Mengs, Tiepolo, Canaletto. Sono solo alcuni dei grandi artisti che d’ora in poi potremo vedere visitando Palazzo Barberini a Roma, dove sono stati inaugurati i restauri di dieci ambienti che concludono il percorso espositivo della Galleria nazionale di arte antica. Dall’inizio dei lavori generali, in quattro anni, sono stati spesi diciotto milioni di euro, 34 le sale restaurate per un totale di 500 opere: adesso il palazzo si presenta così. Come ha detto la soprintendente per il Polo museale romano, Rossella Vodret, uno dei “più grandi musei della città e del Paese”.
“Finalmente – ha proseguito – anche Roma ha una galleria nazionale che la sua storia artistica”. All’interno dell’architettura barocca del Bernini, il percorso espositivo si snoda cronologicamente dalle tavole del XII secolo al piano terra, ai capolavori del Rinascimento, come la Fornarina di Raffaello, fino a Caravaggio e a Guido Reni al piano nobile, per concludersi con il tardo Barocco e il Neoclassico, al secondo piano. I dipinti tardo seicenteschi e settecenteschi, finalmente esposti, hanno giaciuto per anni nei depositi del palazzo, e molti non sono, addirittura, mai stati mostrati al pubblico.
“La visita al museo – ha detto la direttrice della Galleria, Anna Lo Bianco – deve essere un piacere e deve stimolare la voglia di tornare. Per questo, nella disposizione delle opere al secondo piano, non abbiamo usato un criterio strettamente filologico: il nuovo percorso espositivo, oltre ad essere cronologico, tiene conto delle scuole pittoriche e delle provenienze geografiche.
Le opere e il dialogo
“È importante che le opere dialoghino tra loro – ha detto la direttrice Lo Bianco – e stimolino in chi guarda suggestioni e riferimenti anche imprevedibili”.
Tra i capolavori riemersi dai magazzini spiccano l’Angelo custode di Pietro da Cortona, il pittore dei fasti dei Barberini, il ritratto di Urbano VIII di Bernini, la Poesia di Salvator Rosa, il Banchetto del ricco Epulone di Mattia Preti, il ritratto di Henry Peirse di Batoni, il famoso Giove e Ganimede di Mengs, la veduta diPiazza San Marco di Canaletto, la veduta di Villa Medici di Van Wittel, la Piccola giardiniera di Boucher e il Satiro con amorino di Tiepolo.
Con il completamento del museo, si realizza lo scopo per il quale era stato acquistato Palazzo Barberini: dare a Roma un grande museo nazionale dedicato all’arte figurativa. Ci sono voluti 62 anni, ma ne è valsa la pena.
Ieri, a presentare i lavori nel salone affrescato da Pietro da Cortona, sono intervenuti, oltre a Vodret e Lo Bianco, anche il ministro dei Beni e delle attività culturali Giancarlo Galan, la direttrice generale del ministero per l’Arte, Antonia Pasqua Recchia, la direttrice regionale per i Beni culturali e paesaggistici del Lazio, Federica Galloni, e la soprintendente per i Beni architettonici e per il paesaggio per il comune di Roma, Costanza Pierdominici.