Gabriele D’Annunzio e Alessandra Starabba di Rudinì

Alessandra Starabba di Rudinì . D’Annunzio la definì un’amazzone. Terminò la sua vita nel convento delle carmelitane di Firenze con il nome di suor Maria di Gesù.

“Perdonami, cara amica Alessandra. Brucio due lettere folli che vi avevo scritte, le brucio con due granelli d’incenso. La stanchezza dopo uno sforzo cerebrale durato molti mesi, la natività di un sentimento così nuovo, la malinconia del tempo, la serenità della solitudine pongono il mio spirito in uno stato indicibile d’ebrezza tormentosa. E non voglio troppo turbarvi. Brucio le parole: fiamma nella fiamma. Perdonatemi”.

Così lo scrittore e poeta Gabriele D’Annunzio si rivolgeva alla marchesa Alessandra Starabba di Rudinì in una delle prime lettere che testimoniano la loro intensa relazione passionale tra il 1903 e il 1907.

Il carteggio epistolare finora inedito intercorso tra Gabriele D’Annunzio e la figlia di Antonio Starabba di Rudinì, più volte presidente del Consiglio, e giovane vedova del marchese Marcello Carlotti di Garda, vede per la prima volta la luce in occasione dell’asta di autografi che si terrà mercoledì 14 dicembre da Bloomsbury Auction a Roma.

Il lotto è stimato tra 60 mila e 70 mila euro e comprende 147 lettere dannunziane, 7 telegrammi, 2 cartoline postali e una foto, databili dal 1903 al 1927, oltre a 52 lettere di una o due pagine che non recano data. Finora si conoscevano solo le lettere di Alessandra, morta nel 1931 come suora carmelitana, custodite al Vittoriale di Gardone Riviera.

Il carteggio appartenne a Pietro Marogna, luminare della chirurgica e studioso della tubercolosi renale, che ebbe in cura i figli della marchesa Alessandra di Rudinì. Con il figlio Antonio in particolare nacque un’ amicizia profonda, che fu spezzata dalla morte prematura del giovane. A ricordo perenne di quell’amicizia il chirurgo ebbe un lascito che comprendeva il carteggio finora mai pubblicato.

L’inquieta relazione amorosa assunse fin da subito aspetti di perverso splendore, come quando Alessandra e Gabriele decisero, il 27 novembre 1903, di stilare un contratto di reciproca appartenenza, ritrovato tra gli autografi del carteggio.

“Tra i sottoscrittori, domiciliati all’estremo limite della libertà umana, nell’aria irrespirabile dell’ultima cima, consapevoli, sicari e lucidissimi”, si convennero sette regole; l’articolo 1 recitava: “Alessandra Carlotti di Garda cede a Gabriele D’Annunzio il possesso assoluto del suo proprio corpo – libero d’ogni vestimento e
d’ogni vincolo – dall’unghia del piede forte fino all’estremità dei capelli leggeri, nessuna parte esclusa, in luce, in sanità e in gioia”.

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