un abbraccio a Silvana che ha contribuito in modo ammirevole alla serenità creativa di Anacleto

  8. Ciao, Anacleto, mein philosophischer Freund! Du bist zu früh gegangen. So viel hast Du mich gelehrt… und so vieles wollte ich Dich noch fragen…

  9. Che il tuo sonno sia accompagnato dal profumo delle chiasche, della ruta, del timo e dei fichi di quell’aspra terra ligure che tanto hai amato. Buon viaggio amico mio.

  10. Ora siamo veramente soli, la luce si è spenta.
    Non potremo più scaldarci alla stufa dell’anticristo e … non ci sarà una prossima, come promesso.

  11. LASCIO AGLI AMICI DI ANACLETO IL BREVE DISCORSO CHE GLI HO RIVOLTO AL CIMITERO DI TORINO, PER SALUTARLO PRIMA DELL’ULTIMO VIAGGIO, A NOME DI TUTTI
    Anacleto, sta nevicando e mi dicono che anche la statua del tuo Giordano Bruno è coperta di neve. Vorrei salutarti l’ultima volta sperando che tu in qualche modo mi possa ancora ascoltare nella dimensione in cui adesso sei che ti auguro sia quanto di più simile al Gran Paradiso.
    Ti conoscevo da molti anni attraverso i tuoi articoli, ma non è trascorso tanto tempo da quando ho avuto la fortuna di incontrarti di persona al teatrino di Chivasso di cui ti eri così innamorato . Tanti recenti episodi mi hanno confermato che non è certo il tempo il criterio della profondità delle amicizie. Da allora ci siamo frequentati piuttosto intensamente e ho potuto apprezzare tutto di te: Anacleto, la genialità, l’arguzia, la chiarezza di pensiero, la tua generosità non solo umana, che pure era straordinaria, ma anche intellettuale, perché col tuo stile sapevi rendere accessibile a tutti il tuo sapere. E poi quella tenerezza un po’ infantile con cui qualche volta volevi essere rassicurato e mi commuoveva profondamente.
    Così ho un sacchetto di ricordi per queste sere tristi, la presentazione di Chivasso, a fine novembre quando mi hai scritto “tu sei molto brava e io ti ammiro “– anch’io un po’ infantile, l’ho fatto leggere a tutti -, l’attenzione con cui ascoltavi i miei progetti e leggevi i miei pezzi, la vostra presenza ai funerali del mio compagno che non conoscevate solo per consolarmi, la dolcezza con cui coccolavi il mio gatto Elémire; nelle tue carezze per lui c’era il tuo l’amore infinito per tutti gli animali del creato
    Non dimenticherò mai i tuoi aforismi misogini, con cui lanciavi strali di fuoco contro il matrimonio per poi parlare e scrivere con affetto della tua Silvana, e poi l’ultimo Capodanno, le feste a casa mia, quando tutti facevano capannello intorno a te, intuendo, anche se non ti avevano visto prima, la tua luce umana e intellettuale. Se chiudo gli occhi risento i cambi di registro improvvisi della tua voce; le tue risate prepotenti, tonanti, che sovrastavano tutto, anche le meschinità di questo mondo.
    Queste immagini, questa tua simpatia ci rendono inclini a perdonarti il tuo brutto scherzo di andartene via cosi, alla Schopenhauer quando ancora c’erano tanti tuoi libri da presentare insieme, ancora dovevi rivedere Sgarbi che ha sorriso quando gli ho portato i tuoi saluti, ancora volevo chiederti consiglio per il convegno Zolla…
    Grazie per aver condiviso con noi questo tempo…Chi saranno le nostre luci dopo la tua generazione?
    Divulgherò i tuoi libri fra chi non ti conosce, scriverò di te e per te, anche l’articolo su Nietzsche che dovevamo scrivere insieme. Credo che questo, con la vicinanza alla tua Silvana, sia il modo migliore per ricordare il grande uomo che sei stato, e anche se il tuo ultimo taccuino di vagabondaggi non potremo leggerlo più e non potrai raccontarci del luogo misterioso in cui sei, buon viaggio, Anacleto. Ci mancherai.
    Marina Rota

  12. Grazie a Marina,
    Si, divulgare i suoi libri, divulgare il suo pensiero, questo è un buon proposito. Solo la memoria può aiutare gli esseri viventi. Mnemosine, la grande madre ispiratrice.
    Grazie a tutti voi, per la catena d’affetto dei vostri ricordi.
    Luigia Sorrentino

  13. Ciao Anacleto, rivisito con molta nostalgia tutti quei momenti di grande amicizia che abbiamo trascorso insieme. Sei stato un grande, le tue citazioni saranno sempre presenti nella mia memoria.un abbraccio, vittorio.

  14. ciao Anacleto,la prima passeggiata di primavera lungo il Po sarà per te,mi soffermerò spesso per darti modo di osservare il fiume , il paesaggio circostante e dare corso ai tuoi pensieri .Ognitanto qualche albero attirerà l’attenzione ,saprai dirmi il suo nome e svelarne il fascino,guarderò il fiume che scorre ,lascerò andare la tristezza e camminerò fino a casa .Ciao

  15. Caro anticlericale ed iconoclasta Anacleto,
    le chiacchierate in tua compagnia erano sempre impegnative, per la tua vasta cultura e per l’occhio acuto con cui, senza tregua, davi la caccia a banalità e semplificazioni concettuali.
    Eri, inoltre, esplicitamente anticomunista: questo, per me, aggiungeva alle conversazioni delle ulteriori possibilità di “trappole dialettiche”, perché non facevi sconti a nessuno, tantomento a chi, donchisciottescamente, nutre (ancora, nonostante la realtà!) un Ideale.
    L’intelligenza irriverente e la sulfurea ironia dei tuoi testi, non può essere resa se non con le tue stesse parole, specchio di un pensiero sempre in fuga da ipocrisie e “politically correct”.
    Eccone alcune [*], per cominciare a ricordarti, ora che non posso più parlarti.

    [*] http://www.valeriobruschini.info/?p=546

  16. Anacleto!
    Ci hai lasciato troppo presto. Solo due volte sono riuscito a parlarti dal Canada. Il tuo libero spirito mi ha tanto colpito. Hai fatto onore al libero pensiero della intera umanita’. Hai fatto onore al tuo paesello natale e all’Italia intera come Giordano Bruno.

  17. Con Anacleto se n’è andato l’ultimo dei grandi spiriti liberi che hanno fatto la nobiltà e la storia di questa nostra civiltà occidentale.
    Ora tutto sarà grigio, mercantile e volgare.
    A presto, amico mio

  18. Grande persona,sto rileggendo in questi giorni il Breviario spirituale di Piero Martinetti,splendido lavoro di pensiero, con una altrettanto splendida introduzione di Verrecchia.

  19. A tutti coloro che con grandi difficoltà hanno raggiunto Torino per dimostrare il loro dolore per la perdita di Anacleto voglio mandare un sincero ringraziamento, grazie ancora a tutti voi perché la vostra presenza è stata di conforto a noi alleviando la nostra sofferenza.

  20. LASCIO AGLI AMICI DI ANACLETO IL BREVE DISCORSO CHE GLI HO RIVOLTO AL CIMITERO DI TORINO, PER SALUTARLO PRIMA DELL’ULTIMO VIAGGIO, A NOME DI TUTTI
    Anacleto, sta nevicando e mi dicono che anche la statua del tuo Giordano Bruno è coperta di neve. Vorrei salutarti l’ultima volta sperando che tu in qualche modo mi possa ancora ascoltare nella dimensione in cui adesso sei che ti auguro sia quanto di più simile al Gran Paradiso.
    Ti conoscevo da molti anni attraverso i tuoi articoli, ma non è trascorso tanto tempo da quando ho avuto la fortuna di incontrarti di persona al teatrino di Chivasso di cui ti eri così innamorato . Tanti recenti episodi mi hanno confermato che non è certo il tempo il criterio della profondità delle amicizie. Da allora ci siamo frequentati piuttosto intensamente e ho potuto apprezzare tutto di te: Anacleto, la genialità, l’arguzia, la chiarezza di pensiero, la tua generosità non solo umana, che pure era straordinaria, ma anche intellettuale, perché col tuo stile sapevi rendere accessibile a tutti il tuo sapere. E poi quella tenerezza un po’ infantile con cui qualche volta volevi essere rassicurato e mi commuoveva profondamente.
    Così ho un sacchetto di ricordi per queste sere tristi, la presentazione di Chivasso, a fine novembre quando mi hai scritto “tu sei molto brava e io ti ammiro “– anch’io un po’ infantile, l’ho fatto leggere a tutti -, l’attenzione con cui ascoltavi i miei progetti e leggevi i miei pezzi, la vostra presenza ai funerali del mio compagno che non conoscevate solo per consolarmi, la dolcezza con cui coccolavi il mio gatto Elémire; nelle tue carezze per lui c’era il tuo l’amore infinito per tutti gli animali del creato
    Non dimenticherò mai i tuoi aforismi misogini, con cui lanciavi strali di fuoco contro il matrimonio per poi parlare e scrivere con affetto della tua Silvana, e poi l’ultimo Capodanno, le feste a casa mia, quando tutti facevano capannello intorno a te, intuendo, anche se non ti avevano visto prima, la tua luce umana e intellettuale. Se chiudo gli occhi risento i cambi di registro improvvisi della tua voce; le tue risate prepotenti, tonanti, che sovrastavano tutto, anche le meschinità di questo mondo.
    Queste immagini, questa tua simpatia ci rendono inclini a perdonarti il tuo brutto scherzo di andartene via cosi, alla Schopenhauer quando ancora c’erano tanti tuoi libri da presentare insieme, ancora dovevi rivedere Sgarbi che ha sorriso quando gli ho portato i tuoi saluti, ancora volevo chiederti consiglio per il convegno Zolla…
    Grazie per aver condiviso con noi questo tempo…Chi saranno le nostre luci dopo la tua generazione?
    Divulgherò i tuoi libri fra chi non ti conosce, scriverò di te e per te, anche l’articolo su Nietzsche che dovevamo scrivere insieme. Credo che questo, con la vicinanza alla tua Silvana, sia il modo migliore per ricordare il grande uomo che sei stato, e anche se il tuo ultimo taccuino di vagabondaggi non potremo leggerlo più e non potrai raccontarci del luogo misterioso in cui sei, buon viaggio, Anacleto. Ci mancherai.
    Marina Rota

  21. PER LUIGIA: cara Luigia, volevo chiederti la grande cortesia di aggiungere il mio cognome all’addio per Anacleto già pubblicato, Mi chiamo Rota: alcuni suoi amici non riescono altrimenti ad individuarmi. Grazie per il bellissimo blog! Marina

  22. Grazie davvero a tutti, per i vostri ricordi…
    e a te Marina Rota, per aver inviato il tuo estremo saluto, a questo grande spirito libero.
    Luigia Sorrentino

  23. Ringrazio tutti gli amici che hanno ricordato Anacleto con affetto e contribuiscono a mantenere vivo il suo ricordo. Questo mi è di grande conforto in un momento per me tristissimo.
    Silvana Verrecchia

  24. E’ quasi trascorso un mese dall’assenza (ch’è assenza, non morte) di Anacleto Verrecchia. Mi sono reso conto che in realtà non se n’è andato, non ci ha lasciati. In realtà ha lasciato, in tutti coloro che lo conobbero, un poco di sé stesso.
    Noi, che abbiamo avuto la fortuna di essere amici di Anacleto, ne possediamo una testimonianza unica, irripetibile.
    Cerchiamo di conservarla intatta e viva.
    federico

  25. Affiggo qui, insieme a tanti bei ricordi di amici di Anacleto, anche il mio. E’ apparso sul numero 97 di Pulp Libri.
    E’ singolare come tante voci, tanto diverse e distanti tra loro, compongano infine un solo ritratto, non contraddittorio. Anche questo è riuscito ad Anacleto e proprio nel paese dei voltagabbana e dei gattopardi: essere integro. Ciao Amico.

    “Pertanto così mi pare da credere sia l’uomo nato, certo non per marcire giacendo, ma per stare faccendo”. Si resta solo facendo come vuole l’Alberti. E’ un gesto a vincere il nulla. Esile spazio della libertà umana.

    Anacleto Verrecchia ha fatto molto, e ha fatto bene, per questo resterà, a dispetto della morte improvvisa e d’ogni piccineria accademica.

    Se ne va a modo suo Anacleto, licenziando quest’ultima pugnace Batracomachia di Bayeruth che è una versione arricchita del precedente Cieli d’Italia: racconto filosofico distantissimo, per nitore e sodezza, dalla filosofia enigmistica che impera a scuola e sui giornali.

    Sullo sfondo d’una Bayeruth sonnacchiosa scaramucciano alcuni irregolari del pensiero: “Amilcare, così stravagante, che avrebbe dato filo da torcere a dieci psicologi messi insieme. Bastiano, tracagnotto ma agile come una faina che, quando non aveva niente da fare, e accadeva per la maggior parte dell’anno, saliva sull’altura e si metteva a contemplare l’Etna, perdendosi in sogni e fantasticherie senza fine. Pietro, lungo e diritto come un abete bianco. Giovanni … che faceva pensare a una specie di dio marino”.

    In questi personaggi fuoriserie, l’autore (peraltro sempre parco di confessioni) ha messo non poco di sé e del proprio ritmo spirituale.

    Chi ha avuto la fortuna di conoscere Anacleto sa che era tanto bellicoso sulla pagina quanto amabile e compagnone di persona; tutto l’opposto insomma di certi professoroni nostrani (da lui fustigati per bene), i quali sono accademicamente ossequiosi e belanti sulla pagina per poi rivelarsi insolenti bulletti di persona.

    Era un uomo antico abitato da uno spirito bambino; sempre generoso, signorile, di un’onestà adamantina. Idolatrava la natura che gli forniva continue lezioni e immagini: egli la guardava non con l’occhio vitreo dello scienziato, ma brunianamente, cioè da filosofo, preferendola inoltre perché priva di qualsiasi voce o difesa. Era facile volergli bene.

    Da stambecco che vive in alto, s’era per istinto tenuto alla larga dall’università, dalla politica, dalle chiese e altri luoghi bassi e addomesticati. Sopra di sé riconosceva solo la Verità che amava come si ama una bella donna, sino alla perdizione. Nemmeno quel do ut des untuoso e mandolinistico con cui perlopiù tira avanti il gran consorzio della cultura italiana (soprattutto universitaria) lo lambiva e lordava.

    In questo paese disgraziato dove per farsi leggere bisogna prima morire e così vellicare la curiosità necrofila del lettore ottuso, Anacleto è stato a lungo pervicacemente ignorato. Ora che non c’è più, sarebbe inelegante scoprirlo, sicché il lettore ottuso torni pure a infilare il naso nei suoi romanzi da pausa pranzo: Anacleto non fa per lui: è come un colpo di rivoltella in fronte alla sua idiozia.

    A chi sappia ascoltare, invece, la pagina di Anacleto rivela affinità sicure e profonde con la nostra migliore prosa satirico-polemica (la stessa che anima Bruno, Garzoni, Boccalini, Frugoni, Baretti, Gozzi). Con la sua maestria stilistica capace di svariare dal dialettismo alla forma culta, la potenza ilarotragica delle immagini, l’andatura conversevole e la vena morale, Anacleto è parente loro, siede tra loro già adesso, ridendosela mattamente dei celebrati scriventi di quaggiù: buoni solo per il loro risvolto di copertina o per qualche pennivendolo.

    Ad Anacleto in vita è toccata la medesima sorte di altri due pensatori, non a caso ammiratissimi da lui: Cicerone e Petrarca. Invero grandi filosofi, eppure sempre sbrigati in poche righe nelle storielle della filosofia, bollati come eclettici glossatori: in questo mondo rovesciato, non basta dire il vero con stile, bisogna arrampicarsi e lustrare gli specchi del nuovo per ottenere un briciolo d’attenzione!

    E sì che Prezzolini (il quale aveva tenuto a battesimo la miglior leva di prosatori novecenteschi e qualcosa ne capiva) leggendo il libro d’esordio di Anacleto, si disse “enchanté”: rapito da quella pagina compatta, maschia, senza cedimenti o sbavature di sorta, “erudita, senza pesantezza”. Giudizio critico che in Italia cadde nel nulla. Fino ad ora.

    Dice con ragione Scarron che “gli assenti son assassinati a colpi di lingua”; ciò forse è ancor più vero per gli scrittori che da morti vengono maneggiati da critici maldestri o maligni. Con Anacleto non accadrà, perché lui è più vivo di certi vivi e ha ancora molto da insegnare (da tempo lavorava a un’opera somma, testamentaria, di sapore lucianesco ancorché tutta nel solco della nostra migliore moralistica).

    Prezzolini amava ripetere che la sua università era stata Papini. Qualcuno potrebbe dire lo stesso di Anacleto, ma sarebbe uno sminuirlo. Lui era molto di più, era l’immagine vivente della Letteratura e della Filosofia. Addio maestro.

  26. Sto leggendo l’ultimo libro di Verrecchia, uscito in questi giorni, e mi appare la figura di Anacleto, viva e presente. Sprizza umorismo e vitalità. Tutti i professoroni della cultura, i VIP delle librerie, i vari accademici, non sanno (perché non ne possiedono la stoffa) che cosa sia essere uomini e vivi. Verrecchia salta fuori, dalle righe del libro, e di tutti i suoi libri, come se fosse qui, accanto al lettore, e insieme ci si divertisse a prendere per i fondelli tutti i cretini paludati di alta cultura. Se si dovesse fare un monumento al Libero Pensiero in Italia, dopo Giordano Bruno ci vorrebbe una statua di Verrecchia, anche se lui, lo so, ci farebbe su una grassa risata da quel posto sbagliato in cui non è e in cui non credeva di andare, come tutti i liberi pensatori. Verrecchia infatti è ancora qui, fra gli amici e i lettori, a scherzare, vivo e presente come prima.

  27. Ricercavo su google anacleto e ho scoperto che e passato a miglior vita.
    Le sue prefazioni su schopenahuer sono memorabili.

    Un grande maestro ,ti saluto, anche se non ci sei piu il tuo pensiero rimarra per sempre.

    Ivan

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