Filippo Strumia, in libreria “Pozzanghere”

Appuntamento.

Mercoledi 11 maggio, al Centro Culturale Bibli di Roma (Via dei Fienaroli, 28) Elio Pecora e Mauro Bersani presentano il libro di poesie di Filippo Strumia “Pozzanghere” Einaudi 2011. Sarà presente l’autore.

Luigia Sorrentino il 7 febbraio 2011 ha incontrato e intervistato in anteprima editoriale, il poeta Filippo Strumia che ha tenuto per lunghi anni nascosto il suo amore per la poesia.

Per leggere il testo integrale dell’intervista vai qui.

Filippo Strumia: “Siamo tanti personaggi, stati d’animo, visioni del mondo, spesso inconciliabili e reciprocamente scandalosi. Siamo individui e moltitudini. ‘In ogni angolo della mia anima c’è un altare a un dio differente’ diceva Pessoa. La psicoanalisi mi ha aiutato a dare voce, dignità, possibilità espressiva ai diversi aspetti di me stesso. Comprese le corde mute, quelle che non hanno mai risuonato e attendono l’occasione per esprimersi. Il lavoro mi ha permesso di diventare una specie di politeista. Rumi, il poeta persiano, nell’introduzione alla sua opera racconta di una canna strappata. Il vento, soffiando nella canna, suscita una vibrazione che vola in cerca di un cuore. Ha bisogno, cioè, di una cassa armonica che la tramuti in musica, emozione: la nostalgia del canneto. La poesia, credo, agisce fra l’indicibile e il suono. Siamo zeppi di vibrazioni mute, pensieri non pensati, sentimenti non percepiti che attendono e premono, misconosciuti. Abbiamo gli occhi stipati di usignoli, che premono, sbattono contro le pareti, quasi a farle esplodere. La psicoanalisi e la poesia aiutano a percepire le nostre corde, anche le più recondite. Ma questo laboratorio emotivo, o forse alchemico, richiede anche la privatezza e il silenzio.”

(Per leggere il testo integrale dell’intervista  vai qui)

Non ho il tempo di fermare l’orologio
e il gorgo di lancette non la smette
di confondere quest’acqua.
Forse il lago marcescente può sapere
cosa sono queste foglie e questi sassi
dove sdrucciola la mente,
dove illumina quel raggio
che per primo darà luce
al giorno della nostra assenza.

di Filippo Srumia

Filippo Strumia, nato nel 1962 a Roma, dove lavora come psichiatra e psicoanalista di orientamento junghiano. “Pozzanghere” è il suo primo libro di poesie.

3 pensieri su “Filippo Strumia, in libreria “Pozzanghere”

  1. La prima immagine (o metafora visiva) che mi ha richiamato il titolo della raccolta
    è stata quella delle pozzanghere di M. C. Escher
    e delle sue superfici increspate.
    Non so se il riferimento vale anche per l’autore di queste “Pozzanghere”
    in versi liberi, fulminei, traslucidi e sdrucciolevoli.
    Ombre e riflessi fuggitivi sull’acqua stagnante
    o turbata da ferite di una memoria (a quanto pare)soprattutto visiva.
    Poesie brevi che, in un lampo, illuminano “oggetti impossibili”
    affiorati in superficie dalle profondità di un inconscio sommerso in un “lago marcescente”.

  2. Caro Sguerso,
    molto efficace l’idea degli “oggetti impossibili”. In effetti i punti di vista inusuali in cui si colloca l’io narrante consente altre visioni del mondo e la possibilità di dare forma linguistica a “oggetti impossibili”
    Grazie
    Filippo

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