Vàclav Havel, modello di democrazia

“Io credo che la democrazia non sia possibile senza un vasto spettro politico che esprima tutte le opinioni. Ed è naturale che coloro che hanno orientamenti simili tendano ad associarsi in partiti. Ma sono perplesso sull’enfasi che viene posta sul ruolo dei partiti, anche se ammetto che finora non è stato inventato niente di meglio per realizzare appunto un vasto spettro politico nelle società democratiche. E ancora più perplesso sono quando al primato dei partiti si finisce per subordfinare l’interesse generale, quando l’appartenenza a un partito diventa lo strumento per assicurarsi una carriera più rapida. In concreto, quando da noi si parla della legge elettorale io mi batto affinché l’appartenenza ad un partito non prevalichi le individualità, non schiacci la personalità dei candidati. Credo che un sistema politico ottimale non debba avere diù di cinque partiti. […] quello che vorrei evitare, è che si creino due grandi partiti e un terzo piccolo, che diventi l’ago della bilancia e di fatto abbia in mano il destino del paese.”
(Vaclav Havel, 1990)

Mi piace ricordare con queste parole che descrivono il modello di società civile, il presidente Vaclav Havel, poeta e drammaturgo ceco, dissidente, perseguitato ai tempi del comunismo.  Havel, si è spento il 18 dicembre all’età di 75 anni, nel sonno, in casa sua, accanto alla moglie. E’ stato il simbolo della lotta per la democrazia al pari di Mandela. Autore di teatro dell’assurdo, negli anni Sessanta divenne aperto oppositore del regime. Fu tra i promotori di Charta ’77 e trascorse cinque anni in carcere.

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