Anna Achmatova – Anna Andreevna Gorenko

Nello scaffale
a cura di Luigia Sorrentino

Anna Achmatova, pseudonimo di Anna Andreevna Gorenko (Odessa, 11 giugno 1889 – Domodedovo  [Домодедово] – Mosca – 5 marzo 1966). Figlia di un ingegnere meccanico, studiò a Kiev e a Pietroburgo dove nel 1910 sposò il poeta Nikolaj Stepanovič Gumilëv che l’anno dopo il loro matrimonio fondò con la Achmatova e con Sergej Gorodeckij  fondò lo «Cech Poetov» (Corporazione dei poeti) da cui prese vita il movimento acmeista. In quegli anni la Achmatova andò spesso a Parigi dove conobbe Amedeo Modigliani che la ritrasse in numerosi disegni.
Pochissime le raccolte pubblicate (Rosario nel 1014, Lo stormo bianco nel 1917, Piantaggine  nel 1920): nel 1921 Gumilëv, accusato di complotto  antibolscevico, venne fucilato e per Achmatova comincia un lungo periodo di duro ostracismo – diventerà molto difficile per lei pubblicare versi – dovuto anche al fatto che la sua poesia è ritenuta lontana dalla nuova realtà. Dopo l’arresto del figlio avuto da Gumilëv e la morte del secondo marito, scrisse Requiem, la stessa asciuttezza dei versi giovanili, la brevità essenziale. Con Requiem e con il successivo Poema senza eroe, scritto tra il 1940 e il 1942, ma rimaneggiato fino alla morte, Achmatova dà un esempio potente di coscienza della propria contemporaneità.

Achmatova rifiutò la scelta dell’esilio. Scrisse, anzi, versi di fiero rifiuto: «Con loro io non sto che la terra/abbandonarono ai nemici da straziare./ La rozza loro lusinga non intendo,/ non darò loro i miei canti».

(di Luigia Sorrentino)


Esergo

No, non sotto un estraneo cielo,
Non al riparo di ali estranee:
Ero allora col mio popolo,
Là dove il mio popolo, per sventura, era.

(1961)

In luogo di prefazione

Nei terribili anni della ežovščina (Ежовщина) ho trascorso diciassette mesi a fare la coda presso le carceri di Leningrado. Una volta un tale mi «riconobbe» . Allora una donna dalle labbra bluastre che stava dietro di me, e che, certamente, non aveva mai udito il mio nome, si ridestò dal torpore proprio a noi tutti e mi domandò all’orecchio (lì tutti parlavano sussurrando):
– Ma lei può descrivere questo?
E io dissi:
– Posso.
Allora una specie di sorriso scivolò per quello che una volta era stato il suo volto.

(1 aprile 1957. Leningrado.)

Dedica

Davanti a questa pena s’incurvano i monti,
Non scorre il grande fiume,
Ma tenaci sono i chiavistelli del carcere,
E dietro ad essi le “tane dell’ergastolo”
E una mortale angoscia.
Per chi spiri il vento fresco,
Per chi sia delizia il tramonto,
Noi non sappiamo, siamo ovunque le stesse,
Sentiamo solo l’odioso strider delle chiavi
E i passi pesanti dei soldati.
Ci si alzava come a una messa mattutina,
Si andava per la capitale abbandonata,
Là ci s’incontrava, più inanimate dei morti,
Il sole più in basso e più nebbiosa la Neva,
Ma la speranza canta sempre di lontano.
La condanna… E subito sgorgano le lacrime,
Ormai divisa da tutti,
Come se con dolore la vita dal cuore le strappassero.
Come se con rozzezza la rovesciassero indietro,
Ma cammina… Barcolla… Sola…
Dove sono ora le amiche occasionali
Di questi due miei anni maledetti?
Che appare loro nella bufera siberiana,
Che balugina nel disco lunare?
A loro invio il mio saluto d’addio.

(Marzo 1940.)

da Requiem (1935-1940) di Anna Achmatova, Einaudi Editore, Traduzione di Carlo Riccio

—-

1 pensiero su “Anna Achmatova – Anna Andreevna Gorenko

  1. “La porta è socchiusa
    dolce respiro dei tigli…
    Sul tavolo, dimenticati,
    un frustino ed un guanto.

    Giallo cerchio del lume…
    tendo l’orecchio ai fruscii.
    Perché sei andato via?
    Non comprendo…

    Luminoso e lieto
    domani sarà il mattino.
    Questa vita è stupenda,
    sii dunque saggio, cuore.

    Tu sei prostrato, batti
    più sordo, più a rilento…
    sai, ho letto
    che le anime sono immortali.” – http://www.postpopuli.it/4266-la-poesia-di-anna-achmatova-amore-e-dolore/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *